Turisti a Venezia (Foto: Yuri Lepskij)
Autore di una una quadrilogia su personalità russe del passato ospiti di città come Roma, Venezia, Firenze e Napoli, pubblicata in russo negli anni 2001-2002, in lingua italiana nel 2005; di un ultimo libro dedicato ai russi in Italia, presentato recentemente in Russia, intitolato "Russi famosi ad Amalfi", il filosofo, politologo e storico russo Alexei Kara-Murza, racconta, in una serie di incontri organizzati presso l’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, il suo nuovo progetto.
Si tratta del suo futuro libro “Russi famosi in famosi hotel italiani”, attualmente ancora in cerca di un editore. E Kara-Murza ha dedicato il primo appuntamento con il pubblico moscovita alla città di Venezia non a caso.
La maggior parte dei russi protagonisti dei suoi scritti che visitarono l'Italia nell'epoca antecedente alle comunicazioni aeree, iniziavano infatti i loro tour italiani proprio dall'odierno capoluogo veneto che raggiungevano partendo in nave da Odessa o vi arrivavano in treno via Vienna.
Imbevuta di misticismo, Venezia è poi una città che non accoglie tutti allo stesso modo. Alcuni russi pur volendo visitarla, per ragioni paradossali, non la raggiunsero mai. È il caso dell’artista Mikhail Vrubel, che, diretto a Venezia, in sosta a Vienna si ubriacò, si dimenticò della sua destinazione e si risvegliò a Mosca. Una sorte simile toccò al pittore Vasily Surikov, che a Varsavia sbagliò treno; mentre lo scrittore Aleksandr Herzen vi capitò una sola volta, dopo numerosi tentativi.
I destini di altre personalità sono invece legati a Venezia in modo indelebile. Kara-Murza annovare sei nomi ed altrettanti famosi hotel veneziani.
L'Hotel Danieli, frequentato da personaggi quali Wagner, D'Annunzio, Debussy, Chopin, Herzen e più recentemente anche da Gorbaciev, nell'ottobre 1864 ospitò lo zarevich Nikolai Romanov, primogenito di Alessandro II e futuro successore al trono.
Era tradizione dei Romanov, mandare gli zarevich a fare un lungo giro d'Europa, ma per Nikolai, alla fine del viaggio, c'era il fidanzamento con la principessa Dagmar di Danimarca, che, però, non sposò mai. Ammalatosi proprio a Venezia a soli 22 anni, morì a Nizza l'anno successivo e fu il fratello Alessandro a sposare la principessa, che, diventata imperatrice, diede alla luce l'ultimo zar russo, Nikolai II.
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Lo storico Alexei Kaza-Murza (Foto: Kommersant) |
Fu poi presso l'attuale Hotel Londra Palace, in una piccola stanza all'ultimo piano quasi interamente occupata da un pianoforte, non nella suite dell'albergo oggi dedicatagli ma dove in realtà non visse mai, che nel 1877, Petr Tchaikovsky scrisse la sua Quarta Sinfonia.
Dal balcone dell'Hotel Gabrielli, invece, il pittore Valentin Serov diede vita a un vista su Riva degli Schiavoni oggi esposta alla galleria Tretyakov; e fu proprio al ritorno dall'Italia che, nel 1887, dipinse i suoi due capolavori "La ragazza con la pesca" e "La ragazza baciata dal sole".
Il soggiorno a Venezia del giovane pittore, che riuscì a pagare le spese del viaggio con la lauta ricompensa di 1.000 rubli ricevuta per aver dipinto in stile italiano il soffitto della casa di un ricco proprietario terriero di Tambov, non trascorse, però, senza inconvenienti. Fermatosi a mangiare ostriche in un ristorante non lontano dal Rialto, insieme ai suoi quattro compagni di viaggio, Serov ed amici si intossicarono. Vennero però curati dal gentile padrone dell'albergo, che mise a loro disposizione tutte le sue scorte di cognac che presto finirono. Ma tutti sopravvissero.
Il primo soggiorno veneziano di Anton Cechov è legato all'Hotel Bauer. L'autore visitò per la prima volta la città, a due mesi dal suo viaggio a Sakhalin. Per questo si suol dire che Cechov, sulle orme di Dante, dopo aver visitato l'Inferno di Sakhalin, si mise in cerca del Paradiso, trovandolo a Venezia.
Ospite frequente dell'Hotel Excelsior al Lido fu l'impresario teatrale Sergei Dyagilev che, ammalatosi durante il suo soggiorno del 1929, vi morì nella stanza che usualmente occupava.,Sepolto oggi a San Michele vicino all’amico Stravinsky, vide Venezia per la prima volta nel 1890 e già da allora sembrò presentire la sua fine in questa città.
Nelle lettere scritte da Venezia alla matrigna sono frequenti le sue allusion funeste a questo proposito. “Venezia è talmente bella che ci si può stendere e morire”, scrisse Dyagilev in una missiva e in un’altra: “Mi chiedi perché amo Venezia? Sento che mi ingegnerò come Wagner e verrò a morire qui”.
Chi poi fece di Venezia la propria città fu il poeta Josif Brodskij, che durante il suo primo soggiorno del 1972, si fermò all’Hotel Accademia, senza forse sapere che già a partire dal XVIII secolo quel palazzo aveva ospitato molti diplomatici russi.
Intorno al 1780 l'Ambasciatore Von Krudener visse qui con la giovane moglie Varvara Yulia, famosa per l'influenza mistica che esercitò sull'imperatore Alessandro I, e per aver scritto alcuni romanzi tra cui "Valery", che divenne il libro romantico più letto della Russia di allora.
Anche il destino di Brodskij, sepolto oggi a San Michele, sembra legato a Venezia dalla prima gioventù, come egli stesso ricorda, da piccoli eventi accorsi quando non avrebbe mai pensato di poter visitare la città. Una foto di Piazza San Marco innevata, strappata da una copia del giornale Life, casualmente portatogli da un amico, abbellì la parete sopra il letto della sua casa a Leningrado.
Un'amica gli regalò a un compleanno delle cartoline di Venezia, portatele dalla nonna che a Venezia passò la luna di miele ancor prima della Rivoluzione. Sua madre conservava le medicine in una piccola gondola di bronzo.
Fortuite casualità della vita queste o reale potere mistico di Venezia sui grandi del mondo?
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