A Mosca spopola la versione “Amur” di Psy

La risposta russa al tormentone sudcoreano del Gangnam Style appartiene a Oleg Lyogky e al suo video musicale da 30 secondi supercliccato in Rete

I brani di Oleg Lyogky durano dai 30 secondi ai tre minuti e l’album delle sue canzoni può essere ascoltato per intero in meno di dieci minuti. Per il panorama musicale moscovita si è trattato di un evento di proporzioni storiche: Oleg Lyogky, originario di Khabarovsk, pressoché sconosciuto fino a poco tempo fa, in una fredda serata dicembrina è riuscito a far accorrere al club Sixteen Tons, locale moscovita di considerevole grandezza e notorietà, una folla significativa.

Oleg Lyogky è il nome d’arte di Sergei Podlednyev, diventato dall’oggi al domani un vero e proprio caso di successo su Internet, dopo aver postato un mini-album intitolato “Fish of the Amur River” sul social network russo VKontakte. A quanto sembra, lo avrebbe fatto per vincere una scommessa con un amico.

 Da qualche tempo VKontakte è diventato una piattaforma  fertile per i musicisti russi debuttanti, sulle pagine dei quali i fan possono ascoltare brani nuovi e interi album gratuitamente. Gli artisti possono anche farsi pubblicità in pagine accessibili dagli utenti e dedicate a determinati generi o sottogeneri musicali.

Dall'album di Oleg Lyogky, in seguito, è stato realizzato un video, girato dalla nonna di Lyogky, e su YouTube è già stato visto da 45mila utenti. Certo, questa cifra non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella di chi ha visto il video “Gangnam Style” del rapper sudcoreano Psy, ma è pur sempre alquanto alta per un artista indie russo.

Dopo che alcune riviste di spicco, come Afisha e Russkij Reporter, hanno recensito l’album, Lyogky è diventato l’ultimo esempio in ordine di tempo di un fenomeno Internet inarrestabile: il frontman della band indie pop Pompeya ricorda che mentre il suo gruppo si adoperava per vendere un brano a uno sconosciuto film cileno, Oleg da Khabarovsk incideva il suo album che ha avuto di gran lunga più popolarità.  

Il successo online, insomma, di questi tempi, pare precorrere i tour, i concerti e i contratti con le case discografiche e Lyogky non è il primo russo a seguire questa strada. I russi ricordano ancora bene Petr Nalich, che nel 2010 con i suoi versi  “Guitar-Jaguar” passò direttamente da YouTube a Eurovision.

Difficile dunque stupirsi se a dicembre 2012, al Sixteen Tons, non si trovava quasi posto: Lyogky si è esibito in “Fish of the Amur River”, ripetendolo diverse volte dall’inizio alla fine.

La sorpresa più grande è stata una versione elettronica di  “Sinyavka”, brano che si può anche ballare. Lyogky ha suonato anche altri suoi pezzi di successo già presenti su YouTube e varie cover, da quelle di Rihanna e dei Coldplay alla versione acustica di una canzone della band hip hop Nrktk su Satana, molto migliore all’ascolto dell’originale.

Purtroppo, è parso che la stragrande maggioranza del pubblico sia venuta al concerto soltanto per vedere chi fosse quel “tipo buffo dei video di YouTube” invece che per apprezzarne il suo talento. Ma alla fine gli spettatori hanno chiesto ripetuti bis dei brani dell’album e Lyogky li ha concessi.

Voce intensa e brani orecchiabili sono purtroppo una combinazione assai rara nel panorama della musica indie locale. E dato che Oleg Lyogky le ha entrambe, non perdetelo di vista!

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