Secondo gli esperti, l’export di petrolio russo a Est aumenterà nei prossimi anni (Foto: Itar Tass)
Rosneft ha comunicato l’ampliamento degli investimenti nel gruppo di giacimenti petroliferi della Siberia Orientale, destinato all’esportazione di petrolio verso i paesi asiatici. Gli esperti ritengono che l’export di petrolio russo ad Est aumenterà in futuro, in controtendenza rispetto alle esportazioni verso i paesi occidentali destinate a diminuire. Rosneft si appresta ad investire nel cluster di Vankor (situato nel distretto di Krasnojarsk in Russia) all’incirca 3 trilioni di rubli (83 miliardi di dollari), ha comunicato al forum economico di Krasnojarsk il vice-presidente per l’economia e la finanza di Rosneft, Svjatoslav Slavinskij. “Stiamo sviluppando il cluster gas–petrolifero sulla base dei giacimenti di Vankor, Suzun, Tagul e Ladokhnoe” ha raccontato. “Adesso abbiamo un nuova attività, la Taas-Yuriakh (che sfrutta il giacimento Srednebotuobinskoe), e il giacimento Yurubcheno-Takhomskhoe”.
Secondo i dati del CDU TEK (Coordinamento del Comparto Energia e Idrocarburi) le esportazioni di petrolio russo verso i paesi cosiddetti “dell’estero lontano” nel 2013 sono scese del 2,2% fino a 206,9 milioni di tonnellate. La maggior parte delle società petrolifere ha diminuito le forniture. In particolare per quanto riguarda l’Europa, le compagnie petrolifere hanno venduto circa 170 milioni di tonnellate di petrolio, il 6% in meno rispetto ai volumi del 2012. In compenso le forniture verso i paesi asiatici (in particolare, la Cina) sono cresciute del 15,6% , fino a 37,1 milioni di tonnellate
Investimenti. Stando alle sue parole, la società pianifica “di realizzare investimenti per 3 trilioni di rubli (83 miliardi di dollari) per lo sviluppo del cluster”. Secondo i dati di Slavinskij lo sviluppo del cluster porterà alla creazione 15.000 posti di lavoro altamente qualificati, e all’acquisizione al bilancio di 8 trilioni di rubli (22 miliardi di dollari). Solo questo cluster potrebbe consentire l’estrazione di 55 milioni di tonnellate di petrolio l’anno entro il 2025. In precedenza Rosneft aveva dichiarato che il cluster di Vankor, che include, oltre al giacimento di Vankor, anche quelli di Suzun, Tagul e Ladokhnoe, avrebbe cominciato ad estrarre 25 milioni di tonnellate già nel 2019. Nel 2013 nel complesso di Vankor la società ha estratto 21,4 milioni di tonnellate di petrolio e 6,55 miliardi di metri cubi di gas. A febbraio di quest’anno la società ha iniziato l’acquisizione del giacimento di Tagul.
La svolta ad Est. Lo sviluppo del gruppo di giacimenti di Vankor rientra negli interessi strategici di Rosneft ed è mirato all’ampliamento delle risorse della società nella Siberia Orientale. Il petrolio estratto da questo cluster è destinato alla Mongolia, alla Cina e ai paesi dell’area asiatico - pacifica. L’orientamento ad Est è oggi comune alle compagnie petrolifere russe. “Ad oggi il principale consumatore del nostro petrolio rimane l’Europa. Tuttavia investimenti di tale portata nel cluster di Vankor, che praticamente è orientato interamente all’export verso la Cina, daranno la spinta allo sviluppo del canale orientale”, commenta Andrej Neshadin, professore del Centro studi di esperti indipendenti dell' RSPP (Unione degli Industriali e Imprenditori russi).
India e Cina. Rosneft è oggi il principale fornitore per l’area orientale. Dal 2011 rifornisce la società petrolifera cinese CNPC con 15 milioni di tonnellate l’anno attraverso il nodo di Skovordino (il volume complessivo delle forniture fino al 2030 è fissato a 300 milioni di tonnellate). A marzo le società si sono accordate sulla vendita di ulteriori 365 milioni di tonnellate in 25 anni.“Il prezzo nei paesi dell’Asia sud-orientale è decisamente superiore rispetto all’Europa e agli USA. Ciò deriva da una significativa crescita del consumo energetico nei paesi in via di sviluppo, India e Cina. Si tratta di mercati che si sviluppano velocemente, in cui la domanda di petrolio è maggiore. Per questo è del tutto logico che le compagnie petrolifere russe siano oggi decisamente più orientate ad Est”, chiarisce Anatolij Dmitrievskij, direttore dell’Istituto per i problemi del petrolio e del gas dell’Accademia Russa delle Scienze (RAN).
Superare gli ostacoli. Sin dal principio la fornitura di petrolio proveniente da questi giacimenti verso l’Est asiatico si è rivelata poco funzionale dal punto di vista logistico, ritiene Sergej Klubkov, a capo del dipartimento per l’Efficienza Operativa e Portfolio Management , Petrolio e Gas, della business school di Skolkovo. (Sergey Klubkov, Head of Operational Efficiency and Portfolio Management, Oil and Gas, Skolkovo). Secondo le sue valutazioni il volume delle estrazioni di petrolio dai giacimenti aperti della Siberia Orientale non supererà i 40 milioni di tonnellate, una quantità chiaramente insufficiente per il riempimento dell’oleodotto Siberia Orientale-Oceano Pacifico (Espo). Tuttavia dal punto di vista della diversificazione dell’export si tratta di una decisione assolutamente corretta, ritiene Klubkov.
E l'Europa? Considerando la crescita dell’economia cinese, persino rifacendosi alle previsioni più modeste, i cinesi avranno bisogno di un ampliamento delle forniture energetiche da parte della Russia sul lungo periodo, commenta Neshadin. Inoltre, la crescente popolarità dell’estrazione di gas da argille e dell’energia eolica nei paesi occidentali, potrebbero ripercuotersi negativamente sulla domanda di petrolio proveniente dalla Russia. Tenendo conto di tali contingenze, è possibile ipotizzare una contrattura delle esportazioni verso l’Europa. Con quest’analisi concorda Klubkov: le forniture di petrolio verso l’Europa si ridurranno in corrispondenza con un calo dell’estrazione nella Siberia Occidentale e nella zona del Bacino del Volga-Urali, nonché del riorientamento dei volumi verso Est.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email