La Russia piange Eco, lo scrittore che lottava contro l’idiozia del mondo

Umberto Eco al Festival della Comunicazione, Italia, 2014

Umberto Eco al Festival della Comunicazione, Italia, 2014

: Getty Images
La morte del padre de “Il nome della rosa” lascia un profondo vuoto anche nella Terra dei Cremlini, dove era amato e letto da due generazioni. Lo scrittore russo Dmitrij Bykov: “Lottava contro l’idiozia del mondo. Se ne va un autore straordinario”

Anche alla Russia mancherà lo sguardo sul mondo di Umberto Eco. Di quello scrittore, saggista e filosofo, morto il 19 febbraio all'età di 84 anni, che meglio di tutti è riuscito a rappresentare la cultura italiana nella Federazione. “I suoi romanzi sono parabole del sapere e della libertà: è questo che spiega il loro successo planetario”. Anche nella Terra dei Cremlini. A far conoscere i suoi libri in Russia è stata la scrittrice Elena Kostyukovich, che ha avuto il merito di tradurre - in modo magistrale - i grandi capolavori di Eco, amato in Russia non solo per “Il nome della Rosa”, ma anche per “Il pendolo di Foucault” (1988) e per i numerosi saggi tradotti nella lingua di Pushkin. Tra i libri più conosciuti, anche "Come si fa una tesi di laurea" (1977) e "Numero zero" (2015).

“Il lettore russo è interessato alla globalità del suo pensiero e io sono fiera di averlo fatto amare a milioni di connazionali - aveva raccontato nel 2012 Kostyukovich in un’intervista rilasciata a Rbth -. Quando ho iniziato a tradurre “Il nome della rosa” non avevo nessun contratto, ma avevo la piena convinzione che il libro non sarebbe mai uscito in Urss. Parlo del 1983 e la Russia era un Paese chiuso e contrario al messaggio di libertà che portava il libro di Eco fin dall’incipit: ‘Scrivo questo a Praga; in questa povera città sta entrando l’Armata Rossa’. Una frase che poteva costare la prigione. Poi, con la perestrojka, sono riuscita a convincere un coraggioso editore, che ha fatto poi la sua fortuna vendendo due milioni di copie”.

Le visite di Umberto Eco in Russia sono sempre state accompagnate da bagni di folla. “Aveva bisogno dell’intervento della polizia a cavallo per riuscire a entrare nelle biblioteche dove era atteso”, aveva racconta Kostyukovich. E lo conferma anche un vecchio articolo del giornale russo Kommersant, pubblicato il 22 maggio 1998 in occasione del conferimento della laurea ad honoris causa da parte dell’Università di Mosca. “Le aule erano piene di gente - si legge -, i giornalisti lo tironavano, e nel secondo korpus della facoltà umanistica gli studenti lo aspettavano con penne e libri in mano”. Un successo da rock star. Che trova riscontro anche nell’eco che la sua scomparsa sta avendo sui social network russi. “I geni non muoiono”, scrive Natalia su VKontakte. E ancora, Ilya: “Il 19 febbraio il grande Umberto Eco ha conquistato la vera eternità”. E infine Arsenij: “Grazie, caro Maestro, per quei lavori che ci ha lasciato in eredità”.

“Umberto Eco non era solo uno scrittore straordinario. Ma un esperto di storia medievale che lottava contro l’idiozia del mondo”, ha dichiarato a Ria Novosti lo scrittore russo Dmitrij Bykov. “È stato tra coloro che hanno dato seguito alla scuola di linguistica strutturalista russa, un prosecutore di Tynjanov e Jacobson (rispettivamente scrittore sovietico, filologo anticonformista, e scrittore e saggista britannico, ndr). Eco ha fatto molto per far conoscere lo strutturalismo russo nel mondo. Negli anni Sessanta veniva spesso a Mosca, dove frequentava i circoli moscoviti di semiotica. Era molto bravo a smascherare le bugie e per questo la sua scomparsa è oggi una grande perdita per coloro che lottano nel tentativo di fermare l’idiozia del mondo”.

Mikhail Viesel, critico culturale e traduttore di autori italiani: "Anche i libri di Umberto Eco continuano a incontrare il gradimento dei lettori forse perché risponde ai nostri cliché sull'intellettuale europeo: con gli occhiali, la barba, dotato di una intelligenza superiore ed eternamente immerso in elucubrazioni letterarie". Continua a leggere: L'eredità di Dostoevskij

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