De Caro al Festival di Mosca: "Stare qui è già una vittoria"

Il cast di “Spaghetty Story", il film di Ciro de Caro presentato alla 35ma edizione del Festival del Cinema di Mosca (Foto: www.moscowfilmfestival.ru)

Il cast di “Spaghetty Story", il film di Ciro de Caro presentato alla 35ma edizione del Festival del Cinema di Mosca (Foto: www.moscowfilmfestival.ru)

Il regista dell'unico film italiano in concorso alla kermesse cinematografica russa confessa quanto ha imparato da Ejzenstejn e come ha realizzato una pellicola no-budget

Molti sono i film italiani proiettati nell’ambito della 35ma edizione del Festival del Cinema di Mosca, da “Educazione siberiana” di Gabriele Salvatores a “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore. Un’intera sezione retrospettiva è dedicata alle opere di Bertolucci, ma per chi volesse vedere “Spaghetti Story”, l’unica pellicola italiana in concorso, l’ultimo appuntamento per il pubblico è il 25 giugno 2013, ore 15.30 di Mosca (per info cliccare qui).

“Spaghetty Story”, è un film low-budget, anzi "no-budget", come lo definisce Ciro de Caro, il giovane regista alle prese con il suo primo lungometraggio. Il film, intriso di quella capacità nostrana di guardare sempre la realtà con ironia, racconta una storia di vita reale e drammatica di giovani adulti, tutta italiana.

È il titolo stesso a rimandare alla maniera tipica nel Belpaese di fare le cose in modo semplice e genuino, come lo è un piatto di spaghetti, alla portata di tutti e che tutti possono apprezzare, sia i palati fini, sia le persone comuni, non necessariamente esperte di cinema.

Questo film, girato in 11 giorni con un budget inferiore al costo di un’auto usata e con apparecchiature sistemabili nel bagagliaio di quella stessa auto, vuole anche essere un invito ai giovani autori e registi a scrivere e produrre film, senza aspettare investimenti che potrebbero non arrivare mai, correndo il rischio di lasciare chiuse nel cassetto storie vere che invece sono da raccontare.

Il film, realizzato solamente in undici giorni, è l'unica pellicola italiana in concorso al Festival di Mosca (Foto: www.moscowfilmfestival.ru)

Cosa ha portato il film in concorso?

Spero sia stata l’ingenuinità, la verità e la passione, componenti fondamentali in “Spaghetti Story”.

Il film parla di una realtà molto italiana di giovani che a trent’anni stentano a crescere. Come verrà recepito in Russia da spettatori, molti dei quali hanno moglie e figli già a vent’anni, abituati quindi a iniziare a vivere da adulti molto presto?

Penso che li incuriosirà, perché noi raccontiamo una piccola storia italiana vera e, dal cinema italiano, il pubblico internazionale si aspetta l’italianità e non una storia che potrebbe essere girata ovunque. Il cinema, infatti, è anche conoscere e scoprire.

Dopo il festival il film verrà proiettato in Russia?

Non lo so ancora, ma mi piacerebbe perché ho notato che qui tutti adorano l’Italia e molti parlano italiano.

Cosa conosce della Russia?

L’immagine che avevo inizialmente era quella che si studia a scuola, legata alla Rivoluzione, alla Guerra. Pensavo a un qualcosa di sterminato. Arrivato qui, sono rimasto sorpreso dalla bellezza di questa città e dalle persone che mi cercano perché sono italiano. Ho l’impressione che abbia quasi più senso essere italiano in Russia che non in Italia in questo momento.

Conosce il cinema sovietico e russo?

Ho studiato a fondo Ejzenstejn, tutti i suoi testi. A parte i grandi registi del passato ultimamente ho visto “Spose celesti dei Mari della prateria” di Alexei Fedorchenko e “La danza di Delhi” di Ivan Vyrypaev, due film che considero dei capolavori.

Quanto Ejzenstejn ha influenzato il suo percorso artistico?

Totalmente. Quando guardo un film che non mi piace, penso a tutto ciò che il regista non ha letto del grande Maestro russo. Quando scrivo o faccio le riprese, tengo sempre a mente i suoi esercizi. È grazie a lui che ho capito come arrivare alla naturalezza della messa in scena, dove ogni semplice azione, come fare un caffè, deve avvenire come nella vita reale di una persona vera.

Quali sono, se ci sono, i limiti dei film low budget?

Non tutte le storie possono essere raccontate con pochi mezzi. Nel mio caso gli imprevisti hanno fatto sì che non facessi scelte banali, dando un valore aggiunto al film. Basta non avere la pretesa di voler controllare tutto e lasciarsi trasportare dal flusso di ciò che accade, piuttosto che volerlo deviare.

Le piacerebbe lavorare in Russia?

Certo. Credo che la Russia abbia molte storie da raccontare.

E vincerà questo Film Festival?

Penso sarà molto difficile, ma io ha già vinto stando qui.

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie