A Mosca per la prima volta, l'attrice Valeria Golino partecipa al festival del cinema italiano Nice, nella nuova veste di regista, con due film che hanno aperto la kermesse il 10 aprile 2013.
Il cortometraggio “Armandino e il Madre” ha per protagonisti Napoli, il Madre e un bimbo di origini rom che, scorrazzando per i corridoi del Museo d’Arte Contemporanea, fa da intermediario tra due innamorati, suo fratello e una restauratrice, guadagnando così qualche soldo.
Tratto da un romanzo di Angela Del Fabbro, “Miele” è un film duro ma vitale che affronta il tema del suicidio assistito, raccontando la storia di una ragazza che decide di aiutare a morire malati terminali e chiunque desideri smettere di soffrire. Un giorno però si rivolge a lei un uomo anziano ma in perfetta salute, che ritiene di aver vissuto a sufficienza e quest’incontro farà vacillare le convinzioni della protagonista
Del suo primo lungometraggio intitolato “Miele”, che uscirà sugli schermi italiani il 1° maggio 2013, e si spera andrà al Festival di Cannes, la Golino a Mosca ha presentato al Festival Nice (al cinema 35mm fino al 16 aprile 2013) il trailer.
Il trailer del film "Miele", per gentile concessione di coolconnections
Molti gli attori che, durante le loro carriera, scelgono di passare dall’altra parte della cinepresa. Com’è avvenuto nel suo caso?
Negli anni ho immaginato spesso di occuparmi di regia e questo mio desidero ad un certo punto si è quasi realizzato da solo.
È arrivata la giusta occasione e in circa tre anni ho realizzato prima un cortometraggio e, poi, un lungometraggio.
Quest’ultimo è un’esperienza totale che prende tutta la tua vita, tutto il tempo, tutte le notti, tutti i pensieri.
Ed ha scelto subito un argomento molto impegnativo.
Perché sono convinta che il primo film debba avere un senso molto profondo. Poi si possono fare altre esperienze.
Il mio primo lungometraggio è stato un test interessante ma duro.
Sono invecchiata di 10 anni nel girarlo, perché, pur facendo cinema da quando avevo 15 anni ed avendo già vissuto l'ansia creativa del far vivere un personaggio, tutto ciò non ha nulla a che vedere con quello che si impossessa di te quando fai la regia di un film.
Sono diverse le sensazioni e le preoccupazioni a seconda di dove ti trovi rispetto alla telecamera.
La cosa più importante per un attore è li dover essere bello, è pensare a cosa il proprio viso riesca a rappresentare, è imparare ad ascoltare ciò che succede con il proprio corpo, abituarlo, ad esempio, a passare dal freddo, al caldo e nuovamente al gelo.
Per fare un film da regista non devi necessariamente essere bello.
Si prova al contrario la sensazione intima di potersi dimenticare di sé.
Non si è più guardati, ma si guarda e il dover prestare solo la propria testa e la propria immaginazione e non il proprio corpo è soprendentemente riposante.
Valeria Golino (a destra) insieme all'attrice italiana Jasmine Trinca, protagonista di "Miele" (Foto: Nikita Khokhlov)
La sua prima volta in Russia. Quali sono le prime impressioni? Coincidono con quanto si poteva immaginare?
Ho visto ancora poco ma già percepisco un Paese complesso, interessante, difficile, ricco di cultura ed architettura varie.
In Russia mi piacerebbe lavorare come attrice, insieme ad attori russi.
Leggenda vuole in Europa che gli attori russi, insieme a quelli inglesi, siano considerati i migliori al mondo.
Venire ad abitare a Mosca o a San Pietroburgo ed imparare la lingua per poter leggere la letteratura russa, di cui sono appassionata, in lingua originale è sempre stato uno dei miei sogni.
È una di quelle idee che mi vengono nei dormiveglia del mattino quando penso a possibili vite alternative.
Quali sono gli scrittori russi preferiti che vorrebbe leggere in originale?
Al primo posto c’è Dostoevskij.
Mi piace, poi, Turgenev. Ho anche partecipato al film “Acque di primavera” del regista polacco Jerzy Skolimowski, tratto da un racconto dell’autore russo.
Adoro Cechov, Nabokov, ma purtroppo non conosco i russi contemporanei.
Cosa Le piace del cinema russo?
Tra i registi russi conosco solo i grandi talenti, ma sono sicura ve ne siano molti di cui non ne so l’esistenza.
Tra le produzioni più recenti, tutti in Italia conoscono il “Faust” di Sokurov, ma, purtroppo il cinema russo è poco conosciuto.
Il messaggio che da madrina di Nice 2013 vuole interpretare?
Il Nice è un iniziativa molto bella rispetto a film di giovani registi italiani che in altro modo non avrebbero possibilità di essere visti in Russia.
Ci vorrebbero iniziative simili anche da parte russa.
Il fatto è che, in un momento di crisi come quello attuale, si pensa prima a risolvere altri problemi e solo poi si arriva a pensare agli scambi culturali.
Ma noi siamo lì e troviamo sempre il modo di pensare e fare delle cose.
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