La produzione di “Massandra”, la principale azienda vinicola pubblica in attivo, costituirebbe circa il 18% della quota di vini importati in Russia dalla Crimea. Nella foto, antiche bottiglie di vino esposte nel museo dell’azienda vinicola (Foto: AFP News)
Il parlamento della Crimea ha già annunciato la sua intenzione di nazionalizzare le imprese statali ucraine localizzate nella penisola. Tuttavia, per il loro normale funzionamento occorre investire molti soldi. Al Ministero per lo Sviluppo economico della Federazione Russa hanno valutato che gli investimenti necessari potrebbero aggirarsi sui 4-5 miliardi di dollari e si dicono sicuri che la Crimea diventerà in prospettiva “una regione avanzata con un elevato tenore di vita”. All’inizio del 2014 nel registro di consistenza dei beni immobili patrimoniali dello Stato e nel registro delle imprese risultavano circa 300 aziende della Crimea e di Sebastopoli, una quota delle quali di proprietà dello Stato. A onor del vero, numerose imprese industriali della penisola sono attualmente in crisi, come per esempio, l’impresa di costruzione navale di Feodosija “More” che si è trovata più volte sull’orlo della bancarotta a causa dei debiti contratti con i fondi sociali e comunali.
Di fatto, il principale valore aggiunto della Crimea consisterebbe in un piccolo numero di imprese il cui valore complessivo non supera i 2 miliardi di dollari. Secondo le stime di Forbes, l’attuale valore di mercato di “Chernomornefegaz”, che soddisfa la domanda di gas di quasi tutta la Crimea e che prevede di aumentare i suoi volumi estrattivi, ammonterebbe a un miliardo di dollari. La società tra breve verrà messa in vendita e l’acquirente più probabile appare “Gazprom”. Ma la situazione delle reti di rifornimento delle risorse energetiche non è tuttora chiara. Nel 2013 il governo ucraino aveva annunciato un piano di privatizzazione delle reti energetiche di Saksk e delle centrali termoelettriche di Kamysh-Burun e Simferopoli. Era stato previsto di mettere all’asta il 37% delle quote statali con un pacchetto del valore di 26 milioni di dollari.
Un altro patrimonio piuttosto prezioso è quello costituito dalle aziende vinicole che il parlamento ucraino aveva già promesso di nazionalizzare. “Non sono tanto gli impianti e gli edifici stessi delle aziende a possedere un valore elevato, quanto le scorte: la produzione già pronta, il vino di base e anche i vigneti di loro proprietà” ha spiegato a Rbk (RosBusinessConsulting) il presidente dell’Unione dei vignaioli e dei produttori vinicoli russi, Leonid Popovich. A detta di Popovich, il valore complessivo dei vigneti della Crimea supererebbe i 250 miliardi di dollari. La produzione della principale azienda vinicola pubblica in attivo, “Massandra”, secondo le stime di Ils - uno dei maggiori importatori russi di alcolici - costituirebbe circa il 18% della quota di vini importati in Russia dalla Crimea, tra vini fermi e spumeggianti.
La Russia, prima del referendum sull’annessione, aveva annunciato di voler investire in infrastrutture in Crimea 5 miliardi di dollari, sia mediante finanziamenti statali che privati. Nel budget erano comprese risorse volte alla realizzazione di progetti infrastrutturali basilari, quali la ricostruzione dell’autostrada Kherson-Kerch - il cui costo è stimato intorno a 1,4 miliardi di dollari - la costruzione di un ponte sul golfo di Kerch, con una spesa prevista di 1,5 miliardi di dollari, il recupero di porti marittimi e aeroporti e la modernizzazione della rete ferroviaria.
A detta degli esperti, ad aver bisogno di investimenti multimiliardari non sarebbero solo le infrastrutture della Crimea, ma anche altre aziende pubbliche che potrebbero essere in futuro nazionalizzate. Come ha spiegato il direttore del programma energetico del Centro ucraino Razumkov, Volodymyr Omelchenko, “per raggungere l’autonomia energetica l’Ucraina ha bisogno di investimenti a lungo termine dell’entità di 5 miliardi di dollari”. Tali investimenti sarebbero necessari al fine di aumentare i volumi estrattivi di gas, recuperare le vecchie centrali termoelettriche e costruirne di nuove che utilizzino fonti di energia alternative e per realizzare nuovi impianti.
Del resto, alcune imprese industriali potrebbero rivelarsi per la Russia un’acquisizione vantaggiosa non tanto come investimenti, ma per gli stessi committenti russi. Così, per esempio, lo stabilimento “Fiolent”, che produce impianti di radionavigazione e dispositivi elettrici, potrebbe collaborare con le industrie militari e civili russe. E anche i cantieri navali “More” potrebbero trovare dei committenti per i loro catamarani a cuscino d’aria. Secondo gli esperti, anche il settore vinicolo necessiterebbe di nuovi investimenti. Tuttavia, come ha spiegato il co-fondatore dell'Associazione russa Sommellier ed enologi, Artur Sarkisjan, l’attuale legislazione russa, a cui presto soggiacerà anche la Crimea, non favorisce lo sviluppo del settore vinicolo. Tuttavia, l’esperto ritiene che le aziende vinicole locali dispongono di un loro potenziale, dato che il clima e il suolo consentono di realizzare un prodotto di qualità. “Per esempio, i vini forti di “Massandra” sono da un pezzo conosciuti per la loro qualità”.
Per ora non è chiaro quale sarà la sorte delle case albergo della Crimea, di proprietà di enti statali ucraini. Dall’amministrazione di Kiev non dipende ormai più neppure il famoso campo estivo per ragazzi “Artek”. Tuttavia, questo campo, come altri pensionati locali, necessiterebbero di un ingente investimento di risorse date le loro precarie condizioni attuali. Lo scorso autunno il Ministero del turismo ucraino aveva valutato che la spesa media per la ristrutturazione di una casa albergo statale poteva ammontare a circa 6 milioni di dollari, secondo il cambio allora in vigore. Alla fine del 2013 dipendevano dall’amministrazione di Kiev 128 luoghi di cura di cui almeno una metà necessitavano di essere ristrutturate. Nel caso in cui tutte queste strutture dovessero diventare russe, per il loro recupero dovrebbero essere stanziati oltre 400 milioni di dollari. Il clima mite della Crimea, la bellezza della sua natura e dei suoi monumenti potrebberro attrarre un gran numero di turisti, se le strutture di ricezione alberghiera si adeguassero agli standard internazionali.
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