A soli 25 anni Vanessa Benelli Mosell è considerata una delle interpreti di maggior successo nel panorama musicale internazionale. Ha studiato in Russia a fianco dei più grandi musicisti dell'Est (Foto: Barbara Rigon / Ufficio Stampa)
In Russia si è guadagnata l’aggettivo “nasha” (nostra) la pianista italiana Vanessa Benelli Mosell, perfezionatasi al Conservatorio Tchaikovsky di Mosca, incline per repertorio e sensibilità alla tradizione musicale russa. Se a venticinque anni, dopo un’infanzia da bambina prodigio, è tra le interpreti internazionali più virtuose e intense, l’artista dalla bellezza rinascimentale ammette di dovere tutto all’insegnamento di grandi professori russi, dei quali è stata e continua ad essere allieva prediletta.
“Iniziai a 15 anni, in Germania, a studiare con un’insegnante russa, Dina Yose. Dico sempre che è stata lei a insegnarmi a suonare - nonostante le mie basi fossero molto solide dopo il diploma all’Accademia pianistica di Imola - perché mi ha aperto un mondo: quello della scuola russa. Mi ha completamente cambiata: nel modo di suonare, di concepire la musica, di affrontare il palco e le relazioni con gli altri musicisti. In seguito incontrai Mikhail Voskresensky, a Parigi, durante una masterclass al termine della quale mi invitò a studiare con lui a Mosca, al Conservatorio Tchaikovsky, dove rimasi per tre anni, dal 2007 al 2010. Il nostro rapporto è continuato con masterclass e corsi estivi, fino ad oggi.”
Come si è adattata alla vita a Mosca, arrivandovi
da straniera a 19 anni?
“Non
è stato facile: non sapevo una parola di russo, non conoscevo nessuno, non
avevo ancora una casa e alloggiavo nel dormitorio. Mi sentivo sola e non era
facile comunicare con i miei genitori in Italia. Ma da subito, nella quotidianità,
ho avvertito un sentimento di grande solidarietà da parte dei russi. In pochi
mesi ho imparato il russo e la vita è diventata più facile. Mosca non è una
città semplice, ma una volta ambientata mi ci sono molto legata, forse proprio
per le difficoltà superate. Si dice: all’inizio piangi perché devi andare, poi
perché devi partire. A me è successa la stessa cosa.”
Che ricordi musicali ha di quegli anni?
“Come
allieva del Conservatorio ho suonato in molte sale a Mosca: nella Sala Rachmaninov,
nella Sala piccola e nella Sala bianca del Conservatorio, e al Museo Pushkin il
pianoforte scelto da Richter. Ho sempre trovato un pubblico speciale: per i
russi la musica è una religione, vanno a tutti i concerti, seguono ogni artista
e soprattutto tifano per i loro musicisti, anche per gli stranieri che studiano
al Conservatorio di Mosca, considerati loro. Dicono “nash”: il nostro artista,
il nostro pianista, il nostro studente: anche per me ho sentito varie volte
usare questo aggettivo ed è stato molto toccante.”
Venerdì 30 agosto, Vittorio Veneto, Festival Musicale Italia Russia, Teatro Da Ponte: Vanessa Benelli Mosell pianoforte; Yuri Bashmet viola; Massimo Quarta violino; Aleksandr Buzlov violoncello; mercoledì 4 settembre 2013: Portoferraio, Elba Festival, Teatro dei Vigilanti, I Solisti di Mosca, Yuri Bashmet direttore, Vanessa Benelli Mosell pianoforte; sabato 7 settembre 2013, Portoferraio, Elba Festival, Teatro dei Vigilanti, Vanessa Benelli Mosell pianoforte, Yuri Bashmet viola; Alena Baeva violino; Aleksandr Buzlov violoncello
Da allora è indirizzata verso il repertorio
russo?
“Dicono
che per suonare bene il repertorio russo si debba anche parlare la lingua
russa. Non so se sia vero, però credo che vivere in Russia, frequentare lo
stesso Conservatorio dove hanno studiato Tchaikovsky, Rachmaninov, Prokofev,
immerga nell’eredità della tradizione musicale russa. Sì, sono indirizzata
verso il repertorio russo, che continuo ad ampliare.”
Mantiene legami con gli allievi e gli artisti
russi conosciuti a Mosca?
“Legami
stretti: i miei amici oggi sono prevalentemente russi perché il Conservatorio è
stata la mia famiglia, conoscevo praticamente tutti! Così la mia casa al mare in
Italia è sempre piena di ospiti russi: colleghi e insegnanti. Inoltre continuai
a studiare con un insegnante russo del Conservatorio di Mosca anche a Londra,
al Royal College of Music: pure là le lezioni si tenevano in russo e molti
studenti erano russi. Perciò anche i miei migliori amici di Londra sono russi.”
Anche il celebre violista Yuri Bashmet è stato importante per la sua carriera.
“L’incontro avvenne al premio che al festival musicale dell’isola d’Elba, da lui fondato, Yuri Bashmet volle assegnarmi nel 2004. È una persona molto importante per la mia formazione: incontrarlo così giovane è stata un’ispirazione per me, perché è un musicista grandissimo, un artista che vive per la musica. Ho suonato varie volte al suo festival, mi ha invitata in tournée con i suoi Solisti di Mosca e nuovi concerti ci aspettano nei prossimi giorni in Italia.”
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È più tornata in Russia?
“Ancora
no, ma penso accadrà nel gennaio 2014, finalmente, dopo tre anni, perché ci
sono nuovi progetti in corso di definizione. Avevo lasciato due valigie nel mio
vecchio appartamento: un buon auspicio per tornare.”
Come vorrebbe tornarci?
“Il
mio sogno è suonare con Yuri Bashmet a Mosca, nella Sala Tchaikovsky e nella
Sala Grande del Conservatorio. Sapevo che è considerato una rockstar in Russia,
ma ho visto con i miei occhi che quando suona a Mosca si mobilita tutta la
città: la televisione, la radio, il Presidente viene a sentirlo. Ecco, vorrei
tornarci con lui.”
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