Dietro le quinte di Tolstoj

La critica di Viktor Sklovskij al grande scrittore russo inaugura una nuova collana della casa editrice Elliot. Per entrare, al di là delle mode, nell'universo dei maestri della grande letteratura dell'800 e del '900
 
 La copertina del libro

Con "Guerra e pace di Tolstoj" di Viktor Sklovskij, la casa editrice Elliot inaugura la collana Maestri, diretta e curata da Antonio Debenedetti, che propone al grande pubblico letterario dei piccoli e ricercati classici dell'Ottocento e del Novecento accompagnati da introduzioni inedite di critici italiani. Il progetto di Elliot Edizioni prevedere circa otto-dieci titoli all’anno, che raccolgono grandi saggi, scritti da indiscussi maestri della critica letteraria, delle pagine scelte perché esemplari, che analizzano, fuori dai capricci del gusto e dagli influssi delle mode, i classici della narrativa dell’Ottocento e del Novecento consegnandoli, con l’autorevolezza mai autoritaria dell’intelligenza, all’attualità senza tempo dei capolavori. L’obiettivo è sicuramente anche quello di andare incontro alla richiesta di approfondimento avanzata dai lettori giudandoli con pagine critiche di “maestri-saggisti” sempre diversi.

A introdurre l’opera e la figura dello scrittore e critico letterario, Sklovkskij, è lo storico Lucio Villari che parte dalla storia del giovane scrittore - figura cardine del formalismo russo - raccontando l’avvio della sua attività di “teorico della letteratura” e poi della costituzione a Pietroburgo della “Società per lo studio del linguaggio poetico”.  E quindi anche la scoperta, forse inaspettata considerate le usuali lettori di Sklovksji, dell’opera di Tolstoj che “dal suo orizzonte” scrive Villari “pareva inizialmente escluso, ma alla fine anche questi si aprì un varco penetrando come una inattesa avventura nella curiosità di Viktor attraverso Anna Karenina.”

E le parole di Sklovskij rendono  nel migliore dei modi l’idea di questa rivelazione: “Me ne stavo a casa, studiavo da solo (...) il tempo non scorreva mai (...). I libri ci salvarono dalla disperazione. E’ stato allora che ho letto Tolstoj. Tolstoj è come un mattino, S’è levato il sole, la neve scintilla, i colombi volano, Levin innamorato va da Kitty, sforzandosi di non correre”.  Con il tempo, spiega sempre nella sua introduzione Villari, Sklovskij inizia a scoprire realmente Tolstoj e a farsi una sua idea a riguardo. L’autore di Guerra e Pace diventa per lui “un contemporaneo inquietante che poneva sempre poneva costantemente il problema della verità della letteratura e, nel caso specifico di Guerra e Pace, della potenza estetica di questa letteratura quando essa sa congiungere la verità dell’invenzione con un’altra verità che non si può inventare: la storia".

Quello che Lucio Villari sottolinea è proprio il fatto che, una volta raggiunta questa consapevolezza, il critico russo inizi a comprendere e a capire quanto Tolstoj sia capace ad inventare una storia pur inserendola in un contesto reale e realistico. E a colpire Sklovskij è proprio quella capacità di Tolstoj di trasformare in parola e scritture eventi, situazioni, paesaggi ed episodi storici facendo così diventare lo scrittore un “testimone ‘oculare’ della storia stessa”. L’introduzione di Lucio Villari porta quindi alla lettura di un’opera intesa ed interessante in cui scoprire la genesi e lo sviluppo di un capolavoro come Guerra e Pace, la diaspora tra chi vede nei suoi protagonisti un ritratto di persone realmente esistite e riconoscibili e di chi invece, come Sklovksij stesso, preferisce vedere, nei personaggi come nella storia, una evoluzione che inizia prima di tutto nella testa dell’autore. Con Guerra e Pace di Tolstoj si ha di certo una buona occasione per “spiare” dietro le quinte di un classico della letteratura russa senza tempo ed approfondire la lettura di un simbolo della Russia letteraria.

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