L'ad di Inalca Luigi Scordamaglia mentre, al vertice di Trieste, stringe la mano al premier italiano Enrico Letta e al presidente russo Vladimir Putin (Fonte: Ufficio Stampa)
Bistecca e hamburger parleranno sempre più italiano: lo scorso 26 novembre, nel corso del Forum Italia-Russia di Trieste, il ministro dell’Agricoltura della regione di Orenburg e Inalca - società del gruppo Cremonini tra le più importanti in Europa nel settore - hanno firmato un accordo per la valorizzazione della produzione di carne bovina in Russia. Si tratta dell’unico accordo di cooperazione nel settore agroalimentare sottoscritto nel corso del vertice: in base all’intesa, Inalca inaugurerà nella regione di Orenburg, entro giugno 2014, uno stabilimento integrato di macellazione e lavorazione delle carni bovine. La struttura avrà una capacità di macellazione di 50mila capi all’anno, ma potrà adattarsi anche a quantità maggiori: l’impianto punta infatti a contribuire in maniera decisiva allo sviluppo dell’allevamento bovino della zona. Situata al limite orientale della Russia europea, la regione di Orenburg è particolarmente adatta all’allevamento di bovini, grazie all’abbondanza di cereali: e le amministrazioni locali stanno da tempo profondendo grandi sforzi per sviluppare il settore.
In questo contesto si inserisce l’accordo con Inalca, che investirà nel progetto oltre 30 milioni di euro: l’azienda, presente in Russia da 25 anni, punta a coniugare il know how italiano e le grandi potenzialità del territorio russo per consolidare la sua presenza su un mercato di importanza strategica. "Per noi la Russia è il Paese prioritario in termini di sviluppo – conferma a Russia Oggi Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Inalca -. Siamo presenti in 40 Paesi del mondo, ma riteniamo che la Federazione sia fondamentale, perché qui possiamo realizzare una perfetta sinergia: la grande produzione di commodity agricole russa può essere valorizzata al meglio dall’expertise italiana nel settore. Le due agricolture sono perfettamente complementari". I russi, spiega Scordamaglia, "amano molto i prodotti alimentari italiani, che vengono importati e non sono in concorrenza con i prodotti locali. D’altra parte, la Russia ha una grande potenzialità produttiva ancora da sviluppare. Per noi la Federazione non è solo un mercato, ma il futuro protagonista dell’export".
Inalca lavorerà fianco a fianco con gli allevatori di Orenburg, che grazie alla presenza dello stabilimento potranno avere la certezza di collocare i capi allevati: questo dovrebbe portare a uno sviluppo tangibile del settore. In questo senso va l’impegno preso dalla società e dalle autorità locali, che costituiranno anche un gruppo di lavoro misto per assistere gli allevatori russi nelle varie fasi dell’attività. "Se l’esperimento di Orenburg andrà a buon fine prenderemo in considerazione anche altre regioni", fa sapere l’ad di Inalca.
Intanto, questo investimento rappresenta la chiusura del cerchio produttivo dell’azienda in Russia: "Le nostre prime esportazioni nel Paese risalgono ai primi anni Ottanta. Quattro anni fa siamo passati alla produzione in loco, con lo stabilimento di Odinzovo, nella zona di Mosca, in cui ci portiamo avanti due attività: da un lato gestiamo la distribuzione dei prodotti nei ristoranti, dall’altro produciamo hamburger, per circa 40mila tonnellate all’anno. Per fare gli hamburger usiamo metà carne congelata, che importiamo, e metà carne fresca comprata sul mercato locale. Con la struttura di Orenburg potremo completare il modello produttivo integrato". Dal nuovo stabilimento verranno infatti inviati a Odinzovo i quarti anteriori, mentre i tagli del posteriore, più pregiati, verranno distribuiti attraverso le piattaforme di Inalca presenti in Russia (Mosca, San Pietroburgo, Rostov, Novosibirsk e fra poco Ekaterinburg). "In Russia siamo partiti dalla fine: dalla distribuzione siamo arrivati alla produzione della materia prima. Adesso anche qui potremo replicare il modello produttivo integrato, che Inalca ha sempre utilizzato, controllando l’intera filiera".
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