E lo Stanislavsky diventa un teatro elettrico

Il Teatro elettrico Stanislavsky, un nuovo centro internazionale di formazione e produzione teatrale (Foto: ufficio stampa)

Il Teatro elettrico Stanislavsky, un nuovo centro internazionale di formazione e produzione teatrale (Foto: ufficio stampa)

Apre a Mosca un nuovo centro internazionale di formazione e produzione teatrale. Il direttore artistico, Boris Yukhananov, intende ospitare produzioni di registi da tutto il mondo

La storia del teatro, i nuovi progetti e i registi di successo. Il 26 gennaio è stato inaugurato il Teatro elettrico Stanislavsky, un nuovo centro internazionale di formazione e produzione teatrale. Rbth ha parlato con il direttore artistico del teatro, Boris Yukhananov, per capire cosa dovrà aspettarsi il pubblico. 

Per la nuova stagione sono previste sei prime. In cartellone, tra gli altri, anche gli spettacoli di Theodoros Terzopoulos, Romeo Castellucci e Heiner Goebbels.

Il direttore artistico del teatro, Boris Yukhananov (Foto: Natalia Cheban)

Lo spazio si chiama Teatro elettrico Stanislavsky. Qual è l’origine di un simile nome?

Le trasformazioni che ha subito l’edificio sulla Tverskaya che ospita il teatro rispecchia l’intera storia del XX secolo. Nel 1915 qui venne aperto il primo cinema di tendenza della Russia, che allora si chiamava proprio così, “teatro elettrico”. Negli anni Trenta questa sede ospitò il Teatro musicale di Konstantin Stanislavsky, al quale subentrò,  dopo la sua morte,  il teatro drammatico a lui intitolato che sopravvisse qui per tutta la seconda metà del XX secolo e in cui lavorarono numerosi registi. Negli ultimi anni il teatro versava in condizioni difficili. È stato indetto un concorso per un nuovo direttore artistico e il mio progetto ha vinto. Così, insieme a un gruppo di stretti collaboratori e allievi, ne ho preso la guida. Oggi in questa sede lavoriamo per creare una nuova immagine del teatro e abbiamo deciso di battezzarlo il Teatro elettrico Stanislavsky, nel rispetto dello spirito del luogo.

Foto: ufficio stampa

Qual è la visione del Teatro elettrico?

Intendiamo creare qui un centro internazionale di formazione e produzione teatrale per mostrare l’arte della messa in scena in tutte le forme in cui è presente oggi nel mondo, offrendo la possibilità ai registi di esprimersi pur nella molteplicità di visioni e di metodi con una troupe stabile, è questa la nostra idea. Saranno due i fulcri del nostro lavoro. Il primo lo definisco la “fabbrica dei maestri”. Già nella nostra prima stagione ospiteremo le produzioni di alcuni maestri del teatro contemporaneo internazionale come Terzopoulos, Castellucci e Heiner Goebbels. A collaborare sarà anche il mio allievo Aleksandr Ogarev e io realizzerò tre progetti.

Il secondo fulcro è la possibilità offerta a giovani registi di esprimersi sulla scena. La creazione di una sorta di “fucina teatrale”: il piccolo palcoscenico ospiterà gli allestimenti di una quindicina di registi debuttanti. Il progetto, ispirato all’Asino d’oro, si basa  sia sul testo di Apuleio che su testi di altri autori. E faremo anche rivivere a teatro la propulsione dell’ultimo Stanislavsky all’opera. Stiamo collaborando con compositori russi contemporanei. Gli avevo proposto un mio progetto, l’opera Sverliitsy, e loro hanno accettato e hanno composto 6 opere diverse. Avremo così un serial lirico che andrà in scena la prossima estate.

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Prima ha citato i nomi di Terzopoulos e Castellucci. Che cosa l’ha spinta a scegliere proprio questi registi?

Il Teatro elettrico verrà inaugurato con un adattamento di Terzopoulos delle Baccanti di Euripide. Terzopoulos è un profondo conoscitore dell’opera di quest’autore e propone una brillante rilettura dei suoi testi. L’incipit dionisiaco, un momento molto forte delle Baccanti, è uno dei temi centrali della sua produzione. Ora nella nostra nuova collana editoriale -  Diari teatrali - uscirà in occasione della prima il libro di Terzopoulos Il ritorno di Dioniso in cui il regista illustra il suo metodo. Il metodo di Castellucci è completamente diverso.

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Ospiteremo il suo spettacolo L’uso umano degli esseri umani, ispirato al tema dell’affresco di Giotto La resurrezione di Lazzaro. Romeo usa nello spettacolo la lingua particolare del “Generalissimo” su cui per quattro volte sovrappone, con varianti ogni volta diverse, il dialogo tra Lazzaro e Cristo. Romeo metterà in scena una nuova versione dello spettacolo pensata appositamente per il nostro teatro, ci sono già state delle prove aperte e l’allestimento è praticamente pronto.

I registi di cui ha parlato sono famosi per aver rivoluzionato il teatro. Il Teatro elettrico sarà un teatro innovativo, sperimentale o più allineato alla tradizione?

La routine teatrale è insopportabile. Un teatro che vuole essere vivo non può che essere radicale nella forma e nei contenuti. Il discorso non riguarda soltanto metodi e tendenze come il prevalere di impianti visuali o acustici o l’abbandono del logocentrismo. Si può far rivivere un testo trovando una chiave di lettura inedita e una nuova forma che lo renda attuale anche oggi. E si possono coinvolgere i giovani, che non devono per forza realizzare qualcosa di rivoluzionario, ma che portano nel teatro una ventata d’aria fresca, il sentimento del tempo. Noi aspiriamo a un Teatro della Pienezza in cui l’istanza tradizionale e quella innovativa si ricompongano ogni volta come in un puzzle.

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