Il ministro russo dello Sviluppo economico Alexei Ulyukaev (Foto: Rossiyskaya Gazeta)
La Russia è intenzionata a incrementare i volumi degli scambi commerciali con i Paesi asiatici, ad ampliare la cerchia dei suoi partner, e in alcuni casi a modificare la struttura delle sue esportazioni. Lo ha dichiarato al corrispondente di Rossiyskaya Gazeta il ministro dello Sviluppo economico Alexei Ulyukaev, di ritorno da una visita ufficiale a Seoul.
Stiamo parlando di reindirizzare le esportazioni russe verso l'Oriente anziché verso l'Europa? Chi sono i nostri principali partner in Asia?
Non parlerei di un cambio di orientamento dall'Europa all'Oriente. La regione Asia-Pacifico è il centro della crescita economica mondiale, è qui che viene prodotto più del 50 per cento del PIL mondiale. Vi sono enormi risorse finanziarie, qui ci sono i maggiori fondi e investitori. Ma la nostra cooperazione con questa regione, dal punto di vista dell'economia e degli investimenti, non si è sviluppata con la rapidità che avremmo voluto. Il volume complessivo dei nostri scambi commerciali con il Giappone e con la Corea è di soli 60 miliardi di dollari; se consideriamo anche la Cina, arriviamo a 150 miliardi di dollari. Questa cifra equivale a un terzo del nostro commercio con l'Europa, benché il potenziale economico dell'Asia non sia affatto inferiore a quello europeo, anzi. Recupereremo il nostro ritardo. Ciò non significa che abbiamo voltato le spalle all'Europa per rivolgerci all'Asia. È come se avessimo un debito nei confronti della prospettiva asiatica, e stessimo cercando di "restituirlo" intensificando la nostra cooperazione con quei Paesi. Siamo ancora ben lontani dal limite massimo delle nostre potenzialità.
In un futuro prevedibile, di quanto potremmo aumentare il volume degli scambi commerciali con i paesi dell'ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico) e dell'Asia Orientale?
Abbiamo un obiettivo ambizioso, quello di portare entro la fine del 2015 il volume degli scambi commerciali con la Repubblica di Corea a 30 miliardi di dollari. È un obiettivo chiaro e raggiungibile. Naturalmente, forse non in tempi così brevi come avremmo voluto. I ritmi della crescita economica sono cambiati in tutto il mondo, quindi anche da noi e in Corea. Ciò nonostante, ritengo che si tratti di obiettivi del tutto realistici e che bisogna raggiungere.
Nel contempo, dobbiamo modificare la struttura delle nostre esportazioni. Attualmente, in esse prevalgono le materie prime minerarie. Bisogna pensare a saturare i mercati con prodotti dell'industria di trasformazione; pensare all'industria aeronautica, ad esempio alla promozione del SSJ (Sukhoi Super Jet). Abbiamo dei buoni progetti sui mercati di Messico, Indonesia e altri Paesi. Stiamo portando avanti un'ampia e proficua cooperazione con il Vietnam. Stiamo già preparando una zona di libero scambio commerciale. Se con la Corea stiamo ancora discutendo la questione in termini molto generali, con il Vietnam siamo praticamente alla fase di elaborazione dell'accordo.
Una nostra missione industriale si recherà nei paesi dell'ASEAN: Singapore, Malesia, e Indonesia. Anche con questi Paesi intratteniamo dei rapporti economici e commerciali. Nei volumi del commercio con i Paesi ASEAN già oggi osserviamo un incremento annuale di decine di punti percentuali. Attualmente questi volumi sono già pari alla metà dei nostri scambi con gli Stati Uniti, e credo che presto li raggiungeranno. Siamo in grado di proporre progetti molto interessanti nel settore delle infrastrutture; abbiamo dei progetti nel campo delle tecnologie informatiche e delle infrastrutture energetiche. In generale, i rapporti economici tra la Russia e i Paesi dell'ASEAN hanno buone prospettive. Ad oggi il volume dei nostri scambi è di circa 18 miliardi di dollari.
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Gli investimenti stranieri in Russia e nel mondo |
Dobbiamo davvero preoccuparci delle possibili sanzioni economiche da parte degli USA e dell'Europa? Quali effetti potrebbero avere sulla nostra economia?
È necessario distinguere la retorica, alla quale possono fare ricorso i rappresentanti di questi Paesi, dalla realtà. La retorica può essere emotiva, e per qualche tempo resterà tale. Bisogna semplicemente superare il momento. Non vale la pena di reagire con gli stessi toni.
Tutt'altra cosa è il contenuto reale. Provate a parlare con gli imprenditori occidentali: le imprese sono spaventate dall'idea di possibili sanzioni, perché le sanzioni non conducono mai a un risultato razionale. Nessun Paese ne trarrà vantaggio. Pertanto, spero che il principio razionale che caratterizza precipuamente il mondo degli affari prevalga.
Un altro fatto è che una situazione di così grande tensione e instabilità non spinge mai il mondo degli affari a investire. Gli investitori per il momento stanno valutando i rischi. Ad esser sinceri, io sono preoccupato non tanto dalle sanzioni, quanto dal periodo di instabilità e di incertezza. Il mondo dell'impresa in periodi come questo preferisce restare in attesa. Le conseguenze di ciò saranno probabilmente una riduzione degli investimenti, un deflusso di capitali e una contrazione dei volumi degli scambi commerciali. Ma a tutto ciò noi dobbiamo contrapporre un lavoro intenso e costruttivo volto a consolidare le nostre relazioni con i partner affidabili, tra cui anche la Repubblica di Corea.
Qualche parola a proposito della Crimea. In futuro sarà possibile fare della Crimea una regione attraente?
Credo che la situazione economica della Crimea sia destinata a cambiare molto rapidamente. In Crimea, tra l'altro, sono assai ben sviluppate le piccole e medie imprese. Non vogliamo solo andare in Crimea portando le nostre idee e i nostri progetti: anzi, lavorare con le piccole e medie imprese potrà risultare interessante anche per molte altre regioni.
Bisogna anche considerare che queste imprese, pur essendo determinanti dal punto di vista del PIL regionale, sono state poco rilevanti sul piano del gettito fiscale. Grandissima parte dei loro redditi è rimasta sommersa. Se contribuiremo a fare emergere questa parte dell'economia, la Crimea avrà imponenti risorse per accrescere il suo bilancio con i propri stessi introiti.
Un tema a parte è quello delle infrastrutture e dei singoli progetti di investimento: il ponte sullo stretto di Kerch, strade e ferrovie, reti di telecomunicazioni, approvvigionamento energetico (sia produzione che distribuzione attraverso le reti ad alta tensione), porti in acque profonde, e così via. Sono investimenti che portano utili. Tutt'altro discorso è quello del turismo, della logistica e dei servizi di trasporto.
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