Alla Biennale di Venezia anche il profondo Daghestan

L'artista Taus Makhacheva partecipa a Venezia alla collettiva "Love me, Love me not. Arte Contemporanea dall’Azerbaijan e dai Paesi Vicini" (Foto per gentile concessione dell'artista)

L'artista Taus Makhacheva partecipa a Venezia alla collettiva "Love me, Love me not. Arte Contemporanea dall’Azerbaijan e dai Paesi Vicini" (Foto per gentile concessione dell'artista)

All'interno della collettiva "Love me, Love me not. Arte Contemporanea dall’Azerbaijan e dai Paesi Vicini", evento collaterale in Laguna, la video-installazione di Taus Makhacheva

Digitando Gamsutl su Google la prima opzione proposta è “Forse stavi cercando Game Soul”. Un modo elegante per chiedere se chi ha scritto è incorso in un errore di digitazione. Confermando la scelta diventa chiaro che Gamsutl è un’antica città del Daghestan, repubblica nel Caucaso del Nord con una grande varietà di etnie e problemi di integrazione.

La Russia sale anche sul vaporetto

S’intitola “Russia – Never overturn”, o “Russia - Mai capovolta”, l’installazione che gira tra i canali della laguna veneziana a bordo di una barca. Rifacendosi a un weeble wobble (i giocattoli statunitensi anni ’70 che rimanevano sempre in bilico), raffigura un tronco di legno sovrastato dall’aquila dorata simbolo della Russia con alla base una palla rossa, sulla quale è riportato in russo e in inglese il nome dell’installazione. L’installazione, voluta da Denis Sausin e Georg Mamin della CF Art Group, è stata scelta sulla base di un concorso d’idee sul tema “Concezione Nazionale di Russia”. Al concorso sono arrivate circa 500 idee. Il vincitore, Vitaly Saburov, si è aggiudicato un premio di 300.000 rubli (circa 10.000 dollari). "La cosa interessante – ha detto Sausin –è che il vincitore è un commerciante e non ha alcunché a che fare con l’arte" (M.C.)

Gamsutl è anche il titolo del video con il quale Taus Makhacheva, artista trentenne nata in Daghestan, partecipa alla collettiva "Love me, Love me not. Arte Contemporanea dall’Azerbaijan e dai Paesi Vicini", evento collaterale della 55ma Biennale dell’Arte di Venezia, che mette in mostra i lavori più recenti di 17 artisti provenienti da Azerbaijan, Iran, Turchia, Russia e Georgia.

A curare la mostra, prodotta da Yarat Contemporay Art Organization, un'organizzazione no profit per l'arte contemporanea con sede a Baku, è Dina Nasser-Khadivi.

Il video, intriso di nostalgia, racconta l'omonima città della “via della seta” attraverso la storia del giovane protagonista che, danzando, riporta alla luce le qualità di questo luogo, oggi quasi dimenticato. Il risultato è struggente e trattiene il visitatore nell’immaginario del protagonista che, a tratti, si mimetizza perfettamente con il paesaggio fino a scomparire quando i campi lunghi utilizzati dall’artista lo rendono soltanto un elemento che si perde nelle case di roccia abbandonate.

Quella veneziana non è la prima apparizione di Gamsutl. Il video, infatti, ha esordito alla Biennale di Liverpool, in Inghilterra, Paese nel quale Taus Makhacheva ha studiato al Goldsmiths College di Londra e al Royal College of Art prima di tornare in Russia, dove oggi lavora tra Mosca e Makhachkala, la capitale del Daghestan.

"Ho deciso di concentrarmi su Gamtsul – ha spiegato a Russia Oggi Taus Mackaceva - perché è un luogo molto particolare da vedere, ricorda in qualche modo la Torre di Babele. Poi perché mi interessava ripercorrerne la storia attraverso il linguaggio del corpo. Quella storia che l’ha visto progressivamente diventare un luogo disabitato quando, nel secolo scorso, la gente si è spostata nelle fattorie collettive. Quindici anni fa qualcuno è tornato ad abitare in questo luogo di pietra. Anche il National Geographic e alcuni documentaristi si sono interessati a questo fenomeno. Io l’ho raccontato in un altro modo con l’aiuto di un coreografo, dividendone la storia in quattro parti".

"Essere alla Biennale, sia pure in un evento collaterale, per me è molto emozionante, perché qui a Venezia si parla il linguaggio internazionale dell’arte che io conosco per i miei studi a Londra – ha continuato -. Anche i giornalisti del mio Paese, poi, sono molto orgogliosi.  Questo è un bene perché il mio sogno è aprire una scuola d’arte in Daghestan per poter dare un aiuto alle nuove generazioni".

"Questa Biennale mi sembra molto interessante – ha aggiunto l’artista -. Ho già visitato alcuni padiglioni ai Giardini, compreso il padiglione russo. È molto interessante l’idea del buco da cui guardare dall’alto e non solo (il riferimento è all'installazione di Vadim Zakharov, "Danae", ndr). Spero che possa ricevere un premio".

Di riconoscimenti, Taus Machkacheva, per esempio, ne ha già ricevuti alcuni. Non accademici, ma in termini di vendite. Il suo video "Bullet", nel quale spara un proiettile che va a mimetizzarsi nella sabbia, è stato venduto da una gallerista italiana, Laura Bulian, a una fondazione turca per 5.000 euro.

"Ho conosciuto Laura Bulian quando ho esposto per la prima volta a Milano nel 2011, una città molto vivace ed energica sotto il profilo dell’arte – ha raccontato -. Sono stata molto contenta che il mio video sia stato acquistato. In generale non ho preferenze sul tipo di esposizione per il mio lavoro; Gamstul, per esempio, rientra in questa esposizione e di questo sono veramente soddisfatta".

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