Natalia Osipova, un classico sovversivo

 Natalia Osipova e Claudio Coviello nel balletto "Il Lago dei cigni" al Teatro alla Scala (Foto: Brescia/Amisano)

Natalia Osipova e Claudio Coviello nel balletto "Il Lago dei cigni" al Teatro alla Scala (Foto: Brescia/Amisano)

Il dieci e l'undici aprile l'etoile del momento sarà ospite della Scala di Milano

Natalia Osipova è la ballerina del momento: nel mondo del balletto i suoi spettacoli diventano eventi, le sue scelte artistiche radicali sono oggetto di discussioni, ci si divide sulle sue interpretazioni dei classici brillantissime e sovversive. Certo è che un pubblico sempre più numeroso la segue con passione e affetto; anche al Teatro alla Scala di Milano dove l’étoile russa è ospite fissa: prossime date il 10 e 11 aprile per una Giselle che si annuncia imperdibile, in coppia con il fuoriclasse Sergei Polunin.

Nataiia Osipova e Claudio Coviello provano "Romeo e Giulietta" al Teatro alla Scala (Foto: Instagram)

Natalia Osipova, da due anni la sua compagnia è il Royal Ballet di Londra, che dopo il clamoroso abbandono del Balletto del Teatro Bolshoi di Mosca nel 2011 e varie peregrinazioni l’ha voluta tra i suoi Principal dancers. È soddisfatta?

Sì, più il tempo passa e più penso a come sono stata brava a prendere questa decisione: non avrei potuto trovare nulla di meglio per me. Allora ero piena di dubbi, stanca di vivere in giro per il mondo e di danzare sempre gli stessi balletti. La proposta del Royal Ballet arrivò al momento giusto.

La scelta è coincisa anche con la separazione dal suo partner di scena e di vita Ivan Vasiliev, insieme al quale lasciò il Bolshoi.

Sì, facevamo coppia fissa, ma per quanto ci vogliamo bene ballare sempre con lo stesso partner è limitante… e nel frattempo io e Ivan siamo diventati diversi.

Con il Teatro Bolshoi come sono oggi i rapporti?

Quando me ne andai si offesero, è comprensibile, e per due anni non vi ballai, perché ero molto impegnata e perché era giusto che passasse del tempo. Ritornai da ospite, con il Royal Ballet nel balletto Manon, che danzai con un’emozione indescrivibile. Fu un grande successo con un quarto d’ora di applausi e tante lacrime da parte mia: che commozione incontrare di nuovo la mia insegnante e i miei amici della compagnia! Nell’occasione il nuovo direttore del Teatro, Vladimir Urin, mi invitò a ballare al Bolshoi da ospite per due o tre spettacoli l’anno, ricucendo questo strappo. 

Natalia Osipova e Leonid Sarafanov nel balletto "Don Chisciotte" al Teatro alla Scala (Foto: Brescia/Amisano)

Che nuovi balletti ha trovato al Royal Ballet?

I ruoli drammatici di MacMillan che sognavo di interpretare per potervi mettere tutta me stessa: oltre a Manon, Giulietta, il personaggio a me più caro, che i miei fans sostengono sia il mio migliore. E poi A Month in the Country di Ashton, dal dramma di Turgenev, dove per la prima volta interpreto una donna più vecchia di me, Natalia Petrovna, che ha il mio stesso nome e patronimico. E Onegin di Cranko da Pushkin, con Tatiana che tanto mi somiglia nel carattere. Ma trovo geniali anche i coreografi di oggi del Royal Ballet, Wayne Mc Gregor e Christopher Wheeldon e ho scoperto che la danza contemporanea mi interessa sempre di più.

Natalia Osipova in "Giselle" al Teatro Bolshoj (Foto: Damir Yusupov)

E il repertorio classico?

Lo amo moltissimo, ma penso vada reinterpretato, altrimenti è ormai un’arte morta. La mia missione, lo confesso, è danzare i classici in modo diverso. Certo sulle mie interpretazioni si litiga, soprattutto in Russia, tanto che a Pietroburgo, dove sono molto conservatori, preferisco non ballare. Sono stata tanto criticata ed è stato doloroso: ho molti difetti e li conosco, ma forse devo ringraziare i miei detrattori perché grazie a loro ho iniziato a cercare qualcosa di nuovo.

Cosa dobbiamo aspettarci allora dalla sua Giselle scaligera?

Al Bolshoi la mia insegnante si rifiutò di prepararla con me per non risponderne, ma io ci credevo e continuai come sentivo. Al debutto Mosca si divise in due: elogi ma anche critiche feroci. Allora ne soffrii, oggi sono abituata e anzi mi piace suscitare queste reazioni. La cosa bella è che a Londra non cercano di cambiarmi, perché mi hanno invitata proprio per come sono.

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