Il duo moscovita Moremoney è nato all’Università dell’Amicizia dei Popoli di Mosca, dove Nadia Gritskevich e Ivan Kalashnikov si incontravano per registrare e comporre i loro primi brani. In mancanza di risorse economiche, la coppia faceva ricorso agli strumenti dell’università.
Le poche alternative nel mondo della musica si riflettono nei loro lavori, che hanno costantemente un tono beffardo e di protesta. Tutte queste idee sono state raccolte nel loro album di debutto, pubblicato con il nome di “Tricky”.
Il titolo dell’album si deve all'esibizione a Mosca, nell’autunno del 2009, dell’artista britannico Tricky: i Moremoney avrebbero dovuto accompagnarlo, ma all’ultimo minuto Tricky decise che non avrebbe avuto bisogno di un altro gruppo.
L’album contiene 13 canzoni. Ciò che mi colpisce è che le tracce due, tre, quattro e cinque hanno tutte lo stesso titolo “Ah”, e una durata di meno di un secondo. Si tratta di una trovata scherzosa di Nadia e Ivan rivolto alle persone che scaricano i loro pezzi su Internet.
L’album è un lavoro unico nel suo genere, realizzato con buon gusto e difficilmente incasellabile in uno stile preciso. Il duo ricorre alle programmazioni in una maniera molto singolare. Ogni volta sperimenta con le sonorità elettroniche in modo che ogni canzone abbia un’atmosfera diversa.
La voce di Nadia è dolce e sottile. Inoltre è molto imprevedibile nell’interpretare le canzoni del gruppo, il che fa sì che tutte abbiano un timbro personale e siano difficili da etichettare.
“Tricky” è un album di musica elettronica moderna e fresca. È stato applaudito dalla stampa russa ed è attualmente scaricabile su Internet.
“Scar on” è una delle loro canzoni più conosciute. È un pezzo molto singolare, un mix di bellezza e caos. Ha una base elettronica che va e che viene. I due si divertono a giocare con il beat rompendo radicalmente il ritmo. La voce di Nadia gode di grande protagonismo a livello ritmico. I suoi cori armonizzati fanno sì che il pezzo si carichi di un’atmosfera psicodelica.
I Moremoney cambiano la produzione in ogni canzone. “Hate”, la traccia numero 7, spicca per il suono acido del sintetizzatore e le chitarre e le voci distorte. Questa canzone mi ricorda molto i Daft Punk o i Moloko.
Negli spettacoli dal vivo sono soliti esibirsi in quattro: batteria, sintetizzatore, basso e voce. Le programmazioni sono ben mixate con gli strumenti.
Il loro ultimo lavoro “Much Better” (2010) non può essere considerato un album, è più che altro un “mixtape”, una raccolta di remix di loro canzoni prodotte da altri artisti di musica elettronica. Il risultato è sorprendente, ancor più radicale del loro primo album “Tricky”.
Il gruppo ha alle spalle una sfilza di esibizioni live: hanno rappresentato la Russia al Festival Sounderground Red Bull di San Paolo e hanno partecipato ai più importanti festival della Federazione come AvantFest, SKIF o Steroeleto.
Il loro sound è unico e difficilmente comparabile con quello di altri gruppi spagnoli. In termini di stile sono simili a band come i Cycle, i quali amano a loro volta sperimentare con la musica elettronica. I Moremoney sono indubbiamente una proposta molto interessante e ci auguriamo di poterli ascoltare presto dal vivo.
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