Beigbeder: “Ecco perché amo la Russia, un paese dove convivono modernità e valori tradizionali”

Vladimir Trefilov/Sputnik
Lo scrittore francese Frédéric Beigbeder, autore di “99 francs”, noto per la sua capacità di spaccare l'opinione pubblica sui temi più diversi, ha raccontato a Russia Beyond cosa lo lega alla Russia, un paese che egli visita con frequenza fin dagli anni Duemila

Enfant terrible della letteratura francese, autore di “99 francs”, romanzo che gli valse la celebrità (titolo italiano, “Lire 26.900”), Frédéric Beigbeder è un assiduo frequentatore della Federazione Russa. Talmente assiduo da essere stato coinvolto di recente nelle riprese di un film russo, “Éléphant”, nel quale interpreta la parte di un eccentrico mecenate francese. In occasione della presentazione di questo film lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto cosa ne pensa della Russia e del suo popolo, che egli, a quanto pare, ama e stima particolarmente. 

È solito venire molto spesso in Russia. Per quale motivo? Forse per la mentalità del suo popolo, per la bellezza delle donne? Per la vita super attiva delle città?

Ricordo che venni in Russia la prima volta subito dopo aver pubblicato il mio libro “99 francs”. Frequentavo posti con persone che non conoscevo e ci addentravamo in discorsi tutt’altro che banali. Mi facevano domande molto profonde. Sei felice? Sei innamorato? I tuoi genitori ti hanno amato? In Francia non mi era mai capitata una cosa simile. Nel nostro paese la gente pone domande di questo tipo solo dopo molti anni di amicizia. 

E così mi sono chiesto: ma chi sono queste persone? Chi sono i russi? Gli basta bere qualche bicchiere di vodka per diventare subito molto “intimi”. È un tratto molto russo, mi piace, perché non mi piace perdere tempo in chiacchiere.

Gli americani, invece, sono esattamente il contrario: negli Stati Uniti la gente fa finta di esserti amica. “Sei stupenda! Sei bellissima! Oh, è così bello vederti!”. Ma alla fine non ti chiamano mai e non ti fanno mai domande importanti. Magari ci si vede spesso, ma non ti chiederanno mai nulla sui tuoi genitori o sulla tua vita sentimentale. Ne rimasi molto colpito già 20 anni fa ed è per questo che tendo a venire in Russia con una certa frequenza. 

Se dovesse stilare una lista di autori russi moderni da pubblicare all’estero, quali nomi inserirebbe?

Indicherei sicuramente autori già tradotti, ma che amo molto: Viktor Pelevin, Lyudmila Ulitskaya, Vladimir Sorokin e Andrej Gelasimov. Mi piacerebbe però individuare scrittori russi nuovi.

Il mio grande problema con questo paese è che non parlo russo. Credo che potrei avere anche io un passaporto russo come Gérard Depardieu, ma per me sarebbe assurdo avere un documento russo senza parlare la lingua. Ho bisogno di seguire delle lezioni e imparare il cirillico. 

La storia del suo libro “The ideal” si svolge in Russia. Ha inoltre realizzato un film basato sul libro, dove mostra degli oligarchi russi che costruiscono parchi acquatici nelle loro residenze. Vede davvero la Russia come un luogo per feste infinite di modelle e oligarchi?

Quando arrivai qui, all’inizio degli anni Duemila, non era affatto un cliché: era davvero così! A Mosca e a San Pietroburgo sembrava di essere in un parco divertimenti per adulti. Era una cosa pazzesca. Oggi invece non è più così. A quel tempo il senso di “liberazione” dal Comunismo era ancora molto presente. C’erano casinò e discoteche ovunque, come nella Shanghai di oggi. Sì, Shanghai è un po’ come Mosca 20 anni fa. 

Sono rimasto molto stupito da quello che ho visto e ormai Parigi, Londra e New York mi risultavano noiose. Mosca, invece, era il centro del mondo per chi voleva fare festa. Stavo scoprendo proprio questa realtà. E “The ideal” è nato proprio in quei giorni. Sono contento di aver scritto questo libro, così possiamo ricordare com’era la Russia 15 anni fa. 

Il film russo “Elephant”, che è stato presentato a Mosca, è ambientato a San Pietroburgo. Quale città preferisce, Mosca o San Pietroburgo?

Mi spezzerebbe il cuore dover scegliere. Esiste un famoso detto: “Bisogna vivere a Mosca e morire a San Pietroburgo”. Ormai ho una certa età, se vivessi a Mosca risulterebbe molto dannoso per la mia salute (ho una vita notturna molto attiva). Quindi credo che opterei per la bellezza di San Pietroburgo, con i suoi canali, la reggia di Peterhof… è tutto così bello!

Se poi dovessi scegliere, sceglierei San Pietroburgo a maggio: in quel periodo la città viene avvolta dalle notti bianche, che in realtà non sono bianche, ma dipingono il cielo dei colori viola e rosa. 

Lei ha realizzato dei film e dei libri sulla Russia e ha osservato il nostro paese a lungo, nel corso di questi anni. Quali sono, secondo lei, le principali caratteristiche dei russi oggi?

I russi continuano ad avere valori che noi oggi, in Francia, probabilmente abbiamo perso. Li abbiamo persi nel 1968. In Russia la gente è più religiosa, più legata alla famiglia, ci sono valori più tradizionali in Russia che in Francia, Spagna o Germania. Non so se sia meglio o peggio, ma è di sicuro interessante osservare questo fenomeno.

Lei ha appena descritto la Russia di 15 anni fa come una festa infinita di oligarchi e modelle. Come è cambiata la società nel corso degli anni? 

Voglio fare un esempio: questo weekend ero per strada con Sergej Minaev. C’era un’enorme folla di persone che beveva cocktail e bicchieri di vino nelle terrazze dei locali. Tutto questo 15 anni fa non esisteva, non c’era nessuno per strada. Le persone se ne stavano chiuse in casa, o nei club e nelle loro limousine, ma non uscivano in strada a bere qualcosa. Mosca oggi è più simile a Parigi... ed è fantastico!

 

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