Un momento di Nepal Forever (Fonte: Ufficio Stampa)
Clown in costumi colorati. Con una fede sincera nell’Atlantide comunista, affondata molto tempo fa. E non si tratta di finzione. Ayona Polunina lo ha raccontato in Nepal Forever, una commedia-documentario sui comunisti russi radicali in Nepal, ammessa all’8° Festival Internazionale del Cinema di Roma. E i protagonisti sono veri esponenti del partito di San Pietroburgo e della Regione di Leningrado (CSPLR), noti per le loro azioni oltraggiose. In particolare, per aver dipinto l'immagine di Stalin su un'icona e aver protestato contro la mostra Fox Stoned a San Pietroburgo, trasformando gli ideali comunisti una volta incrollabili in una farsa teatrale.
I leader del CSPLR hanno ripetutamente sottolineato che il Partito comunista moderno “dovrebbe essere in grado di sorridere”. “Chiaramente la vecchia scuola, dalla linea dura, dello sbiadito Partito comunista esiste ancora, ma loro almeno hanno conservato una certa dignità. I personaggi del film una volta si sono uniti al partito comunista russo, che miracolosamente aveva una quantità esagerata di iscritti”, ha detto lo sceneggiatore del film. Nepal forever racconta le avventure di due membri del partito - il leader del partito Sergei Malinkovich e il suo assistente, Viktor Perov - una sorta di Don Chisciotte e Sancio Panza del 21° secolo, che si recano in “viaggio d'affari” in Nepal, per negoziare la conciliazione tra due fazioni comuniste rivali. Il critico cinematografico russo Vadim Rutkowski ha definito il duo “Winnie the Pooh e Piglet sotto la bandiera rossa”.
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Originariamente Malinkovich aveva pianificato di inviare il suo assistente sulle montagne dell'Himalaya per condividere la "preziosa esperienza dei comunisti sovietici" con i principali partiti comunisti del Nepal. Ma la trovata pubblicitaria si è trasformata in un'avventura reale quando Polunina ha comprato i biglietti per sé e per i due comunisti. "Ho fatto solo un accordo con i personaggi del film: fate quello che volete, ma verrete sempre filmati. Siamo saliti a bordo dell'aereo ed è iniziata una marea di scherzi, a volte di cattivo gusto. E a Kathmandu abbiamo incontrato i membri del Komsomol, che Malinkovich aveva già visto al Festival della Gioventù e degli Studenti in Sud Africa. Da quel punto in poi, abbiamo girato. Una troupe filmava ogni passo che facevamo per la televisione russa. Così dovevamo solo metterci in cammino".
Il film può essere diviso in due parti - la preparazione al viaggio e l'avventura in sé. E anche se nel corso del tragitto, che si configura più come un viaggio turistico che politico, i personaggi principali non hanno potuto aiutare i loro fratelli di ideologia, il film non esaurisce il tema del comunismo. I comunisti pacifisti con i berretti Budyonny e i mantelli rossi, che sembrano usciti da un vecchio film sovietico, si incontrano con i poveri comunisti nepalesi, parlano con loro della lotta rivoluzionaria, di Lenin e del marxismo e depongono un mazzo di fiori presso il ritratto di Kim Jong II. Tuttavia, i loro dialoghi sembrano una reliquia del secolo scorso, in conflitto con il loro comportamento a volte scandaloso. Il partito ha reagito negativamente al film, dicendo che ritrae le loro attività in modo improprio, riconoscendo, tuttavia, che gli artisti hanno diritto ad avere la propria opinione.
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