Petrolio che se ne va

Il colosso russo del petrolio Rosneft (Foto: AFP/East News)

Il colosso russo del petrolio Rosneft (Foto: AFP/East News)

Siamo all'inizio del tramonto dell'era dell'oro nero, secondo numerosi esperti. La Russia è pronta al cambiamento?

Siamo all'inizio del tramonto dell'era del petrolio, che si è protratta per tutto il XX secolo, e in un futuro non lontano l'oro nero cesserà di essere un bene di prima necessità: è l'opinione di numerosi esperti. La Russia è preparata a questi cambiamenti?

Gli obiettivi della scienza petrolifera
La geologia degli idrocarburi è uno dei rami della geologia applicata. Gli ultimi quarant'anni sono stati un periodo importante per lo sviluppo di questa branca della scienza, e non ultime sono state in questo senso l'Urss e la Russia. Nel periodo appena citato sono stati scoperti nuovi straordinari giacimenti, e si è considerato come obiettivo principale il semplice incremento delle estrazioni. Oggi invece sono in corso dei cambiamenti storici, e sta cambiando l'equilibrio delle forze, spiega il direttore dell'Istituto per i problemi del gas e del petrolio dell'Accademia russa delle Scienze e del Ministero dell'Istruzione della Federazione Russa Anatolij Dmitrievskij.    

"I Paesi leader si trovano di fronte a problemi molto seri, dalla cui soluzione dipende il futuro del mondo intero. Si può affermare che ci troviamo all'inizio del declino dell'era del petrolio, che è durata per tutto il XX secolo, - afferma lo studioso. - Nel corso di tutti questi anni proprio il petrolio ha determinato il progresso tecnologico. Il motore a combustione interna ha cambiato fisionomia al mondo, consentendo un aumento inimmaginabile della produttività del lavoro. La rapida crescita della popolazione nei Paesi in via di sviluppo porta a un aumento della domanda di petrolio. D'altro canto, le riserve di quest'ultimo nelle viscere della terra sono limitate. I metodi di estrazione tradizionali non sono sufficienti a soddisfare la necessità di petrolio. Con l'aumento dei prezzi del petrolio, diventano concorrenziali nuove tecnologie, un tempo sconosciute". 

Per la Russia diventa più che mai di attualità determinare cosa sia necessario fare per superare la sua dipendenza dai prezzi del petrolio. "Il livello dei prezzi del petrolio in un futuro prossimo, in una prospettiva a breve e a medio termine, è solo uno dei problemi, - afferma lo scienziato. - È chiaro soltanto che se i prezzi superano i 150 dollari al barile, l'industria automobilistica è in grado di darci un motore economico, che consuma pochissima benzina. La questione della domanda di petrolio, e di quanto durerà il periodo di rialzo dei prezzi del petrolio, è particolarmente complessa per la Russia".

Il gas ricavato dal bitume: uno spauracchio o una rivoluzione?
Le estrazioni di gas da scisto bituminoso negli ultimi anni sono aumentate. Ormai non se ne interessano più soltanto gli Usa. I giacimenti di gas da bitume scoperti finora si trovano in 38 diversi Paesi. La Cina ha cominciato a occuparsi seriamente del gas estratto da rocce e sabbie bituminose. L'Europa occidentale per il momento non mostra un interesse particolare per il gas da scisti bituminosi, anche se, essendo impegnata nella ricerca di alternative al gas russo, in una prospettiva a lungo termine, prevede anch'essa di avviarne l'estrazione.

In breve, la situazione del gas da scisti bituminosi si è rivelata più importante di quanto non credessero le autorità russe. Nell'agosto 2012 il viceministro per lo Sviluppo Economico Andrej Klepach ha dichiarato che in passato il gigante russo del gas Gazprom aveva sottovalutato la portata della cosiddetta rivoluzione del bitume, ma che ora la sta prendendo in seria considerazione. 

Ad ottobre 2012, poi, si è interessato alla questione anche Vladimir Putin, che ha parlato del pericolo rappresentato per Gazprom dai cambiamenti globali nel mercato delle fonti di energia, che sono conseguenza dell'aumento dei volumi di gas estratto dagli scisti bituminosi, e ha incaricato il Ministero dell'Energia di correggere lo schema generale di sviluppo del settore del gas programmato fino al 2030. 

Tutto ciò non sarebbe niente, se non vi fosse stata persino la seconda rivoluzione del bitume, quella del petrolio. Si è scoperto che dagli scisti si può ricavare anche l'oro nero, esattamente allo stesso modo del gas. Solo adesso cominciano ad apparire i primi impianti, ma è già chiaro che rappresentano una prospettiva notevole. Secondo le stime degli esperti occidentali, le riserve di petrolio da bitume negli Usa sono cinque volte maggiori di quelle di petrolio comune nell'Arabia Saudita.

Per Gazprom questa rivoluzione si è rivelata una minaccia ancora maggiore di quella del gas. Se la compagnia ancora oggi non è intenzionata a investire risorse negli impianti di estrazione del gas dagli scisti bituminosi, è seriamente intenzionata invece a occuparsi del petrolio da bitume.

Le innovazioni nel settore oil & gas
Un altro problema per la Russia è rappresentato dal fatto che gli esperti di anno in anno constatano la mancanza di una grande quantità di innovazioni russe efficaci nel settore oil & gas. "In Russia in generale vi sono numerosi impianti di estrazione, ma il problema principale è la commercializzazione e l'inserimento nell'industria degli idrocarburi", è l'opinione di Konstantin Nadenenko, direttore degli investimenti venture della società per azioni Leader.

"Instaurare i giusti rapporti con le gigantesche compagnie petrolifere è un compito complesso. Questo tipo di strategia di business esercita un'influenza maggiore sul mercato globale che non su quello della Russia. Appunto perché là funzionano meglio dei veri rapporti di mercato. Non sono convinto che sia un problema esclusivamente russo, perché le grandi compagnie esistono anche in altri Paesi. Da un lato, le persone incaricate di prendere le decisioni operano con grandi somme, e per loro il rendimento delle start up non è molto attraente. Dall'altro lato, esaminando l'idea di integrare nuove tecnologie nei loro processi, essi comprendono che eventuali errori verrebbero a costare cari. Esagerando, si potrebbe dire che non vediamo una grande differenza tra BP, ad esempio, e Rosneft".

"È anche vero che sul mercato internazionale c'è una grande categoria di compagnie di servizi tecnologici, che concorrono tra loro ad armi pari per attrarre l'attenzione delle grandi compagnie: per esse è molto importante chiarire in che cosa sono migliori dei loro concorrenti. Esse dispongono di risorse e di autorità, cercano di trovare e introdurre qualcosa di nuovo. Partecipano realmente al processo di concorrenza tecnologica.  Gli appaltatori delle compagnie petrolifere russe mantengono saldi legami con i potenziali committenti, e nel nostro paese la concorrenza non favorisce molto l'innovazione".

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