Un sorriso per sdrammatizzare la politica

Nepal Forever, docu-film della regista russa Alena Polunina, è inserito nella sezione CinemaXXI del Festival del Cinema di Roma (Foto: ufficio stampa)

Nepal Forever, docu-film della regista russa Alena Polunina, è inserito nella sezione CinemaXXI del Festival del Cinema di Roma (Foto: ufficio stampa)

La pittura, i documentari, l'amore per il cinema italiano. Intervista ad Alena Polunina, regista di Nepal Forever

"La politica è un tema pericoloso, ovunque". Ma "il mio film ne parla con la giusta dose di umorismo". In concorso alla sezione CinemaXXI del Festival del Cinema di Roma c’è Nepal Forever, docu-film della giovane regista russa Alena Polunina. Una trama semplice: due politici comunisti russi, membri del consiglio comunale di San Pietroburgo, devono recarsi in Nepal per riconciliare due fazioni locali e accelerare la vittoria del comunismo nel mondo. Inutile dire che, durante il viaggio ne succederanno delle belle e che i due eroi si ritroveranno invischiati in diverse avventure tragicomiche.

Nepal Forever è un film documentario, perché ha scelto proprio questo genere?

Amo molto i film documentari, li considero più “vivi” rispetto ai film tradizionali. E poi perché ho studiato proprio questo: sceneggiatura e produzione di film documentari.

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Nelle note di regia del suo film si legge che la realizzazione di Nepal Forever è stata così impegnativa che non farà più documentari...

Quella era una battuta! Certamente continuerò a fare documentari, è la forma di espressione cinematografica che preferisco. Amo fare questo genere più di ogni altro. Ad esempio, ho la sensazione che i film “tradizionali” finiscano subito, invece con i documentari c’è una preparazione e un girato che ti immerge completamente nella storia.

Si parla di politica e di comunismo, perché questa scelta?

Mi interessa molto la politica; già nei miei due docu-film precedenti avevo affrontato il tema politico ma dalla visione radicale. Questa volta ho scelto il comunismo perché è un parte fondamentale della storia del mio Paese. Sentivo i miei nonni, i genitori e le persone intorno a me che ne parlavano e allora mi sono documentata sul periodo e sull’ideologia comunista. Da questi studi e da queste riflessioni sono “nati” i due eroi del film: persone non cattive ma con la testa persa nel loro mondo e nelle loro idee.

Affrontare un tema come la politica non è un po’ un campo minato in Russia?

La politica è un tema pericoloso ovunque, non solo in Russia. E poi il mio film parla di politica con la giusta dose di umorismo e di comicità, anche se un po’ tragica.

Prima di diventare regista, lei era un pittrice e ha fatto anche la redattrice per alcune riviste di moda, perché ha deciso di intraprendere la strada del cinema?

Quello era il lavoro della mia vita precedente! Bisogna cambiare no? Mi è sempre piaciuto fare cinema, e finalmente ho deciso di iscriversi a un corso di sceneggiatura, ho vinto una borsa di studio e nel 2004 mi sono laureata in Regia e Sceneggiatura. Credo che la ricerca della propria strada e della propria identità non avvenga subito, fin dalla prima scelta lavorativa.

Conosce il cinema italiano?

Certamente. In particolare conosco e ammiro i film dei grandi maestri del cinema italiano, come Fellini, Pasolini e Antonioni. Questa è la mia prima volta in Italia, chissà che non decida di girare il mio prossimo film proprio nel Bel Paese.

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