La scommessa vincente delle pmi italiane in Russia

In primo piano, il presidente del Gim Unimpresa Vittorio Torrembini (Foto: per gentile concessione di Vittorio Torrembini)

In primo piano, il presidente del Gim Unimpresa Vittorio Torrembini (Foto: per gentile concessione di Vittorio Torrembini)

Il Gim, Gruppo Imprenditori Italiani a Mosca, a breve nuova Confindustria Russia, dal 1995 sostiene le aziende Made in Italy che sfidano l'Est. Il presidente Vittorio Torrembini: "Qui ci sono grandi opportunità"

Mettere in rete le aziende, affinché possano spalleggiarsi l’una con l’altra. Creare un percorso virtuoso tra chi è già presente sul mercato, e chi si sta affacciando solo ora. Stabilire buoni rapporti con le autorità locali, mostrando comunque di avere alle spalle il sostegno e l’appoggio delle istituzioni italiane. Questi consigli Vittorio Torrembini li dà da anni. E assicura: “Le opportunità che al giorno d’oggi la Russia offre sono di gran lunga superiori rispetto ai rischi che qui si corrono”.

Presidente del Gim Unimpresa (Gruppo Imprenditori Italiani a Mosca), associazione che dal 1995 promuove e sostiene le imprese italiane in Russia, Vittorio Torrembini ha assistito in prima persona al fiorire di questa “Terra Promessa” che oggi attira quasi il 40 per cento delle imprese italiane che decidono di investire all’estero. E anche se lo Stivale è diventato il quinto partner commerciale della Federazione Russa dopo Cina, Germania, Paesi Bassi e Ucraina, continua a non essere semplice affermarsi in un Paese grande 55 volte l’Italia, dove burocrazia e corruzione pesano almeno tanto quanto il suo passato burrascoso, tutt’altro che lontano. “Negli ultimi anni, comunque, grazie anche al lavoro portato avanti dai nuovi gruppi dirigenziali russi, per gli stranieri la vita è diventata molto più semplice”.

Arrivato in Russia negli anni della perestrojka, Vittorio Torrembini ha assistito in prima persona al radicale mutamento di questo Paese. “Quando sono arrivato io, nel 1989, non c’era nessuna impresa italiana che produceva in questo territorio – racconta -. Col tempo abbiamo completamente cambiato pelle: è mutato l’atteggiamento di quelli che lavorano qui, a differenza di chi invece è rimasto in Italia, dove c’è ancora troppa disinformazione nei confronti della Russia: manca un’analisi vera di questo Paese e dei processi che sono in corso”.

Oltre 150 le imprese iscritte al Gim. Fra esse, si contano nomi importanti come De’Longhi, Alitalia e Ariston. La parte del leone, comunque, la fanno le piccole e medie imprese. “Per questo motivo il nostro obiettivo – dice -, è quello di creare strumenti che possano agevolare l’attività delle pmi. Cercando di eliminare quegli ostacoli che da parte russa e italiana si incontrano nello sviluppo dell’attività commerciale”.

Fra le assenze che più di tutte pesano sull’attività delle imprese italiane che operano in Russia, c’è la mancanza di grosse strutture logistiche italiane. “Basti pensare che la maggior parte dell’ortofrutta italiana e i fiori di Sanremo vengono venduti in Russia attraverso l’Olanda – spiega Torrembini -. L’idea, quindi, è quella di costruire un centro logistico italiano che possa aiutare le nostre aziende: una struttura che riesca a gestire la parte logistica per quelle imprese che devono esportare a Est, offrendo loro assistenza sul piano doganale, tenendo le merci e sdoganandole al momento giusto”. Il centro dovrebbe nascere alla periferia di Mosca, allargandosi col tempo anche ad altre regioni.

La questione delle dogane, d’altronde, “è una sfida che la Russia deve affrontare”. Così come quella dei visti: “Una palla al piede dell’Europa, più che della Federazione”. “I documenti di ingresso – spiega Torrembini -, creano grossi svantaggi al settore del turismo. Ed è una battaglia che l’Europa prima o poi dovrà combattere”.

Nonostante la pesante burocrazia, quando l’Est chiama, il Made in Italy ha imparato a rispondere. Non senza dubbi e perplessità, comunque. “Le domande che mi sento rivolgere più spesso da parte degli imprenditori – confessa il presidente del Gim -, riguardano il modo di trovare distributori in Russia e contatti con le aziende. E se sia necessario o meno costituire una società mista. Per quanto riguarda la prima questione, io suggerisco sempre di fare il primo passo in collaborazione con gli uffici dell’Ice. In merito all’ultima perplessità, la mia risposta è sempre la stessa: considerando la diversa mentalità imprenditoriale dei russi, la migliore società mista che si possa creare in questo Paese ha un numero dispari di soci inferiore a tre”, dice Torrembini, con ironia.

“A parte gli scherzi – prosegue -, il Gim fa parte del sistema Italia: siamo tifosi di questo Paese. Abbiamo ottimi rapporti sia con le istituzioni che in Russia rappresentano il Belpaese, sia con gli organi russi, con le regioni e i ministeri”.

Fra qualche settimana, poi, il Gim assumerà una nuova denominazione e diventerà a tutti gli effetti Confindustria Russia. “Dal punto di vista della nostra immagine diventeremo più importanti – conclude Torrembini -. Si tratta per noi di un grande passo che vedrà rafforzate sia le nostre possibilità che le nostre responsabilità”.

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