Da biblioteche a centri multimediali

Il vicedirettore del Centro della biblioteca di Mosca: "La riforma mira non solo a promuovere la lettura e migliorarne la qualità, ma anche a trasformare le biblioteche in centri di aggregazione" (Foto: Itar-Tass)

Il vicedirettore del Centro della biblioteca di Mosca: "La riforma mira non solo a promuovere la lettura e migliorarne la qualità, ma anche a trasformare le biblioteche in centri di aggregazione" (Foto: Itar-Tass)

Sarà presto completata la prima fase di un’imponente riforma che trasformerà radicalmente i luoghi di lettura moscoviti

Sarà presto completata la prima fase di un’imponente riforma che trasformerà radicalmente le biblioteche moscovite. Entro l’autunno 2013, infatti, cinque biblioteche diventeranno dei moderni centri multimediali e circoli distrettuali aperti a chiunque vorrà discutere non solo di letteratura, ma anche di politica.

Per ora l’iniziativa interessa soltanto cinque biblioteche distrettuali, che presto cambieranno anche d’aspetto: dalle finestre saranno infatti eliminate sbarre e pesanti imposte, che creano un’atmosfera oppressiva. Gli spazi interni saranno riorganizzati in modo da soddisfare i più moderni requisiti, e suddivisi in nuove aree dedicate alla lettura e a conferenze, lezioni e mostre. Secondo i promotori dell’iniziativa, le biblioteche presto richiameranno non solo chi è interessato a leggere, ma anche persone desiderose di comunicare, imparare, ricevere consigli, discutere dei propri problemi e lavorare.

Anche il pubblico che frequenta le biblioteche dovrebbe cambiare. I principali fruitori delle biblioteche oggi sono gli studenti e i pensionati. Questo perché l’orario di apertura (che solitamente va dalle undici del mattino alle cinque del pomeriggio) non permette agli adulti che lavorano e hanno una vita piena di frequentarle. Non appena la biblioteche adotteranno un orario prolungato, però, anche i giovani adulti e le persone di mezza età si potranno iscrivere. Per lo meno questo è quanto afferma Boris Kipriyanov, vice direttore del Centro della biblioteca di Mosca.

“Il concetto generale è che le biblioteche dovrebbe essere il più possibile aperte”, dichiara Kipriyanov. “Daremo agli iscritti la possibilità di consultare direttamente i cataloghi e introdurremo delle soluzioni che permettano loro di prendere libri in prestito senza dover interagire con i bibliotecari. Sarà possibile scegliere un libro, presentarsi all’uscita per registrare il prestito, e portarselo a casa. E per restituire i volumi basterà riportarli nel negozio o nella stazione della metropolitana più vicini, a qualsiasi ora del giorno e della notte. I cataloghi saranno aggiornati con maggiore frequenza, e le biblioteche potranno disporre dei libri più recenti poco dopo la loro data d’uscita.   

“Parte del problema è dato dal fatto che metà degli abitanti di Mosca non sono ufficialmente registrati all’anagrafe come residenti, mentre per ottenere una tessera della biblioteca è necessaria la residenza. Occorre quindi semplificare le procedure. Chi non è iscritto non potrà accedere al servizio di prestito, ma potrà ugualmente leggere i libri nella sala di lettura.

“L’aspetto più problematico della riforma è rappresentato dalla necessità di cambiare la figura del bibliotecario, che oltre ad essere una persona responsabile della consegna e della restituzione dei libri dovrà trasformarsi in una sorta di guru, una guida che accompagna gli utenti nel mondo della letteratura. Un mondo nel quale è facile perdersi, e attualmente in Russia non esiste un modo per orientarvisi. Le recensioni non sono una guida molto affidabile e le reti di distribuzione competono tra loro nel proporre soprattutto letteratura di tipo commerciale. È importante dunque che le biblioteche diventino dei luoghi dove i cittadini possono trovare un’ampia scelta”.

Coloro che guardano con scetticismo all’iniziativa si dicono certi che il destino delle biblioteche sia ormai segnato. Almeno per quanto riguarda le biblioteche che non tengono il passo con i tempi.

La percentuale di libri cartacei continua a diminuire, mentre i lettori di e-book si stanno diffondendo sempre di più. Perché mai un lettore dovrebbe allora cercare altro? Perché dovrebbe preferire un libro cartaceo?

“Ciò è vero solo in parte, - afferma Kupriyanov. - Il mondo dell’editoria sta cambiando e si sta adeguando, ma non è in crisi, né per il numero dei lettori, né per la quantità dei libri che vengono letti. Perché pagare quaranta rubli per un tascabile quando con la stessa cifra se ne può scaricare una copia virtuale? Questo ragionamento vale per la letteratura popolare, per i titoli che si leggono una volta e basta. Tutti i libri di successo sono disponibili online, e credo che sia un bene, perché in questo modo si tagliano meno alberi. Esistono però interi segmenti della letteratura che sono disponibili solo in versione cartacea, come ad esempio le pubblicazioni accademiche. Quello di dover scegliere tra libro cartaceo o digitale quindi non è un dilemma reale. Inoltre, le biblioteche potrebbero distribuire ai propri iscritti dei lettori di e-book dove poter leggere contenuti autorizzati. In questo modo si spingerebbero molti lettori a rientrare nella legalità, contrastando al tempo stesso la pirateria”.

La riforma mira non solo a promuovere la lettura e migliorarne la qualità, ma anche a trasformare le biblioteche in centri di aggregazione, spiega Kupriyanov. In quale altro luogo si possono ricevere informazioni rilevanti e discutere di problemi vitali?

“Le biblioteche potrebbero diventare dei luoghi che le persone percepiscano come uno spazio proprio. Un luogo perfetto per incontrarsi, discutere di libri, comunicare e parlare di ciò che accade nel Paese e nel mondo. Mosca conta 480 biblioteche distrettuali. Un bel numero. E sono luoghi che appartengono a ciascuno di noi. I moscoviti devono capire che le strade, i parchi, le biblioteche, i musei e i teatri sono loro. Le nostre città sono il frutto del nostro passato industriale, ma il mondo è cambiato, e sono cambiate anche la città. Oggi non possiamo più organizzare la nostra esistenza attorno alle fabbriche, perché non ci sono più fabbriche. Né possiamo aggregarci attorno a un ufficio. Possiamo però trasformare in punto d’incontro un circolo, un museo o, meglio ancora, una biblioteca. Il sistema sovietico in cui molti di noi hanno trascorso metà della propria esistenza era socialmente evoluto: si giocava a domino nei cortili, i pensionati sedevano sulle panchine nei pressi delle loro abitazioni, mentre si stava in fila si scambiavano due chiacchiere, e quando si andava ai giardinetti si trovava qualcuno con cui parlare. Venti anni fa le persone conoscevano i propri vicini e li chiamavano per nome. Adesso nessuno saluta più il vicino di casa. Noi vogliamo che le persone tornino a salutarsi e a parlare tra loro. La gente è stanca di essere isolata”.

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