I costi per la realizzazione di South Stream sarebbero tra i più alti nella storia dei gasdotti (Foto: Reuters)
Il gasdotto per l'esportazione South Stream è stato duramente criticato per via della sua dubbia convenienza economica. In primo luogo, i suoi costi di realizzazione sono tra i più alti nella storia dei gasdotti (16 miliardi di euro). In secondo luogo, il progetto è assai complesso dal punto di vista tecnologico e comporta gravi rischi per l'ambiente, legati alla posa delle condotte a grande profondità (fino a 2,5 chilometri, un record mondiale in questo settore).
Nel 2011, quando furono condotti gli studi fondamentali sull'impatto ambientale, fu preparata la documentazione del progetto e vennero stipulati i primi accordi di investimento con i paesi partecipanti al South Stream, e quando fu chiaro che Mosca era fermamente intenzionata a costruire il gasdotto, il governo dell'Ucraina avanzò la proposta di far passare la condotta per il territorio della Crimea e di farla poi proseguire attraverso la parte settentrionale del Mar Nero, le cui acque sono meno profonde, riducendo così di due volte e mezza i costi di realizzazione. Gazprom aveva respinto la proposta, spiegando che essa non avrebbe risolto la questione principale del South Stream: non avrebbe cioè escluso i rischi legati al transito in territorio straniero. Ora che la Crimea è entrata a far parte della Russia, questi rischi non sussistono più.
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Il percorso alternativo di South Stream Guarda l'infografica |
Un'aritmetica alternativa
La profondità media di posa del gasdotto in base al progetto esistente (il percorso passa per il centro del Mar Nero, in acque internazionali) è di 1,7 km, mentre la massima raggiunge i 2,25 km. La lunghezza della tratta offshore della condotta è di 957 km. Dalla documentazione progettuale accessibile risulta che il budget dei lavori si compone di due parti: quella onshore è di 5 miliardi di euro per una lunghezza di 1700 km, mentre quella offshore è di 11 miliardi di euro per 957 km di gasdotto. Consideriamo adesso i numeri del percorso modificato: la lunghezza del tratto offshore si dimezza, riducendosi a 484 km; la profondità media in questa zona del Mar Nero è di 1,6 volte inferiore (1,05 km), e la massima è di 1,44 km anziché 2,25 km. Secondo le stime degli esperti europei, il percorso marittimo alternativo del gasdotto verrebbe a costare 3,6 miliardi di euro. Resterebbero da aggiungere circa 420 km di percorso attraverso la Crimea (altri 1,2 miliardi di euro approssimativamente). Il totale dei costi per la versione del progetto che prevede l'attraversamento della Crimea sarebbe di 4,8 miliardi di euro, vale a dire quasi la metà del costo dell'attuale progetto per la tratta offshore.
Non è ancora il momento di rendere pubblica l'alternativa
Ufficialmente la monopolista russa del gas non conferma i piani di modifica del percorso. L'ufficio stampa di Gazprom ha commentato così la notizia: "Gazprom non sta valutando una possibile modifica del percorso del South Stream, che rappresenta in primo luogo un gasdotto per l'esportazione. La sua costruzione si svolge in collaborazione con i partner stranieri, che in parte sono anche i finanziatori del progetto. Una modifica della sua configurazione comporterebbe la necessità di rinegoziare le condizioni di partecipazione e causerebbe ritardi nella tabella di marcia. Le scadenze già approvate per l'entrata in servizio del gasdotto non consentono di eseguire una nuova serie di ricerche. Attualmente i lavori di costruzione delle nuove condutture e delle sottostazioni di compressione nel territorio della Federazione Russa sono in pieno svolgimento; sono stati firmati i contratti di fornitura dei tubi per le prime due linee del gasdotto. È stato stipulato il contratto per la realizzazione della tratta offshore della prima linea, la cui posa comincerà già nel 2014".
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Una via del gas in Crimea |
Anche la compagnia Wintershall, partner di Gazprom, ufficialmente ha smentito la possibilità di una modifica del percorso: "L'ingresso della Crimea nella Russia non influirà sul percorso del gasdotto South Stream", ha dichiarato Mario Meren, membro del consiglio di amministrazione della holding. D'altra parte, considerata la dura contrapposizione tra la Russia e l'Occidente sul tema della Crimea, sarebbe strano sentir dire il contrario. Un dipendente della monopolista russa del gas, chiedendo di mantenere l'anonimato, ha rivelato che la revisione del percorso del South Stream per farlo passare attraverso la Crimea è già in atto, benché la notizia non sia ancora stata resa pubblica: "Bisognerà aspettare che tutta questa vicenda dell'Ucraina si acquieti, che sedimenti negli annali della storia e negli animi dell'élite politica occidentale, come avvenne per l'incidente della Georgia nel 2008: quella volta il gelo nelle relazioni internazionali si protrasse per alcuni mesi.
Ancora: "La prima linea la costruiremo comunque in base al vecchio percorso: è già stato firmato un contratto definitivo, gli olandesi sono già al lavoro e in autunno inizieranno la posa dei tubi sul fondale marino. Gli altri tre rami del gasdotto, invece, con tutta probabilità seguiranno il percorso ottimizzato in considerazione della nuova realtà geopolitica". Il nostro interlocutore ritiene inoltre infondata la tesi secondo cui sarebbe difficile rivedere i contratti con i partner stranieri di Gazprom, "che sono anche i finanziatori di una parte del progetto": essi sarebbero ben felici di abbreviare i tempi di rientro dei loro investimenti, dimezzando la spesa calcolata in base a uno schema proporzionale. D'altra parte, però, i loro leader politici attualmente non glielo consentono.
Anche il principale analista del Fondo per la sicurezza energetica nazionale, Igor Jushkov, è dell'opinione che una modifica del percorso del South Stream sia possibile a partire dalla seconda linea, e che gli indugi, nonostante l'evidente vantaggio economico, siano dovuti principalmente ai rischi geopolitici legati ai rapporti tra la Russia e l'Occidente. I costi di una modifica parziale del progetto e della revisione dei contratti qualora si modificasse la tratta offshore del gasdotto sono insignificanti rispetto al vantaggio economico che ne deriverebbe", spiega Jushkov.
Qui la versione originale dell'articolo
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