Al Forum Eurasiatico un clima da guerra (del gas) e pace

Da sinistra a destra, al Forum Eurasiatico, il sindaco di Verona Flavio Tosi; Tatiana Valovaya, ministro dell’Integrazione e della Macroeconomia della Commissione Economica Eurasiatica; Grigory Rapota, Segretario di Stato Russia-Bielorussia; Aleksandr Shokhin, presidente dell'Unione industriali e degli imprenditori della Russia; Sergei Razov, ambasciatore russo a Roma (Foto: Evgeny Utkin)

Da sinistra a destra, al Forum Eurasiatico, il sindaco di Verona Flavio Tosi; Tatiana Valovaya, ministro dell’Integrazione e della Macroeconomia della Commissione Economica Eurasiatica; Grigory Rapota, Segretario di Stato Russia-Bielorussia; Aleksandr Shokhin, presidente dell'Unione industriali e degli imprenditori della Russia; Sergei Razov, ambasciatore russo a Roma (Foto: Evgeny Utkin)

Scontro a Verona per la scelta ucraina di avvicinarsi all'Europa, mentre i rapporti tra Mosca e Roma vanno sempre meglio: "Se la cooperazione tra Italia e Russia fosse una società quotata in Borsa, comprerei le sue azioni", ha commentato il ministro della Difesa Mario Mauro
Foto: Evgeny Utkin
Il ministro italiano della Difesa
Mario Mauro a Verona
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“Se la cooperazione tra Italia e Russia fosse una società quotata in Borsa, comprerei le sue azioni! Cresce bene e dà buoni risultati”; così valuta il clima di Verona il ministro italiano della Difesa Mario Mauro in chiusura del Forum Eurasiatico, organizzato dall’Associazione Conoscere Eurasia, Intesa Sanpaolo e Gazprombank, dal 17 al 18 ottobre 2013. E su ciò, in effetti, pochi sono i dubbi.

Mentre opposte sono le opinioni che si scontrano sulla decisione dell’Ucraina di avvicinarsi all’Europa, abbandonando così l’Unione doganale creata da Russia, Bielorussia e Kazakhstan. I due giorni del forum si potrebbero riassumere così col titolo del celebre romanzo di Tolstoj “Guerra e pace”, o se vogliamo essere precisi, invertendo l’ordine, “Pace e guerra”.

L’Ucraina ha fatto la sua scelta pronunciata per bocca del suo presidente, Viktor Yanukovich, il quale a Vilnius, alla fine di novembre 2013, intende firmare le carte con l’Unione Europea. Questa scelta, non è piaciuta troppo a qualcuno in Russia, e pertanto, l’Ucraina teme ritorsioni tali da arrivare a toccare persino gli europei (nelle forniture del gas, ad esempio).

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In primo piano, al Forum Eurasiatico di Verona, Romano Prodi e Tatiana Valovaya, ministro dell’Integrazione e della Macroeconomia della Commissione Economica Eurasiatica (Foto: Evgeny Utkin)

Nella prima giornata del forum erano presenti gli ambasciatori, i massimi esponenti della Commissione Economica Eurasiatica e, mentre l’atmosfera si faceva sempre più incandescente, l’ex presidente Commissione Europea Romani Prodi ha provato a riappacificare tutti, affermando che l'Ucraina potrebbe essere un ponte (e non una semplice via di passaggio del gasdotto) tra la Russia e l’Europa.

Inutile, dunque, litigare sulla direzione cui tende l’Ucraina; è necessario, piuttosto, trarre benefici dalla sua posizione. Così come nel caso siriano, “emblematico del ruolo della Russia nei rapporti internazionali”. “Gli americani volevano decidere da soli e fare una cosa che gli altri non volevano fare. La Russia ha risolto la situazione costringendo ad applicare il multilateralismo, la dimensione nuova dei rapporti internazionali”, ha illustrato Prodi. Quindi, anche per la questione ucraina, bisogna trovare le soluzioni più opportune.

Anche Tatiana Valovaya, ministro dell’Integrazione e della Macroeconomia della Commissione Economica Eurasiatica, ha confermato che “l’Unione Eurasiatica non è contro l’Europa; al contrario, essa sarà suo partner e può rappresentare un primo passo per uno spazio comune da Lisbona a Vladivostok”. Insomma “non si sta parlando delle famiglie Montecchi e Capuleti”.  

E toni di pacificazione erano presenti anche nelle parole degli ambasciatori russo ed ucraino, riconfermate dall’abbraccio che si sono scambiati in corridoio. L’ambasciatore ucraino Evgeny Perelygin ci ha spiegato che “l'accordo con l’Europa non esclude altre unioni”; la porta resta, dunque, aperta per Mosca. 

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Sergei Glazyev, consigliere
del Presidente della Federazione Russa
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Nella seconda giornata del forum di Verona, però, il consigliere del Presidente della Federazione Russa Sergei Glazyev ha alzato i toni. “La firma dell'Ucraina sugli accordi europei porrà un freno al dialogo euroasiatico. Il governo ucraino ha fatto la sua scelta politica, vedremo poi quale sarà il prezzo da pagare. E sarà molto alto. È il caso che ci pensino sopra due o tre volte”.  

“L’Ucraina – ha continuato Glazyev - rischia di pagare a caro prezzo scelte fatte con leggerezza. Si troverà a dover deliberare una collaborazione con l’Unione Europea senza avere possibilità alcuna di influenza, quando invece il principale mercato per l’Ucraina è quello russo. La conseguenza della firma sarà la diminuzione del credito russo e un possibile default per cui occorreranno 15 miliardi di dollari per il 2014, mentre per la stabilizzazione dell’economia serviranno almeno 35 miliardi: l'Unione Europea sarà in grado di sostituirsi alla Russia? Il responsabile per l’Ampliamento e per le Politiche di vicinanza della Commissione Europea, Stefan Fule, afferma che l’accordo dell’Ucraina con l’Unione Europea porterà a una crescita del Pil del 7 per cento. Ma dietro queste parole non c’è nessuna realtà, solo chiacchiere politiche”.

“Invece, - aggiunge il consigliere di Vladimir Putin a Verona, - gli esperti hanno calcolato che questa scelta costerà all’Ucraina il 7,5 per cento del Pil”. Per il direttore del settimanale russo Expert, Valery Fadeev, che moderava la sezione plenaria del secondo giorno, “l’attuale scelta ucraina potrebbe in uno-due anni portare il Paese a una catastrofe simile alla guerra in Jugoslavia”.

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Timur Suleymenov, ministro dell’Economia e della Politica finanziaria della Commissione Economica Eurasiatica, a Verona (Foto: Evgeny Utkin)

Condivide la preoccupazione, ma senza previsioni pessimistiche Timur Suleymenov, ministro dell’Economia e della Politica finanziaria della Commissione Economica Eurasiatica. “È impossibile stare in due associazioni simultaneamente, ci sono regimi doganali diversi. L’integrazione regionale con i partner storici probabilmente avrebbe dato più vantaggi economici, ma l’Ucraina è un Paese sovrano e ha le sue ragioni. La nostra Unione servirà a farci progredire tutti”, precisa il ministro.

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Da sinistra a destra, Sergei Komlev di Gazprom Export e Davide Tabarelli, presidente Nomisma Energia (Foto: Evgeny Utkin)

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Aleksandr Krastilevsky, VP di Rosneft
(Foto: Evgeny Utkin)

E per quanto riguarda invece le questioni del gas o dell'energia in generale? All’argomento erano dedicate due sessioni con Aleksandr Krastilevsky, VP di Rosneft, (la maggiore compagnia al mondo per estrazione di petrolio che ha detiene il 20 per cento dell'italiana Saras) e con Sergei Komlev di Gazprom Export, il quale ha sottolineato che la Russia rimane una tra i pochi fornitori affidabili europei e che proprio nel 2013, di fatto, aumenta la sua fornitura europea. Anche per Marco Arcelli di Enel la quota russa nell'import europeo crescerà dall'attuale 24 al 36 per cento in 6-8 anni. E quindi, “L'Europa dipenderà sempre di più dalla Russia e per questo è importante preservare la nostra relazione”.

Ma non di solo energia si è discusso, che pur rimane fetta molto importante nei rapporti bilaterali Italia-Russia. Si è parlato di finanza, di innovazione, di agroalimentare. E di Expo 2015. “La Russia ha acquistato un padiglione enorme, da 4.000 m2”, ha detto Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015 Spa.

Proprio a questo proposito si è parlato dei visti che rallentano molto il turismo (e gli affari) tra Mosca e Roma. “Dopo anni di separazione, è arrivato il momento di rafforzare l’intesa con la Russia, che per l’Ue rappresenta una grande opportunità. Per questo occorre partire dalla modifica delle regole per i visti d’ingresso: a dicembre 2013 presenteremo una nuova proposta al Parlamento europeo e agli Stati membri per rendere più flessibili le regole per la concessione dei visti”, ha affermato il vice presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani.

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Da sinistra a destra, a Verona, Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia e organizzatore del Forum Eurasiatico, e Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo (Foto: Evgeny Utkin)

A conclusione della due giorni, Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia e dell'Associazione Conoscere Eurasia, nonché ideatore dell'evento, ringraziando tutti, ha detto che “il Forum punta a creare un ponte tra i due mondi, un ponte oggi ancor più facile da percorrere dopo la nascita dell’Unione doganale. Il valore degli scambi dell’area dell’Unione, secondo le elaborazioni del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo, crescerà nel prossimo biennio del 16 per cento e sfonderà il muro dei 40 miliardi di euro. Ma, per attuare un salto di qualità, occorre fare sistema e soprattutto investire e creare partnership con le imprese russe, kazake, bielorusse, cinesi, azere, ucraine e altre”. 

Il prossimo appuntamento a Verona per il Forum Eurasiatico è per il 23 e 24 ottobre 2014.

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