La Nasa rinuncia alla Soyuz

L’agenzia statunitense sarebbe intenzionata a rinunciare completamente all’impiego delle navicelle russe Soyuz (Foto: Ufficio Stampa / Nasa)

L’agenzia statunitense sarebbe intenzionata a rinunciare completamente all’impiego delle navicelle russe Soyuz (Foto: Ufficio Stampa / Nasa)

Per anni le navicelle russe hanno trasportato gli astronauti sulla Iss. Ora l’agenzia spaziale americana sta pensando di mandarle in pensione. Puntando gli occhi su alcune imprese private

La Nasa dice addio alle Soyuz. Le navicelle russe potrebbero essere mandate in pensione degli americani. Lo ha annunciato il direttore della Nasa, Charles Bolden, precisando che l’agenzia statunitense sarebbe intenzionata a rinunciare completamente ai servizi della russa Roskosmos entro la metà del 2017. Il 19 novembre 2013, infatti, la Nasa ha iniziato a ricevere le prime offerte da alcune imprese private, intenzionate a partecipare alla costruzione del nuovo veicolo spaziale pilotato che sarà impiegato per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale.

Il programma si baserà su una partnership pubblico-privata, finanziata per quasi la metà dal bilancio dello Stato. Le società SpaceX e Orbital Sciences hanno già confermato la loro partecipazione alla gara d’appalto.

Lo spazio si tinge di rosa

Si tratta di due società private molto attive nel settore dei veicoli spaziali da trasporto. Nel 2012 e nel 2013, la SpaceX ha portato a termine con successo due missioni di rifornimento della Iss mediante la sua capsula spaziale riutilizzabile Dragon, portata in orbita attraverso il razzo vettore Falcon-9. La SpaceX ha firmato con la Nasa un contratto del valore di 1,6 miliardi di dollari che prevede altri dieci lanci di rifornimento della Iss. Nel settembre del 2013, la Orbital Sciences ha a sua volta lanciato in direzione del complesso orbitale la nave cargo Cygnus, messa in orbita grazie al razzo vettore Antares. La società privata ha firmato con la Nasa un contratto del valore di 1,9 miliardi di dollari per la realizzazione di altri otto voli diretti alla Iss nel corso dei prossimi tre anni.

In altre parole, gli Stati Uniti possiedono già i loro veicoli di trasporto spaziale senza equipaggio. Il prossimo passo sarà sviluppare una navicella con equipaggio partendo proprio da questi sistemi automatizzati. Entrambe le società hanno già iniziato a lavorare allo sviluppo delle versioni con equipaggio dei veicoli cargo. Esse potrebbero essere utilizzate per inviare gli astronauti sulla Iss. Per inciso, anche la Lockheed Martin Corporation sta lavorando attivamente al proprio veicolo spaziale con equipaggio Orion, mentre la Boeing prevede di fornire il suo vettore pesante Sls.

La Nasa paga circa 65 milioni di dollari per ogni volo a bordo di una navicella russa Soyuz.

Viste le premesse, non c’è dubbio che gli Stati Uniti riusciranno a sostituire le Soyuz ancor prima del termine annunciato da Charles Bolden. La Nasa acquisirà in questo modo una maggiore indipendenza nell’ambito dei velivoli spaziali con equipaggio.

Del resto gli americani non hanno mai visto di buon occhio l’essere affidati all’agenzia russa Roskosmos al termine del programma Space Shuttle del 2010. Ancor prima che ciò avvenisse, l’allora direttore della Nasa Michael Griffin aveva più volte ripetuto che una tale mossa avrebbe portato allo sviluppo di una dipendenza nei confronti della Russia, che avrebbe parallelamente tolto al Paese tutto il vantaggio in campo diplomatico.

La Russia affila le armi
per la difesa planetaria

In ogni caso, il progetto della Iss, a oggi, non costituisce più una priorità per l’astronautica americana: già nell'agosto del 2006 l'allora presidente George W. Bush aveva annunciato che il programma spaziale americano si sarebbe focalizzato principalmente sullo spazio profondo. Alle sue parole avevano fatto eco quelle di Micheal Griffin che aveva sottolineato che l’obiettivo strategico del programma spaziale degli Stati Uniti era lo studio dello spazio che si estende oltre l'orbita terrestre.

Nel 2015 scadranno i termini dell’accordo operativo originale della Iss. Nonostante le agenzie abbiano già prolungato l’operatività della stazione orbitale fino al 2020, bisogna riconoscere che la stazione ha fatto il suo tempo, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti.

È risaputo, inoltre, che ancor prima del ritiro degli shuttle - secondo fonti ufficiali della Nasa - vennero condotti dei negoziati con diverse organizzazioni pubbliche e private statunitensi per destinare il segmento americano della Iss alla conduzione di ricerche scientifiche in condizioni di microgravità. Alla fine le trattative si conclusero con un nulla di fatto, ma nel 2017, una volta che l’America avrà sviluppato la propria navicella di trasporto, la Nasa potrebbe finalmente destinare il segmento della Iss di sua proprietà a fini commerciali.

Nel 2008, entrambi i candidati alla presidenza degli Stati Uniti - John McCain e Barack Obama - decisero di includere il programma spaziale tra i settori prioritari delle loro campagne pre-elettorali. Il candidato McCain, da questo punto di vista, assieme a due altri senatori repubblicani, chiese al presidente Bush di rinviare il ritiro degli shuttle in modo da ridurre il livello di possibile dipendenza dalla Russia.

La Iss costituisce ormai l'unico legame che collega i programmi spaziali americani a quelli russi e non è chiaro per il momento che cosa potrebbe motivare la Nasa a riconfermare il suo impegno nella Iss. Ricerche congiunte con la Russia?Esperimenti scientifici propri? Ultimamente ne vengono condotti sempre meno, mentre si parla sempre di più dei preparativi per le missioni su Marte e sulla Luna. Di modo che per gli Stati Uniti conservare la propria presenza sulla Iss non risulta più così determinante.

Per la Russia, al contrario, la Iss è tutto ciò che rimane di un settore - quello della cosmonautica con equipaggio - che un tempo era gigantesco. Mentre ora i suoi progetti per lo sviluppo di nuove tecnologie nell’ambito dei voli spaziali con equipaggio sembrano rimanere soltanto sulla carta.

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