“Così ho portato l’arte russa negli Usa”

Alexandre Gertsman Gallery
La galleria di arte contemporanea di Alexandre Gertsman è tra i centri culturali più importanti di Manhattan, punto di incontro per la comunità artistica di emigranti russi

Ha il merito di aver portato l’arte russa contemporanea in America. Lui si chiama Alexandre Gertsman ed è uno dei più importanti esperti e commercianti d’arte russa del mondo. Nel suo cv vanta di aver curato più di 40 mostre, alcune delle quali al National Museum of Women in the Arts di Washington.
“Ho deciso di lasciare la Russia dopo il colpo di Stato contro Gorbaciov – ha detto -. Avevo un buon lavoro, ma ho sempre pensato che il paese avrebbe potuto in qualsiasi momento finire di nuovo sotto qualche tirannia, e per questo ho preferito andarmene”.

Il grande passo
Quando Gertsman decise di lasciare la Russia aveva 34 anni. Specializzato in architettura, parlava ben poco inglese e non aveva alcun contatto negli Stati Uniti. In quel periodo un lontano parente di sua madre si offrì di aiutarlo.
Così iniziò a fare vari lavoretti per pagarsi un alloggio. Fino a quando venne assunto come guardiasala al Museo Guggenheim.
“Conobbi una persona che conosceva personalmente il celebre artista americano Mark Kostabi, che all’epoca collaborava con alcuni pittori russi. Fu così che incontrai i miei primi clienti – spiega Gertsman -. Mi chiesero di diventare il loro rappresentante. All’inizio non presi quest’offerta molto sul serio, ma decisi di provare”.
Così Gertsman iniziò a vendere quadri vicino al Museum of Modern Art di New York (MOMA), riuscendo a venderne alcuni a un prezzo di 200-300 dollari. Da lì nacquero i primi solidi contatti nel mondo dell’arte.
Artisti russi in prima fila
I suoi nuovi amici, anch’essi collezionisti d’arte, offrirono a Gertsman la possibilità di creare una fondazione per promuovere l’arte dell’Europa orientale e delle ex repubbliche sovietiche. La fondazione, fondata nel 1993, iniziò a organizzare mostre attivamente e ben presto Gertsman si rese conto che avrebbe dovuto lasciare il proprio lavoro al Guggenheim per occuparsi di questa nuova attività.

“Quando, all’inizio degli anni Duemila, si registrò il boom dell’arte russa negli Usa, io stavo già lavorando con i maggiori artisti russofoni di New York. Come ci sono riuscito? Prima che scoppiasse questa modo, loro stessi mi avevano contattato chiedendomi di mettere in risalto i loro lavori”.
Così, con il malloppo di opere d’arte già in mano, Gertsman è riuscito a sfruttare al massimo la crescente domanda di arte russa. Riuscendo da lì ad acquistare il proprio spazio espositivo.
La fine di un sogno
“All’inizio del XXI secolo si è registrata una terza ondata della moda russa nel mondo: gli oligarchi dell’ex Unione Sovietica hanno iniziato ad acquistare opere d’arte spingendo i prezzi verso l’alto”, ha spiegato Gertsman.
Le altre precendenti ondate si sono registrate negli Stati Uniti negli anni Settanta, con l’arrivo di artisti del calibro di Leonid Sokov, Aleksandr Kosolapov, Vitaly Komar e Aleksandr Melamid, e successivamente nel 1988, quando Sotheby’s ha organizzato la prima asta privata a Mosca.
La terza ondata si è conclusa nel 2008 con il crollo dei mercati finanziari globali.

Arte e politica
Secondo Gertsman, la politica ha un certo peso sulla domanda di arte. “I rapporti tra Russia e Usa stanno subendo forti pressioni, la situazione in Ucraina è incerta. E ora la maggior parte dei collezionisti non sa cosa aspettarsi dal futuro”. Ma Gertsman non segue i limiti imposti dalla politica e la sua prossima mostra darà ampio spazio a importanti artisti ucraini. “Io vado oltre la politica – spiega -. Sono nato nell’ucraina sovietica e ho studiato a Mosca. E preferisco non addentrarmi in certi argomenti. Gli artisti che espongono nella mia galleria devono essere in grado di mostrare il proprio stato d’animo. A volte non mi trovo d’accordo con le loro idee, ma accetto ugualmente il lavoro perché è così che dev’essere. Gli artisti hanno il diritto di esprimersi, mentre gli art manager dovrebbero dimostrarsi più imparziali”.

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