L'abolizione del dazio sulla rottamazione delle auto potrebbe portare a un'esplosione del mercato di vetture usate dall'estero (Foto: Itar-Tass)
Il dazio sulla rottamazione è diventato la nuova pietra di inciampo nei rapporti tra la Russia e l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). Le regole dell’Organizzazione e gli importatori di automobili chiedono che venga abolito, mentre i produttori che possiedono i propri impianti in Russia preferiscono che venga mantenuto.
Nell'estate del 2012, la Russia è diventata ufficialmente il 156mo Paese membro del Wto. A quanto pare, i documenti erano stati siglati già da tempo, eppure il dibattito riguardante i dettagli sembra non essersi ancora placato.
In occasione del Forum economico annuale Gaidar, con cui si è aperto il 2013, e che ha riunito attorno allo stesso tavolo rappresentanti del mondo degli affari e funzionari, la discussione ha riacquistato vigore. Il tema centrale dell’acceso dibattito è stato il rispetto delle regole del Wto.
Il ministro dell'Industria e del Commercio, Denis Manturov, ha nuovamente dichiarato che la Russia non ha intenzione di rinunciare al dazio sulla rottamazione dei veicoli importati nel Paese o prodotti sul suo territorio. Il ministro ha inoltre sottolineato che questo è solo l’inizio e che in futuro tale tassa potrebbe essere introdotta anche su altri beni.
Il responsabile del Wto, Pascal Lamy, è rimasto francamente sconvolto da tali dichiarazioni: “Sono rimasto piuttosto sorpreso dal fatto che i funzionari russi continuino a parlare del Wto come se fosse un progetto futuro, quando in realtà vi sono già dentro! È giunto il momento di riconoscerlo e di accettare e rispettare le sue regole, senza questionarle”.
Pascal Lamy si è, in ogni caso, rifiutato di chiarire se il mantenimento del dazio sulla rottamazione rispetti o meno gli impegni presi dalla Russia dopo 19 anni di negoziati. Secondo il direttore del Dipartimento per le trattative commerciali del Ministero dello Sviluppo Economico, Maksim Medvedkov, diversi Paesi membri del Wto applicano senza problemi un dazio sulla rottamazione, mentre in Cina, India e Brasile, vige persino un divieto sulle importazioni di auto usate, e ciò non causa alcun tipo di malcontento.
Ciononostante, non appena la Russia ha aderito al Wto, Stati Uniti e Unione Europea si sono subito lamentati formalmente della presenza del dazio sulla rottamazione. L'importo di tale dazio, che è stato introdotto in Russia il 1° settembre del 2012, si è mantenuto al livello dei dazi sulle importazioni in vigore nel Paese ancora prima dell’adesione all'Organizzazione mondiale del commercio. Si va dai 20mila rubli per le auto leggere ai 150mila per i camion. Quanto più vecchio è il mezzo tanto più alto è il dazio applicato. Ed è per questo che Stati Uniti e Unione Europea hanno presentato le loro lamentele formali.
In sostanza, tutte le critiche avanzate dagli importatori americani ed europei riguardano principalmente le auto usate, giacché su quelle nuove il dazio è minimo e le imprese straniere, che hanno localizzato la propria produzione in Russia, ne sono semplicemente esonerate. “Queste società sono perlopiù interessate a preservare il dazio sulla rottamazione”, dichiara Oleg Afanasev, responsabile delle relazioni pubbliche della società “Kamaz”.
“L’usato automobilistico costituisce una seria minaccia per le macchine nuove, soprattutto per quanto riguarda il mercato dei veicoli industriali. Molte imprese europee e operatori privati si liberano dei mezzi usati, a prezzi stracciati, e questo rappresenta una minaccia per i mercati non protetti”, aggiunge. Stando alle stime di Oleg Afanasev, l’abolizione del dazio potrebbe causare una riduzione della quota di mercato dei produttori russi di camion e, di conseguenza, una sospensione parziale della produzione di autocarri pesanti. “Se per ora, sul mercato russo dei veicoli pesanti, la quota del gruppo Kamaz è pari al 34 per cento, qualora il dazio venisse abolito, essa potrebbe scendere fino al 18-25 per cento”, avverte Oleg Afanasev.
In altre parole, sia per l'industria automobilistica nazionale che per le società estere con stabilimenti di produzione in Russia, il dazio sulla rottamazione è una questione di competitività. In questo momento, ad esempio, è diffusa la seguente pratica: chi cede in permuta la propria vecchia auto riceve uno sconto sull’acquisto di una macchina di produzione nazionale o straniera, importata in Russia. Qualora le auto usate inondassero il mercato, questo tipo di “scambio” registrerebbe un calo significativo della domanda. Secondo il presidente dell'Istituto di strategia nazionale, Mikhail Remizov, il dazio sulla rottamazione stimola la localizzazione della produzione in Russia, la quale, a sua volta, fa in modo che una parte delle imposte rimanga nel Paese, e crea, parallelamente, nuovi posti di lavoro.
“Il dazio sulla rottamazione, alla fine, non è che una misura protezionistica -, ha commentato Michail Remizov. - Il mercato automobilistico russo è in crescita e il governo dovrebbe sfruttare questa crescita per affrontare alcuni dei problemi strutturali del settore stesso, come, ad esempio, la localizzazione della produzione, o il rispetto degli standard ambientali da parte dei veicoli. Ciò risulterebbe possibile solo qualora il governo agisse in qualità di regolatore attivo”.
Ciononostante, secondo gli esperti, è difficile dire se il mantenimento o l’abolizione del dazio sulla rottamazione possa essere così determinante per l'intero mercato, dal momento che è solo uno degli strumenti protezionistici. Accanto alle misure tariffarie a sostegno dei produttori nazionali, ci sono anche misure per le infrastrutture e forme di sostegno alle imprese da parte dello Stato. “Il futuro dell'industria automobilistica nazionale dipende più che altro dal volume degli investimenti in detto settore e da condizioni favorevoli, non per l’assemblaggio delle autovetture, bensì per la produzione di impianti e componenti che potrebbero essere utilizzati da imprese diverse, sia estere che nazionali”, ritiene Andrei Birjukov, membro del consiglio di amministrazione di Ë- auto.
In ogni caso, la Russia, per il momento, non è disposta a rinunciare ai propri interessi. Secondo Pascal Lamy, la parte russa potrebbe ancora risolvere, in modo “informale”, questa controversia con gli altri membri del Wto. E solo nel caso in cui il consenso non venga comunque raggiunto, la questione verrà sottoposta a un’udienza ufficiale.
“La filosofia dei membri del Wto è la seguente: si possono infrangere le regole, finché ciò risulta redditizio e non si rischia di incorrere in sanzioni. Spesso i Paesi membri dell’Organizzazione, perseguendo i loro obiettivi, incorrono in violazioni o considerano tutto ciò un rischio accettabile. Il punto principale, qui, è contare su meccanismi negoziali e giuridici adeguati”, ha detto Mikhail Remizov.
Il male non è infrangere le regole, bensì infrangerle in un modo incompetente. Uno dei problemi principali dell’adesione della Russia al Wto, oggi, non è l'abolizione o il mantenimento del dazio sulla rottamazione, bensì la questione dell’efficacia dei sistemi negoziali e giuridici del Paese. Per il momento non è chiaro se la Russia riuscirà a costruire questi processi.
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