"IL TALENTO NON
SI OTTIENE
CON TANGENTI,
QUI NON ESISTE CORRUZIONE"

IL GENIO DELL'ANIMAZIONE YURIJ NORSHTEJN SI RACCONTA
Confessioni di un regista diventato leggenda,
che a Rbth spiega cos'è il processo creativo
e come è nato il suo "Riccio nella nebbia", definito dalla critica internazionale
il miglior film d'animazione della storia

Aleksandra Bazdenkova
Yurij Norshtejn, 75 anni, è una leggenda del cinema d'animazione. Il suo lungometraggio "Il riccio nella nebbia" è stato definito uno dei capolavori della cinematografia mondiale. E oggi, a distanza di oltre 40 anni da quella produzione che ha vinto diversi premi internazionali, Norshtejn si sta dedicando alla realizzazione del film "Il cappotto", ispirato al racconto di Gogol, al quale aveva iniziato a lavorare già negli anni Ottanta.

"Il cinema è fatto di idee, empatia, profonda conoscenza della vita.
E non di effetti speciali in 4D.
In questo senso non mi sento in sintonia con il mio tempo"


Nel suo piccolo studio a nord di Mosca la gente va e viene. Si tratta perlopiù di fan, che vengono per acquistare un suo libro autografato o anche solo per stringere la mano a una leggenda della cinematografia. L'atelier è pieno zeppo di cianfrusaglie: forbici, appunti, disegni di bambini, graffette e ganci, fili e centinaia di libri. "Il dio del cinema vive nei dettagli", dice.

Sul sito dell'atelier si legge: "Il padrone dello studio, Yurij Norshtejn, distribuisce scapaccioni e mette in un angolo in castigo tutti gli svogliati e gli indisciplinati perché non diano troppo fastidio… Negli intervalli tra queste utili occupazioni tutto il nostro studio brinda alla sua salute e spilucca del cibo. Quando gli resta del tempo, gira dei film, incontra spettatori, colleghi e amici. Organizza mostre, scrive libri e impedisce all'albero del cinema d'animazione nazionale di inaridire".
E per mantenere vivo "l'albero del cinema" Norshtejn confessa di fare tutto da solo: "Non voglio ricevere denaro da estranei – dice -. Dobbiamo procurarci il denaro lavorando senza chiederlo allo Stato, un'entità che mi è assolutamente estranea. Non mi piace l'idea della sponsorizzazione che domina in tutto il Paese e nel cinema, non me ne sento parte. Cerchiamo di sopravvivere da soli con le nostre forze".

Come soppravvive il suo studio?

Per guadagnare del denaro bisogna pubblicare qualcosa e noi stampiano libri, poster che seguono i loro percorsi commerciali. Trent'anni fa non avrei mai pensato di dovermi occupare di vendite. La nostra produzione è di buon livello e in questo senso potrei dire pubblicamente che noi non abbiamo mai corrotto il gusto del pubblico.
Nello studio del regista, tra gli appunti e i bozzetti dai quali sono nati i suoi capolavori
Sta dicendo che non esiste più la "creazione pura"?

La creazione è qualcosa di prezioso, in cui investi le tue energie interiori. Solo tu sei in grado di prevedere dove ti condurrà questo percorso. Creare è coniugare il tuo lavoro con lo spazio circostante. E questo spazio non comprende solo lo spettatore. Per me creare è anche osservare un albero, anche questa è co-creazione.
La creazione è un mezzo che ti consente di entrare in contatto con gli altri uomini. Probabilmente è più semplice spiegarlo senza riferirsi alle arti figurative o all'arte in generale, ma per esempio al lavoro del tornitore: anche lui è un artista, solo è consapevole che il suo lavoro non può esistere se non in relazione al lavoro di altri. Lui realizza un dettaglio, un secondo tornitore un altro e un terzo, il fresatore, ne crea un altro ancora e poi risulta che non si possono assemblare insieme.
Significa che non si trattava di una creazione vera. Deve verificarsi una sorta di "congiunzione divina" che ti trasmette un senso di entusiasmo e di serenità interiore.

Ёжик в тумане
"Il riccio nella nebbia" (1975) anticipa le visioni oniriche presenti nel suo successivo film "Il racconto dei racconti"

Può ancora esistere questa "creazione pura" oggi nell'epoca della serialità?

Esiste senz'altro, a giudicare anche dal fatto che non si è ancora riusciti ad annientare la stabilità genetica. Il talento non si ottiene pagando una tangente. C'è o non c'è. Qui nessuna forma di corruzione è possibile. E indubbiamente nell'arte esiste, ma il suo risultato è immediatamente visibile sullo schermo. Qui la corruzione non ha a che fare col ricevere del denaro "sordido", ma col fatto che nella vita hai scelto di cominciare ad agire in modo "sordido", oppure ti sei ritagliato un ruolo di brillante amministratore, e che nonostante ciò continui a occuparti di arte. E in questo modo corrompi te stesso e la tua creatività si esaurisce, tutto qui.
1
Le quattro stagioni (1969) è stato realizzato in collaborazione
con il regista Ivan Ivanov-Vano nella celebre casa di produzione cinematografica Soyuzmultfilm
2
L'airone e la gru (1974) è tratto da una fiaba del folklore russo e racconta l'amore impossibile tra un airone e una gru. Ha vinto svariati riconoscimenti
3
Il racconto dei racconti (1979) si sviluppa come un flusso ininterrotto
di immagini liriche realizzate attraverso diversi tipi di disegni e di découpage animato
Lei tiene delle lezioni in tutto il mondo.
Le capita spesso d'incontrare giovani di talento?


Di giovani di talento ce ne sono molti. Se osserviamo la vita fin dai suoi inizi ci accorgiamo che tutti i bambini a tre anni sono dotati di un talento straordinario. Non esistono bambini privi di talento a quell'età perché vanno incontro alla vita con entusiasmo, ogni giorno per loro è nuovo e racchiude in sé una scoperta. Per questo hanno paura di addormentarsi e quando si svegliano, si svegliano di colpo ed è come se dicessero: "Eccomi, sono pronto per questo nuovo giorno". Poi tutto questo passa.
Adoro le fotografie dei bambini. Quando sono ritratti in piedi a 3-4 anni e si abbracciano trasmettono un profondo senso di fratellanza. Inoltre, i bambini sono dei veri mimi, ma non sono dei bugiardi, sono pieni di immaginazione e questa è una grande dote. Anche un adulto può mentire ed essere pieno d'immaginazione.
Allora ha a che fare con la categoria della creatività.
Adoro l'aneddoto che riguarda il poeta Aleksandr Pushkin: quando un giorno Pushkin andò in visita dai Vjazemskij (la famiglia del poeta russo Petr Vjazemskij, ndr) e non li trovò a casa, sorprese il loro figlioletto intento a giocare sul tappeto. Quando i Vjazemskij rientrarono trovarono ad accoglierli questa meravigliosa scena: Pushkin e il loro bambino che strisciavano carponi sul tappet, giocando. Capisce? Questo poteva farlo solo un grande uomo con l'animo di un fanciullo. Quando tutto questo si preserva, si preserva anche la creatività.

Lei avrà senz'altro avuto la possibilità di trasferirsi a lavorare all'estero.
Come mai non l'ha fatto?


Mi sarei sentito uno straniero, in una dimensione che non non mi appartiene. È un mito pensare che chi è emigrato abbia potuto trovare se stesso anche lì. Certo, con un po' di fortuna avrà avuto la possibilità di scrivere e pubblicare. Ci sono state personalità eccezionali come Brodskij e Dovlatov che sono state brillanti sia qui che là. Ma sarebbero stati immensamente felici di continuare a vivere in questo Paese e non lì perché comunque siano andate le cose hanno sofferto per la mancanza di uno spazio con cui essere in sintonia e trovare echi e rispondenze.
Si tratta di una storia complessa.


Qual è il segreto del suo "Riccio"? Il suo non è solo un cartone animato,
ma un film di profondo spessore filosofico. E i bambini lo adorano.


I bambini non lo adoravano poi così tanto quando è uscito, è solo ora che ha acquisito altre qualità. Quando è uscito i genitori mi accusavano di "spaventare i loro bambini". E i bambini erano spaventati dal film perché non riuscivano a entrare in quella forma di pensiero. Ma poi il film ha agito in un modo per così dire subliminale nella coscienza infantile. Questo l'ho appreso attraverso la mia nipotina.

Quando aveva due anni e mezzo lo guardava con un un tale entusiasmo, ma quando ne ha compiuti tre e mezzo e sono cominciate le "storie horror" se ne è allontanata per poi riscoprirlo quando le ha superate. Se lo confrontiamo con le storie horror di oggi è solo un film romantico.

Oggi un produttore si preoccupa di rado dell'autentica qualità di un film. E quando parlo di autenticità artistica non penso a pellicole come "Avatar" o "Viking", ma a un cinema che è fatto di idee, empatia, solidarietà, profonda conoscenza della vita e non di effetti speciali in 4D. In questo senso non mi sento in sintonia con il mio tempo.


Testo di Aleksandra Bazdenkova
Editing di Oleg Krasnov, Polina Kortina e Lucia Bellinello
Immagini di Mark Boyarskij per Rbth
Design e layout di Slava Petrakina, Aleksandra Bazdenkova, Polina Kortina
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