Renzo Arbore alla conquista del Cremlino

Renzo Arbore all’Expo di Milano, prima di partire alla volta di Mosca (Foto: ufficio stampa Expo)

Renzo Arbore all’Expo di Milano, prima di partire alla volta di Mosca (Foto: ufficio stampa Expo)

Dopo cinque anni di assenza dai palcoscenici dell'est, torna a esibirsi a Mosca con la sua Orchestra italiana. “Riproporrò un vecchio successo di Sanremo tradotto in russo. Sognando di essere chiamato al Bolshoj”

“Do svidaniya! È l’unica parola che so”. Sono trascorsi cinque anni dall’ultima volta in cui Renzo Arbore ha messo piede a Mosca. E ora, alla vigilia del suo prossimo concerto al Cremlino (questa sera, 24 giugno alle 19), il ripasso linguistico inizia proprio dal Padiglione Russia dell’Expo. “Qui, insieme al mio amico Ugo (Ugo Porcelli, storico produttore televisivo della Rai, ndr) ho scoperto un sacco di piatti interessanti. Molti nemmeno li conoscevo. Sarà l’occasione giusta per provarli direttamente in Russia”. 

 
Expo, la Russia è servita!
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all'interno del Padiglione Russia 

In visita all’Esposizione universale di Milano, tra assaggi di bliny e degustazioni di kvas (“Basta che non sia alcolico!”, ci ha tenuto a precisare), Arbore si è lasciato andare ai ricordi, rivivendo quel periodo in cui la Russia si chiamava Unione Sovietica e l’insegna luminosa del primo McDonald’s non brillava ancora sulla Tverskaya. “Pensa che quando ci sono stato la prima volta non c’era ancora la Cattedrale di Cristo Salvatore. Era stata distrutta, e solo successivamente ricostruita”. 

Qual è stato il suo primissimo impatto con la Russia?

La Piazza Rossa di sera: trovai una piazza desolatamente vuota. Era il 1986. Vedere quella piazza così vuota, sulla quale svettava solo quella meravigliosa bomboniera che è la Chiesa di San Basilio, è stato impressionante. Ricordo anche un’antica salumeria, bellissima, sulla via Tversaya. Credo esista ancora oggi.

Che ricordi ha delle sue prime tournée in Russia?

Ho partecipato al primo concerto occidentale in Piazza Rossa. Era stato un grande evento: ho cantato i grandi successi napoletani, “O sole mio”, “Funiculì funiculà”, “Oci ciornie”. Quest’ultima canzone era stata accompagnata da un mandolino napoletano… Alcune signore russe nelle prime file si sono commosse. Piangevano! Si erano emozionate nell’udire quei suoni.

Oggi torna a Mosca con un concerto speciale, nel Palazzo del Cremlino. Ci dia qualche anticipazione sullo spettacolo.

Quando mi esibii per la prima volta in Russia, nel 1986, portai una canzone, “Il clarinetto”, che si classificò al secondo posto al festival di Sanremo. Per l’occasione feci tradurre il testo e lo cantai in russo. Era come uno scioglilingua. A distanza di tanti anni ho ritrovato quel testo e lo ricanterò ora al Cremlino. 

Com’è il pubblico russo? 

È un pubblico affettuoso, amante dei suoni mediterranei. I russi amano alcuni artisti italiani come Al Bano, I ricchi e poveri, Toto Cutugno… Spero un giorno di diventare popolare come loro in Russia!

 
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Le sue tournée le hanno permesso di conoscere diverse città di questo paese. Qual è quella che l’ha colpita di più?

San Pietroburgo è un museo a cielo aperto. Una città meravigliosa. Da lì ho preso il treno che copre la tratta San Pietroburgo-Mosca. È stata un’esperienza incredibile! Mosca, invece, l’ho vista prima e dopo il crollo dell’Urss, e devo riconoscere che ha un fascino molto particolare. In generale, la Russia esercita un fascino fortissimo su di me: la cultura, la letteratura, i capolavori di Tolstoj e quelli di Dostoevskij, divenuti capisaldi della nostra cultura… Ricordo che quando ero bambino si cantavano alcuni canti dei cosacchi… ci piacevano moltissimo. Era un mondo che sembrava così lontano… La Russia è un paese straordinario. Mi ritrovo spesso ad avere nostalgia di Mosca.

Come l’ha vista cambiare Mosca negli anni?

È da cinque anni che non ci torno. Ma devo ammettere che le scritte in inglese un po’ mi infastidiscono. La città sta perdendo il fascino che aveva. È un paese in trasformazione.

Le piace la cucina russa?

Molto! Ricordo il primo borsch che ho mangiato… e poi le uova di storione, i bliny. Andavo a comprare il pesce affumicato sull’Arbat. Vado matto per il pesce affumicato!

A proposito di cucina, ha avuto modo di visitare il padiglione russo dell’Expo…

È un padiglione veramente bello, che offre l’opportunità di scoprire molte cose, da piatti particolari di cui non ero a conoscenza, fino agli estratti più curiosi. 

Un sogno nel cassetto? 

Beh, spero che all’esibizione del 24 giugno al Cremlino ci sia anche Putin. E poi, sogno di essere ammesso al Bolshoj, prima o poi. Mi piacerebbe molto tenere un concerto in quel teatro.

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