L’idea di bene in Tolstoj e Nietzsche

Il viaggio di Lev Sestov nelle dottrine morali dei due giganti dell'800

La copertina del libro

L’idea di bene e di umanitarismo di Tolstoj e il primato della vita e l’ampiezza del dolore di Nietzsche: sono questi gli argomenti di confronto del libro L’idea di bene in Tolstoj e Nietzsche (Castelvecchi per la collana I Timoni, € 22) del filofoso russo Lev Šestov. Sebbene l’autore ebbe non poche difficoltà nel trovare un editore che decidesse di pubblicare il suo secondo libro dopo Shakespeare e il suo critico Brandes (del 1898), proprio con questo volume e al gran parlare che si innescò nei suoi confronti, Šestov entrò a far parte del circolo di intellettuali russi che ruotavano intorno alla figura di Sergej Djagilev e alla sua rivista «Mir iskusstva» per la quale fu proposto allo scrittore di iniziare a collaborare.

In più di centosettanta pagine argomentate con citazioni e riferimenti ad alcune delle opere principali delle due figure poste a confronto, Šestov - spiega Andrea Oppo nell’introduzione - “oppone la filosofia della vita autentica (nastokascaja zizn’) di Nietzsche all’insegnamento morale e religioso di Tolstoj. Šestov, evidentemente, fa riferimento all’utimo Tolstoj: il Tolstoj pubblicista che predica il Bene assoluto e punta a un rinnovamento radicale della società.”  Partendo da un’analisi del più noto Tolstoj di Anna Karenina e Guerra Pace, romanzi che Šestov considera nati e compiuti per la volontà del loro autore di porre delle domande e di dare ad esse anche delle risposte, il filosofo russo passa introduce poi al volume “Che cos’è l’arte?” il cui scopo non è tanto quello di parlare di arte, di poeti e di cose simili, ma di morale e di religione. “E Tolstoj se la prende con uno scrittore” - scrive Šestov - “più significativo e più profondo di quanto non sia Baudelaire o Verlaine: Nietzsche.” E sebbene l’autore di Guerra e pace “pronunci raramente il nome di Nietzsche (...) egli rende Nietzsche responsabile delle nuove tendenze della letteratura”. Ma il primo rammarico che sorge subito a Šestov è che in realtà “ Tolstoj non abbia detto una sola parola sulla dottrina filosofica di Nietzsche. Ho peraltro l’impressione che Tolstoj non conoscesse Nietzsche se non per sentito dire”.

A contrappore sin da subito i due fu il pubblico stesso che vedeva in Tolstoj un chiaro oppositore al nietzscheanesimo. Ma il vero protagonista dell’opera si svela essere Nietzsche e in questo Šestov “anticipa con tempismo perfetto l’amore degli intellettuali russi nei confronti di Nietzsche” si spiega ancora nell’introduzione. “Seppure in maniera controversa e con differenti punti di vista, per la Russia fin de siècle Nietzsche rappresentò una vera e propria svolta".

L’idea di bene in Tolstoj e Nietzsche è senza dubbio un’opera ricca di spunti e argomenti che vale la pena approfondire sia per conoscere meglio le idee del filosofo tedesco e di uno dei più grandi autori della storia della letteratura russa, sia per scoprire Lev Šestov il quale, alla fine del volume, vede nella teoria del superuomo di Nietzsche un cedimento e un estremo tentativo di affidarsi a un punto d’appoggio etico.

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