Industria, innovazione e information technology sono le chiavi per superare la dipendenza dalle materie prime (Foto: Itar Tass)
Il 12 febbraio il Presidente russo Vladimir Putin ha ricordato per l’ennesima volta ai membri del governo che lo sviluppo futuro dell’economia non potrà più fondarsi sull’esportazione di risorse energetiche e che si devono cercare nuove leve economiche. In Occidente i nuovi orientamenti di sviluppo dell’era post-carbone si indirizzano prevalentemente verso le teorie della cosiddetta Terza rivoluzione industriale, elaborate dal celebre economista e saggista americano Jeremy Rifkin, basate sulle fonti rinnovabili di energia e l’incremento dell’efficienza energetica, l’espansione "dell’Internet delle cose”, la gestione del business attraverso l’analisi di “grandi dati” e la diffusione della tecnologia della stampa 3D. La Russia procede lungo il proprio cammino di rinnovamento, rifiutando la dipendenza dalle materie prime e indirizzandosi sul modello delle tre “i”: industria, innovazione e information technology.
Investire nell’innovazione industriale
Oleg Fomichev, vice ministro per lo Sviluppo Economico, valutando il problema dei metodi da adottare per stimolare l’innovazione, commenta: “Tutto dipende da alcune funzioni econometriche ben definite. Il problema è stato sollevato già da tempo, ma si è trattato di una sorta di flash, che per un pezzo non ha provocato reazioni o risposte nel mondo dell’impresa e delle amministrazioni regionali. La qualità della produzione della grande impresa è cresciuta enormemente. Negli ultimi due anni è stato dimostrato che si sono conseguiti finalmente dei risultati. Questi programmi sono stati accolti dalla maggior parte delle aziende più importanti”.
Per introdurre l’innovazione si utilizzano oggi metodi di mercato. Così, per esempio, la società russa “Rosnano”, agevola la commercializzazione dei progetti legati all’utilizzo di tecnologie avanzate e nanotecnologie nei settori che hanno potenzialità per il futuro. Una delle start-up che hanno ottenuto finanziamenti da “Rosnano” è la “Picaso 3D”, un’azienda che elabora e modifica le tecnologie di stampa 3D. Oggi l’azienda vende con successo le sue stampanti a un prezzo di circa 3000 dollari Usa e i suoi prodotti possono competere con quelli omologhi stranieri. A produrre stampanti 3D in Russia sono parecchie imprese, tra cui “Print & Play” e “Printbox 3D (Rgt)”, ma per ora i loro prodotti sono distribuiti soltanto sul mercato russo.
Tuttavia, la tendenza della stampa 3D è quella di una sfera in cui la “via sperimentale” della rivoluzione industriale russa coincide con quello dei modelli occidentali. Nel 2013 il Ministero per lo sviluppo economico ha messo a punto un ampio programma volto alla creazione di centri di produzione ingegneristisca con giovani collaboratori sostenuti dalle regioni, attraverso l’acquisto delle tecnologie necessarie per la stampa 3D, che consente di realizzare laboratori di prototipazione (fab labs). La prototipazione rapida (Rp) con l’ausilio di stampe 3D e dispositivi per la prototipazione permette di adattare la produzione delle imprese alle esigenze dei committenti. In Russia attualmente a essere passato alle tecniche di prototipazione rapida è il gruppo "dell’Unione imprese metalmeccaniche" che realizzano prodotti per l’industria pesante.
Malgrado i primi timidi passi compiuti sulla strada dell’innovazione, il direttore del dipartimento che promuove l’innovazione e i programmi sociali della Società di venture capital russa (Rvk), Evgenij Kuznetsov, ritiene che in Russia sia ancora in corso un dibattito sugli orientamenti da seguire per avviare una politica di nuova industrializzazione. “Nel nostro paese l’industria si sviluppa ancora secondo un vecchio paradigma, quello della logica antiquata delle catene tecnologiche che esclude la sfera dell’Information technology e del software engineering, che non viene considerata industria secondo la concezione russa, ma che comunque si ascrive alla sfera delle catene industriali ed è presente come software nei dispositivi”.
Information technology: la rivoluzione russa
Oggi più del 70% dei prodotti di Information technologyrealizzati in Russia finisce nell’export. La quota prevalente dei consumatori, vale a dire il 50%, si trova negli Stati Uniti, mentre quella restante si divide tra i paesi dell’Europa Occidentale e dell’Asia. Secondo i pronostici del governo, nei prossimi 5 anni il volume delle esportazioni in termini finanziari dovrebbe raddoppiare fino a raggiungere la somma record di 9 miliardi di dollari Usa. Lo scorso anno il governo della Federazione Russa ha adottato la strategia di sviluppo dell’Information technology, che dovrebbe essere attuata negli anni dal 2014 al 2020 e in prospettiva fino al 2015.
La priorità è quella di potenziare il software engineering e la produzione di servizi di vario genere. Il governo prevede di promuovere in Russia lo sviluppo dei servizi cloud per renderli concorrenziali e attrattivi anche per il mercato estero. A detta del vice ministro delle Comunicazioni, Mark Shmulevich, “nell’elaborazione del documento gli autori hanno tenuto conto dell’esperienza straniera”. Così, nella cooperazione con le imprese private nell’ambito delle iniziative legislative e di politica fiscale, si è stabilito di orientarsi sull’esperienza della Gran Bretagna; nelle questioni relative allo sviluppo e all’organizzazione della sfera tecnologica e nella creazione di centri di ricerca sul modello degli Stati Uniti; nelle questioni relative alla promozione del lavoro nell’ambito dell’Information technology per rendere attrattivo il settore per i giovani, su quello di Singapore.
Una rivoluzione per tutti
Non appare corretto confrontare i ritmi del progresso scientifico-tecnologico russo con quelli occidentali: la disparità dei punti di partenza tra i due protagonisti in campo, dopo il crollo dell’Urss, risulta troppo grande. Tuttavia, l’adozione di questo modello delle tre “i” consente di pronosticare che nella nuova era industriale la Russia riuscirà a diffondere il suo know how industriale anche nel mondo
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