Quelli che pensano in russo e cantano in inglese

Una moda iniziata negli anni 2000: da allora, sempre più band della Federazione compongono e cantano canzoni in lingua straniera

Verso la fine degli anni ’60, le onde d’urto della rivoluzione rock occidentale investirono la cortina di ferro sovietica, insinuandosi tra le sue crepe. A quell’epoca, la censura sovietica, nella cultura di massa, era già stata indebolita da diverse stazioni radio occidentali, come Radio Luxembourg, Bbc, Voice of America, che facevano ascoltare i grandi successi delle classifiche musicali occidentali a tutta l’Unione Sovietica.

Il mercato nero russo venne inondato da dischi in vinile di musica pop e rock di origine occidentale. Persino nei negozi ufficiali di dischi, specializzati in registrazioni audio su richiesta, i clienti potevano richiedere le registrazioni non ufficiali dei Beatles, dei Rolling Stones e di altre superstar occidentali, famose in quegli anni.

I musicisti, per lo più studenti delle grandi città, iniziarono a formare delle band per imitare lo stile e le canzoni dei loro idoli occidentali.

Questi gruppi si esibivano alle feste studentesche, eseguendo cover dei Beatles, Beach Boys, Rolling Stones, Cream, Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Deep Purple e di molte altre band americane e inglesi, e cantando, ovviamente, in inglese.

Non tutti quelli che cantavano i testi in inglese capivano il significato delle parole. Molti si limitavano a ripetere la pronuncia che si erano appuntati, verso dopo verso, sulla carta, usando le lettere dell’alfabeto russo.

La prima generazione di gruppi rock russi era costituita da cover band che cercavano di mettere alla prova le loro abilità musicali nel tentativo di imitare i loro idoli rock occidentali. Per qualche sconosciuta ragione questi gruppi vennero chiamati “beat-band”, invece di rock band.

Le cover band russe della fine degli anni ‘60 e la metà degli anni ‘70 cercavano di cantare, suonare e assomigliare il più possibile ai loro miti musicali occidentali. Scelsero persino nomi di ispirazione rock per i loro gruppi, come “Rubinovaya Ataka” (Assalto rubino), “Tsvety” (Fiori), “Sokol” (Falco), “Olovyannye Soldatiki” (Soldatini di piombo), “Udachnoe Priobretenie” (Acquisizione di successo) e “Vtoroe Dykhanie” (Secondo fiato). Allo stesso tempo, alcune cover band iniziarono a comporre i loro primi brani, in uno stile che ricordava le cover che eseguivano.

I musicisti della seconda generazione di musica rock russa suonavano pezzi che ricordavano le melodie del rock occidentale, ma i loro testi erano in russo e scritti dai membri stessi della band. Verso la fine degli anni ’70, un nuovo fenomeno chiamato “rock russo” conquistò il Paese.

I testi delle canzoni rock russe contenevano spesso messaggi di protesta e di rifiuto nei confronti del sistema sovietico. C’è chi pensa ancora che il rock russo sia stato una delle maggiori forze che ha portato l’Unione Sovietica al crollo.

I primi interpreti rock sovietici, che cantavano in inglese, a essere esportati in Occidente furono la band glam rock moscovita “Gorky Park” e Boris Grebenshchikov, leader del gruppo hippie “Akvarium”, di Leningrado. Grebenshchikov fu contattato dal produttore Dave Stewart (ex membro degli Eurythmics), che lo aiutò ad adattare alcune delle sue canzoni russe all’inglese e a comporne delle nuove.

“Radio Silence”, l’album solista di Grebenshchikov, con canzoni in lingua inglese, uscì in America nel 1989 sulla celebre etichetta Columbia. Per pubblicizzarne l’uscita, venne trasmesso un video musicale su MTV, venne prodotto un documentario relativo all’album e Grebenshchikov in persona venne invitato a diversi spettacoli televisivi serali in America.

“Radio Silence” ricevette, tuttavia, una fredda accoglienza negli Stati Uniti probabilmente a causa dell’incapacità di Grebenshchikov di adattare i suoi testi in lingua russa all’inglese e di riprodurre l’acustica del rock and roll americano.

La band glam rock “Gorky Park” nacque a Mosca nel 1987. Sin dall’inizio, il gruppo componeva canzoni in inglese rivolte al pubblico occidentale. Il loro manager Stas Namin, appartenente alla prima generazione dei gruppi rock russi degli anni ’70, con un gruppo chiamato “Tsvety” (Fiori), li aiutò a incontrare e a farsi consigliare da superstar americane come Bon Jovi, Frank Zappa e altri famosi rocker americani che visitarono Mosca durante la perestrojka di Gorbaciov. Il loro primo album “GP” uscì nel 1989 sull’etichetta americana Mercury.

I “Gorky Park” ambivano perlopiù al mercato occidentale. Divennero piuttosto famosi grazie alla nuova amicizia sovietico-americana tra Gorbaciov e il presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan.

Per gli inizi degli anni ’90 la perestrojka era finita, l’Unione Sovietica crollata e la carriera politica di Gorbaciov giunta al termine. I tempi erano cambiati e l’interesse dell’Occidente nei confronti della musica post-sovietica o russa era diminuito drasticamente. Dopo i “Gorky Park”, l’unico gruppo russo che riuscì a catturare l’attenzione del pubblico occidentale fu, verso la fine degli anni ’90, il duo pop femminile “TaTu”, sfruttando l’immagine sexy di due studentesse con presunte tendenze omossessuali.

Alcune delle loro canzoni in inglese, come “All The Things She Said”, vennero trasmesse in Europa occidentale nei primi anni 2000.

Dopodiché, per un certo periodo, le band russe, che cantavano in inglese, rimasero nell’ombra, quasi invisibili a causa di un dominio totale delle rock band russe.

Fu solo verso la metà degli anni 2000 che una nuova generazione di frequentatori di discoteche arrivò sulla scena, accompagnata anche da una nuova ondata di gruppi che cantavano in inglese. Gli studenti russi, in particolare i figli e le figlie di genitori benestanti, iniziarono a frequentare vari festival musicali in giro per il mondo, in modo da assimilare le ultime tendenze in fatto di musica.

Una nuova generazione di band, che cantavano in inglese, iniziò a comparire nelle discoteche. Questi gruppi eseguivano brani con testi in inglese che loro stessi avevano scritto e si ispiravano a band come Franz Ferdinand, Coldplay, Muse, Travis, Keane, Oasis e ad altri gruppi brit-pop in vetta alle classifiche negli anni 2000.

Le nuove generazioni sono cresciute guardando ogni giorno prodotti televisivi occidentali e giocando con ideogiochi in lingua inglese. Questo è un segno di stagnazione e di apatia in seno alla società russa, dove la musica è diventata un prodotto alla pari di altri, una sorta di bene materiale.

 

L’inglese è molto più facile da usare ed è molto più adattabile alle canzoni pop rispetto al russo.

 

Le band russe, che oggi cantano in inglese, possono avere anche il lusso di non comunicare nulla con le loro canzoni ed essere comunque stilose, alla moda e ricercate, a livello commerciale, da promotori e agenti.

A nessuno importa più di tanto che cosa dicono le canzoni in lingua inglese, la gente le ascolta per non pensare e non guardarsi allo specchio.

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