Federico Moccia (Fonte: Wikipedia)
Un quartiere ad alta densità artistica, le notti d'autunno, i vicoli dell'immensa capitale. Artplay ha ospitato lo scrittore italiano Federico Moccia, che ha presentato il suo bestseller "Scusa ma ti chiamo amore", insieme al film omonimo. La storia di una giovane ragazza e di un uomo più maturo ha colpito il cuore del pubblico. Che ha discusso a lungo con lo scrittore.
Tra i temi al centro del dibattito, "Come rimettersi in gioco dopo la separazione dolorosa"."Quando la relazione finisce è difficile ricominciare, - ha detto Moccia. - Perché hai un ricordo idealizzato. Infatti in mio altro libro "Ho voglia di te" parlo della voglia di ricominciare amare. Quella di sapersi staccare la delusione e rimettersi in gioco".
Poi il racconto dei suoi esordi letterari, quando era difficile trovare una casa editrice, quando doveva rivolgersi ad amici per poter terminare la stesura dei propri testi. E riflessioni sulla sua carriera e sui cambiamenti che il successo ha apportato alla sua vita. Le emozioni derivate dai primi ammiratori. La curiosità del pubblico moscovita è senza freni. E le domande si concentrano soprattutto sulla vita ordinaria di uno scrittore di successo. Dalla platea arriva una domanda su come sia cambiata, in Moccia, l'idea dell'amore. "Cambiamo in continuazione. Le cose che ci sembravano belle non ci piacciono più. Cambia il nostro punto di vista. Non siamo più così puri, incantati e sognatori".
Il disincanto che viene anestetizzato dalla catarsi della scrittura: "La bellezza di un scrittore è che ogni tanto diventa un attore, entra nel personaggio. Quando mi capita di parlare con la voce di una donna, cerco di pensare come lei. Diventa necessario diventare il cuore della persona. Salinger ha scritto solo un libro, "Il giovane Holden". A volte penso che lui ha deciso di non scrivere più perché era perfetto così. Ma la bellezza dello scrivere e che ti fa dimenticare chi sei attraverso quello che stai raccontando".
Una donna sui quaranta, lacrime agli occhi, chiede: "Lei dice che le storie d'amore non devono sempre essere felici. Ma in ogni eta le persone sempre cerca la speranza. E possibile riprendersi dopo che perdi l'amore della tua vita?". Quasi una seduta di autocoscienza collettiva. Moccia risponde cercando consolarla un po': " Se non amiamo noi stessi, non possiamo amare un altra persona. Quando come in questo film decidiamo di rimetterci in gioco dobbiamo prima aver colmato il nostro dolore. Abbiamo bisogno di tempo per ritrovare la nostra generosità, dobbiamo ricaricarci, mettere da parte la delusione. E un libro può essere un amico educato che ti sta vicino. Che ti fa compagnia".
Ancora: "Un libro non ti metterà mai in difficoltà, non ti fare delle domande. Ma sarà pronto ad ascoltarti. Tu hai cercato da me una risposta che io pero non ho. Aver vissuto una storia importante non ci e dato a contratto, non e una cosa prevista. Ogni volta che abbiamo la felicita di essere innamorati e un regalo. E se tu lo sei stato, devi viverlo con la gioa. Perché ci sono persone che per paura, per incapacità di darsi completamente all'altro, magari non avranno mai vissuto quello che hai vissuto tu."
E poi, dopo un momento così intenso, l'energia di tutti sembra esaurirsi. La serata finisce, ma non per il pubblico, che esce pensieroso. E molti avranno continuato a riflettere su ciò che lega l'amore, la vita e la letteratura.
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