"Vi presento il mio Gogol"

Una scena dello spettacolo “L’ispettore generale” (Foto: Serena Pea / Ufficio Stampa)

Una scena dello spettacolo “L’ispettore generale” (Foto: Serena Pea / Ufficio Stampa)

Il regista Damiano Michieletto firma la regia de "L’Ispettore Generale" di Gogol, in scena a Milano fino al 2 marzo, restituendo un testo più che mai attuale e contemporaneo

Un bar di una provincia non definita. Una comunità corrotta e meschina. Un giovane squattrinato senza arte né parte scambiato per un funzionario statale. Soldi usati per corrompere. Sono questi gli ingredienti intorno a cui ruota la commedia di Gogol “L’ispettore Generale”, in scena dal 18 febbraio al 2 marzo 2014 al Piccolo Teatro Grassi di Milano, per la regia di Damiano Michieletto.

Perché ha scelto di mettere in scena Gogol e soprattutto “L'Ispettore Generale”?

Questa è l'opera di Gogol che mi ha subito ispirato. E quando il Teatro Stabile del Veneto mi aveva chiesto un progetto, tra i vari che avevo in mente, questo era il primo. Loro sono stati subito d'accordo e quindi siamo partiti con questa idea. Ho scelto questo testo perché ha un grande motore teatrale e ho cercato di renderlo efficace sul palcoscenico. “L’Ispettore Generale” è un testo che apparentemente è molto lontano da noi, dall'Italia, dalla nostra storia. È scritto in un'altra epoca e per un altro pubblico, ma mi sono accorto che i temi di cui parlava e la comicità che proponeva erano molto vicini alle mie corde e mi sembrava molto graffiante e attuale per il pubblico di oggi. Mi ha molto preso; mi ha sempre ispirato questo testo e così è nato un amore e mi sono detto "Voglio fare questa commedia!".

Il regista Damiano Michieletto
(Foto: Fabio Lovino / Ufficio Stampa)

Cosa l’ha colpita di più dei personaggi descritti da Gogol?

La struttura de “L’Ispettore Generale” è quella della classica commedia dell’equivoco, ma mi ha colpito il modo in cui Gogol ha creato dei personaggi meschini che ritrovo anche oggi. Questo mi ha molto divertito. Poi sicuramente la trama… con questo finto ispettore che se ne va prendendo i soldi di tutti, e promettendo di sposare la figlia del sindaco mentre tutti festeggiano pensando di aver vinto. Ma proprio all'ultimo secondo Gogol ti mette un'altra battuta con la quale ti spiazza ancora. È davvero geniale!

Il testo è molto più attuale di quanto si possa immaginare. In che modo ha lavorato per renderlo contemporaneo e avvicinarlo al pubblico italiano?

La storia è ambientata nel bar di una piccola provincia chissà dove. E questo "chissà dove" lo rende molto vicino a un Paese italiano in cui ci sono questi personaggi che vivono di truffe, ipocrisie, imbrogli, e la corruzione domina un po' in tutti i rapporti dei personaggi. Questo è stato un po' il motore di tutto. Ho cercato di non pensare a quella che era la Russia del tempo, ho cercato di raccontare le cose che conosco e quindi di riprendere questo testo e trasportarlo secondo la mia fantasia e quelle che erano secondo me le vie giuste per renderlo comunicativo per il pubblico di oggi. C'è molta attualità, ma io ho voluto mantenere la cornice russa esotica, nutrendola di cose italianissime. Il testo è abbastanza integrale, ho ridotto un po' i personaggi e le cose tipicamente russe che solo un pubblico russo può capire.  

Per il futuro, ha già pensato ad un’altra opera russa che le piacerebbe mettere in scena?

Non ho progetti concreti per il futuro, ma ho riletto “L’uragano” di Ostrovski che mi piace molto per il suo respiro largo, epico. Mi piacerebbe confrontarmi con un testo così!

Che rapporto ha con la Russia?  

Non sono mai stato in Russia, ma mi piacerebbe portare questo spettacolo a San Pietroburgo per sapere che effetto farebbe al pubblico russo vedere una rappresentazione che fa parte della loro tradizione, però rivista con occhi mediterranei. Sarebbe un bel corto circuito!

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