Fra guerre e peripezie, il viaggio che portò i Tesori di Troia in Russia

Uno dei tesori esposti al Pushkin di Mosca.

Uno dei tesori esposti al Pushkin di Mosca.

: Lori/Legion-Media
Rinvenuti alla fine dell’Ottocento dall’imprenditore e archeologo tedesco Heinrich Schliemann, gli oggetti preziosi attribuiti al re Priamo sono oggi esposti al Museo Pushkin di Mosca

Gioielli femminili in oro, accette in pietra, vasi. In una piccola sala del Museo delle Belle Arti Pushkin di Mosca sono esposti i Tesori di Troia, rinvenuti durante alcuni lavori di scavo in Turchia e successivamente trasferiti al Museo di Berlino dall’imprenditore e archeologo tedesco Heinrich Schliemann. Come sono arrivati in Russia questi resti di inestimabile valore, attribuiti al re Priamo? 

Alla ricerca della Troia perduta

Correva l’anno 1846. E Heinrich Schliemann, dopo essere stato trasferito dall’Olanda alla Russia in qualità di rappresentante, riceve la cittadinanza dell’Impero russo. Sei anni dopo sposa Ekaterina Lyzhina, figlia di un ricco mercante locale. Ma il destino di Schliemann non è quello di rimanere in Russia: dopo aver girato il mondo, inizia la ricerca della Troia perduta e nel 1873, durante gli scavi sulla collina di Hissarlik, scopre il primo tesoro. "La notizia del Tesoro di Priamo fu recepita nel mondo come una bomba”, dice Vladimir Tolstikov, custode della collezione e direttore del Dipartimento di arte e archeologia del mondo antico del Museo Pushkin. Schliemann continua gli scavi fino alla sua morte nel 1890, trovando, secondo varie stime, tra i 19 e i 21 tesori. Egli dona i tesori alla città di Berlino, dove vengono conservati nel Museo di preistoria e protostoria fino al 1941.

Heinrich Schliemann e Ekaterina Lyzhina. Fonte: Getty ImagesHeinrich Schliemann e Ekaterina Lyzhina. Fonte: Getty Images

Il bottino di guerra

A partire dal 1941 i tesori vengono conservati nel seminterrato di una banca di Berlino. Quando cominciano i bombardamenti sulla città, però, vengono spostati in uno dei bunker antiproiettile. Nell'aprile 1945, durante l'assalto alla capitale del Terzo Reich da parte delle truppe sovietiche, il professor Wilhelm Unfertsag, direttore del Museo di preistoria e protostoria, insiste per non allontanarsi mai dalle opere. Secondo Vladimir Tolstikov, temendo per la sicurezza dei tesori, Unfertsag si sarebbe presentato ai militari sovietici consegnando volontariamente agli addetti del comando militare le scatole con gli oggetti. Nel luglio 1945 le scatole sono state poi consegnate a Mosca completamente intatte.

Le controversie sui tesori

Quando dopo la guerra i tedeschi scoprono la perdita, cominciano a cercare i tesori e fino al 1994 non si è mai saputo dove fossero. "Ne erano a conoscenza solo due persone al mondo: il direttore del Museo Pushkin e il custode della collezione”, dice Vladimir Tolstikov.

Vladimir Tolstikov racconta i tesori di Troia in mostra. Fonte: Nadezhda SerezhkinaVladimir Tolstikov racconta i tesori di Troia in mostra. Fonte: Nadezhda Serezhkina

Il mistero dei Tesori di Troia si sarebbe mantenuto ancora a lungo se negli anni Novanta un impiegato del Ministero russo della Cultura, Grigorij Kozlov, avendo accesso agli archivi e alla corrispondenza d’ufficio, non avesse comunicato le informazioni sui tesori alla stampa americana. In seguito, all’allora ministro della Cultura Evgenij Sidorov non restava altro che fornire le linee guida per una mostra. Nel 1995 furono invitati esperti tedeschi e di altri Paesi che esaminarono la raccolta e firmarono un documento sulla sua autenticità. La mostra fu aperta al pubblico nel 1996.

Allo stesso tempo, la Germania espresse una protesta ufficiale e la richiesta di restituire gli oggetti. In risposta, nel 1998 la Duma adottò la legge "sugli oggetti di valore culturale trasportati in URSS a causa della Seconda Guerra Mondiale e situati nel territorio della Federazione Russa", in cui si afferma che tutti gli oggetti "sono patrimonio russo e di proprietà federale". "La legge è entrata in vigore e nessuno ha intenzione di violarla - spiega Vladimir Tolstikov -. I colleghi tedeschi si sono resi conto che non è possibile dettarci condizioni. Ora collaboriamo con successo e facciamo mostre congiunte".

A chi appartengono

Gli esiti della Seconda guerra mondiale sono noti: la resa incondizionata della Germania. "Si tratta di una conclusione giuridica, che porta a conseguenze legali”, ricorda Aleksandr Skuratov, professore associato di diritto internazionale dell’Università MGIMO presso il Ministero russo degli Esteri. I Tesori di Troia possono essere considerati una parziale compensazione per la distruzione dei beni culturali nel territorio sovietico, che secondo le statistiche ufficiali ha coinvolto più di 160 musei, quattromila biblioteche e 115 milioni di pubblicazioni.

Uno dei preziosi esposti. Fonte: Lori/Legion-MediaUno dei preziosi esposti. Fonte: Lori/Legion-Media

Inoltre Aleksandr Skuratov osserva che la Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato del 1954 è stata adottata ed è entrata in vigore già dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Secondo la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati internazionali del 1969, questi non hanno effetto retroattivo e non si applicano a eventi precedenti alla data di entrata in vigore dell’accordo, se "non emergono intenzioni diverse dal trattato". Come sappiamo, gli Stati non avevano intenzione di dare alla convenzione effetto retroattivo, quindi queste fonti non sono applicabili alla questione dei Tesori di Troia.

Bisogna ricordare anche che, per buon senso, l'URSS riconsegnò alla Germania un numero significativo di beni culturali evacuati, circa un milione e 700mila oggetti, tra cui la preziosa collezione della Dresda Art Gallery e i rilievi dell’altare di Pergamo, seppure l'Unione Sovietica non avesse in generale simili obblighi.

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