Conflitti letterari: come bisticciavano i grandi scrittori russi

Russian writers who hated each other

Russian writers who hated each other

Grigory Avoyan
Ideologia, vanità e contrasti personali hanno spesso portato i grandi della letteratura russa a inveire l'uno contro l'altro. Ecco le principali rivalità

Disegno di Grigorij AvoyanDisegno di Grigorij Avoyan

Dostoevskij disprezzava Turgenev e Bunin non riusciva a sopportare Nabokov. Ideologia, vanità e contrasti personali facevano sì che i grandi della letteratura russa spesso inveissero l’uno contro l’altro.

1. Dostoevskij VS Turgenev

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I due grandi rappresentanti della letteratura russa del XIX secolo avevano posizioni ideologiche del tutto divergenti. Ivan Turgenev, autore del romanzo “Padri e figli”, era un convinto occidentalista e liberale. Fedor Dostoevskij nei suoi romanzi “L’idiota” e “I demoni”, propagandava l’idea che i liberali stavano corrompendo la Russia, conducendola alla rovina e che i russi dovevano preservare la peculiarità della loro identità e la fede ortodossa.

Non sorprende quindi che i due scrittori non si amassero. Fin dalla giovinezza Turgenev, di ricche origini nobliari, stuzzicava il cupo collega. In una poesia satirica Turgenev aveva definito Dostoevskij “un foruncolo sul naso della letteratura”. Dostoevskij non nascondeva nelle sue reazioni la sua ostilità e s’indignava perché con tutta la sua ricchezza Turgenev riceveva per le opere che pubblicava dei compensi che erano il quadruplo dei suoi.

Ma il pretesto principale delle loro liti era l’ideologia. “Criticare la Russia è il massimo dei piaceri per tutta questa masnada di liberalucci” scriveva Dostoevskij nel 1867 in una lettera a un amico, parlando del nuovo romanzo di Turgenev “Fumo”. Turgenev all’epoca viveva in Francia e Dostoevskij gli suggerì sarcasticamente di acquistare un telescopio perché “altrimenti poteva essere difficile mettere a fuoco la Russia”. Turgenev si offese.

A irritarlo era lo psicologismo di Dostoevskij, il suo modo di scandagliare i neri abissi dell’animo umano. Quel “fetore acido e malato”, quel “rovello psicologico” che caratterizzavano i romanzi di Dostoevskij.

2. Esenin VS Majakovskij

Disegno di Grigorij AvoyanDisegno di Grigorij Avoyan

“Sai perché io sono un poeta e Majakovskij invece non si sa bene cosa sia, che professione svolga? Io ho una patria!” diceva amareggiato Sergej Esenin, analizzando il suo rivale nella lotta per il titolo di poeta più popolare dell’Età d’Argento. Il vettore lirico dell’opera di Esenin, che proveniva da un villaggio lontano 200 km da Mosca e aveva conquistato la fama come “poeta contadino”, era il sentimento della Russia, della sua natura e della sua vita.

A Vladimir Majakovskij, il “cantore della rivoluzione russa”, questi temi erano estranei. Majakovskij celebrava il mondo del futuro governato dalle macchine e dal proletariato. Entrambi i poeti vivevano in Unione Sovietica, ma ciò non impediva a Majakovskij di bollare Esenin come un reazionario e un nemico del popolo.  “Sembra uscito da un coro di campagna… questo suonatore di balalaika!” scriveva Majakovskij nella sua lirica “Giubileo”. Il travolgente Esenin durante le letture dei suoi versi talvolta sbottava al suo indirizzo: “Majakovskij è senza talento!”.

Nonostante i battibecchi, i rivali riconoscevano il talento reciproco. Il poeta Matvej Rojzman ricorda come Majakovski magnificasse Esenin: “Non ci sono parole abbastanza adeguate per definirlo”, diceva. Esenin a sua volta osservava che “Majakovskij è ineliminabile dalla letteratura” e voleva anche riconciliarsi con lui, ma non fece in tempo. Nel 1925 s’impiccò.

3. Bunin VS Nabokov

Disegno di Grigorij AvoyanDisegno di Grigorij Avoyan

Il Premio Nobel per la letteratura Ivan Bunin non risparmiò mai ingiurie e strali all’indirizzo dei colleghi, soprattutto di quelli che avevano appoggiato la Rivoluzione russa del 1917. L’aristocratico Bunin la riteneva un male assoluto eabbandonò la Russia nel 1920. Tutti gli scrittori sovietici erano per Bunin “servi del cannibalismo”. Ma come dimostra la storia del suo legame con l’autore di “Lolita”, Vladimir Nabokov, anche coi suoi colleghi dell’emigrazione aveva rapporti difficili.

Nabokov era trent’anni più giovane di Bunin e inizialmente aveva provato una certa soggezione nei confronti del collega più anziano. All’inizio degli anni Venti Nabokov, allora già famoso, aveva inviato a Bunin una lettera che conteneva degli esempi dei passi dei suoi lavori, una sorta di dichiarazione d’amore con la dedica “Al grande maestro  dal suo diligente discepolo”. Bunin gli aveva concesso la sua benevolenza, ma più cresceva la fama di Nabokov e più Bunin diventava geloso di lui e alla fine i loro rapporti si deteriorano.

La rivalità tra Bunin e Nabokov non si manifestò mai attraverso clamorose scenate: i due scrittori preferivano attaccarsi freddamente, a distanza. Bunin nel 1951, parlando con un conoscente, definì Nabokov un “buffone” e dichiarò che non lo riteneva un suo rivale. Nabokov a sua volta chiamò il maestro “vecchio carapace” e si rifiutò di intervenire a una serata di celebrazione del suo ottantesimo compleanno.

4. Brodskij VS Evtushenko

Disegno di Grigorij AvoyanDisegno di Grigorij Avoyan

I rapporti tra i poeti Iosif Brodskij ed Evgenj Evtushenko inizialmente erano discreti. Nel 1965 Evtushenko, acclamato maestro della poesia sovietica, si diede da fare per far tornare il giovane ribelle Brodskij dal confino nel Nord della Russia, ottenendo un esito positivo. I due scrittori si conobbero e si stabilì tra loro un rapporto d’amicizia che di lì a qualche anno si spezzò.

Nel 1972 i funzionari del Kgb (Comitato per la sicurezza dello Stato) costrinsero Brodskij a espatriare dall’Urss. Nella sede del Kgb il giovane poeta s’imbatté in Evtushenko e saltò alla conclusione che costui lo spiava per conto dei servizi segreti e che fosse responsabile della sua espulsione. Lo stesso Evtushenko ribadì più volte di essersi trovato quel giorno nel palazzo del Kgb per altre ragioni: era stato fermato perché accusato di aver introdotto della letteratura proibita. Ma i loro rapporti ormai si erano guastati.

“Evtushenko certo è un pessimo poeta e come uomo è anche peggio” dichiarò una volta Brodskij in una delle prime interviste concesse all’estero. Lo scrittore Sergej Dovlatov in “Solo per Underwood” ricorda la reazione di Brodskij una volta che gli aveva comunicato che Evtushenko era intervenuto contro i kolkhoz (il sistema di collettivizzazione agricola, uno dei simboli del potere sovietico): “Se lui è contrario, allora io sono sicuramente a favore”, aveva detto il poeta. Brodskij detestava tutto ciò che era sovietico, ma detestava ancora di più Evtushenko. 

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