Cinema, guardando a Cannes

La regista russa Taisia Igumentseva in azione (Fonte: Kinopoisk.ru)

La regista russa Taisia Igumentseva in azione (Fonte: Kinopoisk.ru)

Il 15 maggio 2013 al via in Costa azzurra il 66mo Festival del cinema. E benché tra le 19 opere che si contenderanno la Palma d’Oro non vi siano film russi, la rassegna rimane un evento molto importante per la Federazione

La storia della partecipazione sovietica/russa al Festival del cinema di Cannes è complessa  quanto il rapporto politico che lega la Francia al nostro Paese. “Premia un americano e ti sarai venduto all’America. Premia un russo e sarai un comunista”, dichiarò Jean Cocteau, più volte presidente della giuria.

L’Urss fu invitata a partecipare alla prima edizione del festival (che si sarebbe dovuta tenere nel 1939) per ovvi motivi, dal momento che la Francia all’epoca sperava di farne un proprio alleato. Il 1° settembre del 1939, la data prevista per l’inaugurazione della rassegna, segnò però l’inizio della Seconda Guerra Mondiale e il festival fu annullato.

Il Festival di Cannes riprese nel 1946 e quell’anno l’Unione Sovietica fu invitata nei panni di nazione vittoriosa. La partecipazione del Paese fu però compromessa da alcuni problemi tecnici, che spinsero i rappresentanti sovietici ad accusare gli organizzatori di voler sabotare le loro opere. Da quel momento, e per quattro decenni, furono pochissimi i film sovietici presentati a Cannes.

Malgrado ciò, il festival ha fatto conoscere alcune significative opere sovietiche di successo, come: “Quando volano le cicogne” (1955), di M. Kalatozov, (l’unico film russo ad aggiudicarsi la Palma d’Oro); “Il quarantunesimo” (1957), di G. Chukhrai; “Guerra e pace” (1967), di Bondarchuk; “Solaris” (1972), di A. Tarkovsky; “C’era una volta un merlo canterino” (1974), di Otar Iosseliani; “Hanno combattuto per la patria” (1975), di S. Bondarchuk; “Partitura incompiuta per pianola meccanica” (1977) e “Cinque serate” (1979), entrambi di N. Mikhalkov; il cortometraggio “Return to Life” di S. Parajanov, presentato fuori concorso nel 1980; “Nostalghia” (1983), di A. Tarkovsky; “Blue Mountains” (1985) di E. Shengelaya; “Pentimento” di T. Abuladze e “Oci Ciornie” (1987), di N. Mikhalkov (una co-produzione italo-russa).

Verso la fine degli anni Novanta le controversie, gli intrighi e i ricatti politici che aveva accompagnato la partecipazione dei film russi al festival cessarono e da allora a Cannes sono stati presentati numerosi film di rinomati registi russi (tra cui Mikhalkov, Lungin, Sokurov, Zvyagintsev).

Da qualche anno la giuria del Festival tende a prestare particolare attenzione alle opere prime. Nel 2012 Taisia Igumentseva, all’epoca una ventitreenne da poco diplomatasi presso l’Istituto Gerasimov per la Cinematografia, si è aggiudicata il premio Cinéfondation per il suo cortometraggio “Doroga Na”.

Quest’anno alcune opere di giovani registi russi sono state selezionate per la categoria Cinéfondation, dedicata alla prossima generazione di cineasti e personalmente curata, per il secondo anno, da Gilles Jacob. “Speriamo che non si tratti di una caso sporadico ma di una  nuova, positiva tendenza”, afferma Ekaterina Mtsituridze, presidente di Roskino, che promuove i film russi nei festival di tutto il mondo e sul mercato della distribuzione.

Tra le opere selezionate per Cinéfondation, segnaliamo il cortometraggio “The Norm of Life”, di Evgeny Byalo, studente dei Corsi superiori per sceneggiatori e registi. Il protagonista del film (interpretato da Aleksandr Kashcheev) rimane orfano di padre. Quella che per lui è la prima tragedia della vita viene vissuta da coloro che lo circondano, compresa la sorella, come un fatto normale.

Essere selezionati per il programma Cinéfondation non è necessariamente garanzia di successo futuro. Il caso di Taisia Igumentseva dimostra però che un debutto nel programma fa sì che le proprie opere ricevano una particolare attenzione da parte degli organizzatori durante la fase di selezione dei film. Avendo vinto la scorsa edizione, quest’anno Igumentseva si è aggiudicata il diritto di presentare il suo primo lungometraggio (“Otdat Konci”) nell’ambito della sezione “Proiezioni speciali”.

Il nuovo film descrive la sorpresa con cui alcuni abitanti di un villaggio vengono a sapere che un enorme meteorite colpirà presto la Terra. Gli spettatori più esperti che seguono gli ultimi sviluppi del cinema indipendente russo rimarranno forse delusi nel vedere trattati ancora una volta temi quali la solitudine, la depressione e la disperazione, sullo sfondo della Russia rurale. Taisia però difende il suo film, che giudica diverso e descrive come una tragicommedia sarcastica e coraggiosa.

È opinione diffusa che le commedie siano destinate a non riscuotere un grande successo nei festival, a causa delle diverse interpretazioni dell’umorismo. Joel Chapron, vicepresidente di Unifrance e selezionatore delle opere in programma a Cannes è pronto ad affermare il contrario. “Non è vero. A Cannes, se una commedia è valida riceve una buona accoglienza. Non credo che Igumentseva intenda sfidare gli stereotipi che circondano i film russi: racconta ciò che le piace”.

Entrambe le opere di Taisia sono state prodotte grazie al sostegno di Alexei Uchitel, suo supervisore scientifico nonché regista russo di fama.  

Anche “The Mayor” di Yuri Bykov, che presto sarà presentato a Cannes, è stato girato negli studi di Uchitel. Il film racconta del maggiore di polizia Sergei Sobolev, che mentre è diretto all’ospedale, dove sua moglie sta per dare alla luce il loro primo figlio, investe un ragazzo sulle strisce pedonali. Il film è stato selezionato per la Settimana della Critica: una delle sezioni più antiche del festival, nell’ambito della quale vengono presentate le prime e le seconde opere di giovani registi e che è stata un trampolino di lancio per molti registi di spicco, come Wong Kar-wai, Leos Carax, Bernardo Bertolucci e François Ozon.

“I film di Taisia Igumentseva e Yuri Bykov si contenderanno anche il premio Caméra d’Or”, afferma Mtsituridze.

Alcuni cortometraggi girati da studenti sono stati invece selezionati da Roskino per essere inclusi nello speciale almanacco Russi Globali, che comprende le opere dei partecipanti al Festival di Sant’Anna, e che sarà presentato ufficialmente presso il padiglione russo del festival. Dell’almanacco quest’anno faranno parte “Dead Traffic” di Roman Safin, “Across Moscow” di Ruslan Lagutin, “Fedra” di Evgeny Baranov, “Kakaya Razniza” di Ksenia Shutochkina, “F5” di Timofey Zhalnin, “Shuba-duba v pionah” di Anna Ozer, “Last Report” di Timur Abdullin e “Kardo” di Svetlana Sigalaeva.

Il padiglione russo del festival quest’anno comprenderà due sezioni allestite con il patrocinio del Fondo per il Cinema russo, Roskino e il Ministero della Cultura, presso le quali saranno presentati vari progetti cinematografici russi, tra cui “The Geographer Drank His Globe Away”, di Alexander Veledinsky, “Ivan Poddubny” di Gleb Orlov, “Kombinat” di Natalia Meshchaninova, “Rudolf Nureyev” di Evgenia Tirdatova. “The Beginning” e “Odnazhdy” di Renat Davletyarov.

Anche se quest’anno nessun film russo si contende la Palma d'Oro e non ci aspettiamo nessuna clamorosa vittoria, la 66ma edizione del Festival di Cannes avrà certo un ruolo molto importante per i cineasti russi. Come minimo, darà loro l’opportunità di mostrare il proprio talento. È per questo che i russi aspettano il festival con ottimismo.

A chi le ha chiesto se avesse paura di tornare a Cannes per il secondo anno consecutivo e deludere le aspettative, Taisia Igumentseva ha risposto: “Non fa mai paura. È una progressione. Per aspera ad... il grande cinema!”.

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