Russia e Wto: eguaglianza senza fraternità

A settembre 2012, il parlamento russo ha approvato una legge che impone una tassa sulla rottamazione di tutte le auto importate (Foto: Itar-Tass)

A settembre 2012, il parlamento russo ha approvato una legge che impone una tassa sulla rottamazione di tutte le auto importate (Foto: Itar-Tass)

Gli esportatori europei di automobili non hanno apprezzato l’introduzione della tassa sulla rottamazione, necessaria a tutelare l’ambiente

Nel 2012, dopo un’attesa record di diciotto anni, la Russia è finalmente entrata a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). Uno degli ultimi grandi ostacoli alla sua adesione riguardava i dazi all’importazione di veicoli esteri. Nell’ultimo decennio, per indurre i principali costruttori di automobili a produrre i propri veicoli (e, in un secondo tempo, i pezzi di ricambio) sul suo territorio, la Russia aveva adottato l’astuta strategia “della carota e del bastone”. E con l’ingresso nel Wto si trovava improvvisamente minacciata.

I negoziati raggiunsero un compromesso: entro il 2018 i dazi sulle auto importate sarebbero diminuiti dal trenta al quindici per cento, mentre quelli sui camion sarebbero passati dal dieci al cinque per cento, aprendo più che mai il fiorente mercato automobilistico nazionale (il cui valore si aggira attorno ai settanta miliardi di dollari) alla competizione dei produttori dei vicini Paesi europei.

A settembre del 2012 (dichiarato dallo stesso Vladimir Putin “anno dell’ecologia”), il Parlamento russo ha però approvato una legge che introduce una tassa sulla rottamazione di tutti i veicoli importati.

L’iniziativa ha fatto gridare allo scandalo la Ue, secondo la quale l’iniziativa altro non era che un gesto di velato protezionismo. In un’intervista rilasciata alla Reuters Fredrik Erixon, direttore del Centro europeo per l’economia politica, con sede a Bruxelles, ha definito la tassa “apertamente discriminatoria”, aggiungendo che “la Russia finirà per essere denunciata da molti Paesi”.

La nuova imposta oscilla tra i 550 dollari, per alcune auto nuove, e un massimo di 55.000 dollari per i camion di vecchia costruzione (la cifra da pagare è commensurata all’età e ai costi di rottamazione del veicolo). Stando a Narek Avakyan, analista di AForex, nei primi due mesi dalla sua entrata in vigore la tassa ha portato nelle casse di Mosca più di duecento milioni di dollari.

Un dato che non sorprende, se si considera che il 22 per cento dei veicoli in circolazione nel Paese ha più di vent’anni. Il tasso di rottamazione intanto varia tra l’uno e il tre per cento (meno della metà rispetto alla media europea, che è pari al sei per cento), il che rende il problema dello smaltimento e dell’impatto ambientale dei veicoli particolarmente urgente per il fiorente mercato nazionale dell’auto.

I produttori russi di automobili sono stati esentati dall’imposta, a patto che si impegnino ad aprire in tutte le regioni che contano più di 500mila abitanti dei centri per la raccolta e la rottamazione dei veicoli (secondo il quotidiano economico Kommersant, in alcune aree remote del Paese i produttori di automobili a questo fine avrebbero unito le proprie forze).

Tuttavia, l’Ue non crede che i produttori di auto russi terranno fede a questo impegno, e ritiene quindi che l’iniziativa si tradurrà per loro in un ingiusto vantaggio. “L’Europa si aspettava [dall’ingresso della Russia nel Wto] un’effettiva riduzione dei dazi -, spiega Sergei Udalov, direttore dell’agenzia di statistica Avtostat. - Invece, i produttori che non hanno degli stabilimenti in Russia non hanno tratto alcun vantaggio dalla riduzione dei dazi [a causa della tassa sulla rottamazione]. L’Europa teme che la promessa dei produttori russi di automobili di rottamare i veicoli non avrà alcun impatto sul prezzo dei loro prodotti”.

Per far fronte alle critiche, il governo russo ha recentemente annunciato che tutti i produttori dovranno pagare la tassa entro la fine del 2013, in modo da creare delle condizioni di mercato eque e tutelare l’ambiente. “Naturalmente -, ha aggiunto Udalov, - per il Wto la cosa migliore sarebbe quella di abolire qualsiasi dazio”.

Tuttavia la completa eliminazione dell’imposta è fuori discussione, poiché questa protegge anche i produttori nazionali – presenti soprattutto nei segmenti inferiori del mercato – dall’importazione di auto usate (per le quali la tassa è più alta).

“Si tratta di un tema critico per le compagnie russe che producono camion, che dal crollo sovietico registrano ottimi risultati. L’eliminazione della tassa sullo smaltimento dei veicoli esteri potrebbe significativamente minare la competitività di marchi come Kamaz, che il governo considera strategico”, ha detto Bogdan Zykov, di BKS Express.

“I legislatori russi, come quelli di altri Paesi, vogliono far coincidere gli interessi del Wto con quelli dei produttori nazionali -, ha affermato Roman Tkachuk, analista senior di Nord Capital. - Adesso sarà interessante vedere se qualche membro del Wto tenterà si opporsi alle nuove norme, ritenendole non conformi alle regole dell’organizzazione”.

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