Nonostante gli ostacoli messi da Bruxelles, solo South Stream di Gazprom sarà in grado di rifornire l'Europa (Foto: Grigory Sysoev / RIA Novosti)
Grecia, Italia e Albania prevedono di siglare ad Atene un accordo intergovernativo sulla realizzazione di un gasdotto che attraverserà l’Adriatico (Trans Adriatic pipeline, Tap). Il nuovo gasdotto partirà dalla città greca di Komotini e transiterà in Albania per approdare sulla costa adriatica fino al porto di Brindisi.
Riuscirà il gasdotto Trans-Adriatico a far concorrenza a South Stream? Abbiamo sentito a questo proposito l’opinione di un esperto, Konstantin Simonov, direttore generale del Fondo russo per la sicurezza energetica nazionale: “Tale opzione viene vista ormai dall’Unione Europea come una priorità, ma nessuno dei progetti europei per il trasporto del gas dal Tap al famoso Nabucco, al gasdotto transanatolico Tanap o al ridicolo White Stream - che si estende dalla Georgia fino all’Europa – non potrebbero competere in alcuna misura con il nostro South Stream, per una semplice ragione: tutti questi gasdotti, senza eccezione, si riforniranno da un unico giacimento di gas naturale che è situato in Azerbaijan! E più precisamente presso il secondo giacimento dello Shah Deniz, il cui sfruttamento è previsto per il 2017, anche se l’effettiva estrazione non comincerà prima del 2018-2019. Inoltre, la sua potenzialità è di 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno, di cui 6 miliardi andranno alla Turchia e solo 10 approderanno sul mercato europeo. Come potrebbe dunque competere con South Stream, la cui portata è di 63 miliardi di metri cubi?”.
Alla domanda se gli europei potrebbero prendere in considerazione altre fonti di gas naturale oltre a quella azera, Simonov risponde: “In effetti si erano prese in considerazione le opzioni di Iraq, Iran e Turkmenia, ma per quanto concerne l’Iraq, si è poi scoperto che le valutazioni erano errate. Tutto il gas presente in Iraq è destinato al fabbisogno interno dell’economia, che è in rapida crescita. Dagli iraniani l’Europa non può acquistare materie prime per ovvie ragioni politiche legate all’embargo. Per ricevere il gas turkmeno occorre realizzare una rete di condotte sotto il Caspio, ma non è possibile, poiché non è ancora stato definito lo status giuridico del Caspio: non si sa se si tratti di un mare oppure di un lago. Sono ormai 10 anni che i turkmeni cercano di intimorirci dicendo che da un giorno all’altro cominceranno a costruire… Eppure sanno che una violazione delle norme internazionali provocherebbe una reazione seria, forse addirittura di tipo militare, da parte della Russia. (...) Insomma, l’Europa può solo riporre le sue speranze su Baku. Ma quando otterrà questo gas non lo si sa ancora, mentre la base del giacimento di South Stream è un fatto acclarato: verranno costruite due condotte che collegheranno la stazione di compressione Rosskaja con il sistema dei nostri gasdotti, che pompano il combustibile azzurro dai giacimenti di Yamal. Il problema del riempimento dei tubi per noi non esiste e questo è un argomento di capitale importanza per un investitore. Insomma, nessun accordo intergovernativo sulla costruzione del gasdotto Trans-Adriatico potrà accelerare la realizzazione del progetto, se non esistono garanzie sulla fornitura del gas”.
I gasdotti Nabucco e Trans-Adriatico, che per il momento esistono soltanto sulla carta, hanno già ricevuto lo status di “autostrade transeuropee”. Rientrano, in altri termini, sotto la giurisdizione del Terzo Pacchetto Energia. Ma Bruxelles non sembra avere fretta di attribuire questo status anche a South Stream. “Ed è questo il problema principale”, rileva Simonov.
Non esiste ancora un accordo con gli europei su come il Terzo Pacchetto Energia, allo scopo di liberalizzare il mercato del gas, regolerà l’accesso a South stream di tutti gli altri fornitori di materie prime che non siano russi. L’Unione Europea potrebbe naturalmente costringere gli azionisti della parte terrestre di South Stream a opzioni alternative.
Ma l’unica “alternativa” potrà essere in tal caso solo il gas azero. Allora sul confine turco-bulgaro, dove si progetta di far arrivare la variante tronca del percorso del Nabucco (il Nabucco-Ovest) occorrerrà costruire un argine all’ingresso di South Stream. E il problema qui sarà che, con una simile modalità di distribuzione della preziosa materia prima azera all’Europa non resterà niente.
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