Vladimir Putin durante la conferenza stampa conclusiva al termine del G20 di San Pietroburgo (Foto: Ufficio Stampa)
Solitamente il summit del G20 non si occupa di guerra. Il più delle volte, infatti, è dedicato alla finanza. Così, mentre la mancata soluzione della crisi siriana alla conferenza che si è tenuta a San Pietroburgo ha messo in ombra ogni altro aspetto dell’incontro, molti osservatori hanno seguito da vicino il G20 per assicurarsi che dettasse le linee per un atteggiamento comune, da adottare riguardo al sistema finanziario internazionale. In anni recenti, infatti, durante la crisi finanziaria il summit ha giocato un ruolo determinante per placare le acque.
Dunque, questione siriana a parte, cosa è stato deciso questa volta? I Paesi membri hanno compiuto dei progressi verso una maggiore cooperazione fiscale internazionale, anche se tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo persistono delle differenze riguardo ai livelli di debito nazionale.
“Uno degli elementi chiave all’ordine del giorno era la riforma strutturale - spiega Evsey Gurvich, membro del Consiglio degli esperti del G20. - Si tratta di riforme volte a migliorare l’efficacia dell’economia e del clima d’investimenti. Per raggiungere questo obiettivo, ogni Paese ha adottato un piano individuale, che prevede misure che vanno dalla riduzione dell’onere fiscale sugli imprenditori al miglioramento delle infrastrutture”.
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I Paesi
Brics sono compatti?
Al di là della Siria, ciò che
ha destato maggiore interesse è stato l’annuncio con cui Vladimir Putin ha
dichiarato che i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) hanno trovato
un accordo sulla creazione di un fondo di cento miliardi di dollari da
destinare alla stabilizzazione dei mercati valutari. La decisione rappresenta
un’alternativa concreta al sistema finanziario globale delineato dal Fmi e
dagli accordi di Betton Woods.
L’iniziativa segnerebbe il primo grande passo verso la creazione di istituzioni comuni all’interno del gruppo, capace di conferire un maggior peso alle sue decisioni.
“I Paesi in via di sviluppo come la Cina e la Russia esigono più voce in capitolo circa il modo in cui organizzazioni come il Fondo Monetario Internazionale spendono il loro denaro, dal momento che adesso sono loro i creditori - afferma Martin Gilman, ex direttore del Fmi in Russia. - E così facendo hanno inviato un chiaro segnale al Fmi: se questo continuerà a essere dominato dai vecchi poteri, nascerà una seria concorrenza”.
Il G20 sul debito
In teoria, il tema del debito
rappresentava la principale priorità del summit. I Paesi del G20 avevano già
esaminato in precedenza gli obiettivi per la riduzione del debito, ma l’idea
non era andata a buon fine.
Tuttavia il tema della gestione e della sostenibilità del debito pubblico è stata essenzialmente rinviata, spiega Gilman, forse a causa delle ampie divergenze tra le posizioni degli Stati membri.
La Russia, che ospitava il summit, ha un rapporto debito-Pil molto basso, pari all’11 per cento, mentre quello dell’Eurozona è al 92,2 per cento e quello dell’America era, alla fine di marzo 2013, del 103 percento (pari a 16,7 trilioni di dollari).
“Potendo contare su delle riserve che superano i cinquecento miliardi di dollari, le autorità russe possono fare ciò che vogliono della propria valuta”, ha dichiarato a Bne Tim Ash, principale stratega della Standard Bank.
Tuttavia, ad oggi le autorità russe hanno resistito ai tentativi di indebolire il rublo, stimolando di conseguenza le esportazioni, preferendo concentrarsi invece sul conseguimento di una crescita di sostenibile sul lungo termine, attraverso il miglioramento delle istituzioni.
Al summit la Russia ha insistito sull’importanza di attuare delle riforme strutturali, considerate necessarie sia a livello nazionale che internazionale.
“La Russia si è impegnata a ridurre le barriere amministrative e a limitare la regolamentazione statale dell’economia. Si è impegnata inoltre ad aumentare il numero delle attività economiche che non richiedono alcuna forma di regolamentazione, portandole da 36 a 50 entro il 2018. Ciò contribuirà ad aumentare la componente di investimenti dell’economia, portandola al 27 per cento entro il 2018”, ha detto Gurvich.
La lotta all’evasione fiscale
Mentre sui temi dell’austerità
e della riduzione del debito si sono evidenziate delle crescenti divergenze di
opinione tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo, l’evasione
fiscale e i paradisi fiscali offshore sono stati, a sorpresa, dei punti di
condivisione unanime.
“Gli accordi più costruttivi e specifici raggiunti al G20 riguardano la tassazione internazionale - afferma Gurvich. - Per poter finanziare altre iniziative previste dal summit, come la creazione di nuovi posti di lavoro e nuove infrastrutture, occorrerà riuscire a ottimizzare le finanze. A questo fine, sono stati individuati tre punti: innanzitutto, la creazione, entro il 2015, di un nuovo sistema automatico di scambio di informazioni tra i luoghi in cui le imprese internazionali pagano le tasse. L’iniziativa ha lo scopo di minimizzare le modalità legali e illegali a cui le compagnie ricorrono al fine di pagare meno tasse. In secondo luogo: la standardizzazione, di qui a 18-24 mesi, della legislazione fiscale dei diversi Paesi, al fine di minimizzare le possibili scappatoie. E infine, l’ottimizzazione delle norme che governano la capacità delle compagnie di cambiare residenza fiscale nelle diverse giurisdizioni”.
G20, austerity contro spesa: l'appello della Russia
Il sostegno dato dalla Russia a questo punto fa seguito all’adozione, avvenuta nell’ultimo anno nel Paese, di stringenti leggi anti-corruzione che vietano ai funzionari pubblici di detenere conti bancari o proprietà immobiliari all’estero.
Lo spettro della guerra
La maggior parte delle
iniziative qui elencate sono state messe in ombra dall’incombente minaccia di
un attacco Usa in Siria. “L’attenzione al G20 è stata distratta dalla questione
siriana, ha detto Gilman. Aggiungendo: “La riduzione del debito e le riforme
strutturali non hanno ricevuto l’attenzione che meritavano”.
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