Un picchetto anti-americano a Mosca (Foto: Kommersant)
I recenti sviluppi nelle relazioni tra Usa e Russia sembrano aver innescato un nuovo ciclo di retorica anti-americana nella società russa. Gli Stati Uniti hanno adottato il disegno di legge Magnitsky, che indica un elenco di persone in Russia che sono presumibilmente collegate con la morte di un giovane avvocato avvenuta nel 2009 in una prigione russa e con le violazioni dei diritti umani in generale.
La Russia ha considerato la legge come un'interferenza nei suoi affari interni. Il governo mira a vendicarsi tramite l'approvazione di un elenco simile e anche proibendo l’adozione di orfani russi da parte di genitori statunitensi. Un aspetto che ha attirato l'attenzione di molti osservatori ha riguardato il fatto che, secondo i sondaggi di VTsIOM, oltre il 50 per cento dei russi ha sostenuto l'iniziativa sull’adozione. Che cosa si cela dietro l'anti-americanismo in Russia?
I sondaggi dimostrano che i russi sono molto scettici riguardo alla politica estera degli Stati Uniti. Ad esempio, secondo un sondaggio relativo agli inizi di dicembre 2012, solo il 10 per cento dei russi crede che gli Stati Uniti vogliano portare la pace tra israeliani e palestinesi; 10 anni fa erano il 25 per cento.
Neppure la lista Magnitsky è stata molto ben compresa dalla maggior parte dei russi. Secondo VTsIOM, solo il 10 per cento ha una conoscenza di base di ciò che la lista significa. L'80 per cento degli intervistati non ne aveva mai sentito parlare o aveva udito l’espressione ma non sapeva a cosa si riferiva. Ancora, dopo la spiegazione da parte di un esperto di sondaggi, il 29 per cento ritiene che la vera ragione dietro la lista Magnitsky sia stata quella di esercitare pressioni sulla Russia. Il 19 per cento degli intervistati ha affermato che le vere ragioni che stanno dietro l’approvazione della legislazione sono state probabilmente camuffate e il 12 per cento pensa che gli Stati Uniti stiano provocando un conflitto con la Russia. La sfiducia diffusa del pubblico verso gli Stati Uniti è l’ovvia conclusione tratta dai sondaggi.
Secondo Marina Lebedeva, presidente del Dipartimento di Politica Mondiale dell’Università Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali, la lista Magnitsky, in larga misura, può essere spiegata attraverso la storia delle relazioni tra Usa e Russia. "Gli Stati Uniti e la Russia condividono l’eredità della Guerra Fredda, e le due nazioni sono state spesso paragonate in termini di potenziale militare ed economico. Gli Stati Uniti sono rimasti una superpotenza, mentre la Russia no. Dal momento che la cooperazione economica non è così significativa per entrambe le parti, la componente ideologica domina il rapporto”. La mancanza di fiducia a livello pubblico è amplificata dai media e dai politici che si sentono liberi di guadagnare popolarità a spese degli Stati Uniti presentati come un presunto rivale.
Matthew Baum, professore di comunicazioni globali presso la Harvard Kennedy School, dice che il pubblico americano, per la maggior parte, è interessato agli affari interni e ha un interesse molto limitato verso la politica estera. "La gente prende le informazioni dai media, e la Russia riceve un’attenzione relativamente bassa vista la sua importanza politica generale", afferma Baum.
A febbraio 2012 un sondaggio di Gallup sugli Stati Uniti ha rivelato che solo il 2 per cento degli americani vede la Russia come un nemico, mentre l'1 per cento ritiene che gli Stati Uniti stessi siano il più grande nemico della nazione. Paradossalmente, la mancanza di interesse del pubblico americano verso gli affari russi contribuisce anche all'anti-americanismo.
Come spiegano alcuni politici americani che hanno voluto restare anonimi, anche se ci sono tre milioni di cittadini americani di origine russa, costoro non sono uniti e non possono avere alcun impatto sull’esito di qualsiasi elezione nazionale. Altre comunità etniche sono spesso più concentrate ed elettoralmente d’impatto quando si trovano negli Stati in bilico. Ampie parti di budget delle campagne e il tempo dei candidati vengono spesi per questi elettori e i politici hanno spesso criticato la Russia per essersi accattivata gli elettori provenienti da altri ambienti dell'Est Europa.
Un'altra società russa di sondaggi, il Centro Levada, ha mostrato che i russi sono guardinghi sulla maggior parte delle altre nazioni con cui devono interagire, non solo con gli Stati Uniti. La Georgia è in cima alla lista di questi Paesi. Nel 2012, il 41 per cento ha pensato che la Georgia fosse ostile alla Russia (il 62 per cento nel 2009), mentre gli Stati Uniti si sono piazzati al secondo posto nella lista, con il 35 per cento degli scettici diffidenti verso il Paese. I vicini occidentali della Russia come Lettonia, Lituania ed Estonia sono anche molto prossimi al top della lista.
Similmente, i russi non credono che il loro Paese abbia un sacco di alleati. Secondo il Centro Levada, solo la Bielorussia e il Kazakhstan sono stati citati come amici da oltre il 25 per cento degli intervistati, con la Germania che ha ottenuto il 17 per cento e il terzo posto. Questa mancanza di fiducia del mondo esterno può essere parzialmente spiegata dalla storia e dalla geografia. La Russia ha vissuto dispute territoriali o conflitti con quasi tutti i suoi vicini. Essere circondati da Paesi che sono visti come potenziali avversari di certo non crea un clima di fiducia.
L’anti-americanismo russo, tuttavia, non è molto diverso dai modi di pensare di molti altri Paesi. Secondo il Country Rating Poll 2012 della BBC, solo il 48 per cento dei canadesi e il 38 per cento dei messicani considera l'influenza degli Stati Uniti sui loro Paesi come un fattore positivo. Si è trattato di un miglioramento, perché le opinioni negative hanno predominato in entrambi i Paesi nel corso dell'anno precedente.
Anche se la media globale nella maggior parte dei Paesi è stata principalmente positiva, le opinioni negative si sono mostrate più diffuse in Cina, Egitto, Germania, Pakistan e altri grandi Paesi. Secondo Baum, anche se le azioni di politica estera degli Stati Uniti chiaramente contano, in parte, per l'anti-americanismo, il fenomeno è principalmente spiegato dal dominio americano nella politica mondiale. "Non appena un altro Paese comincia ad esercitare la sua influenza a livello regionale o globale, inizia a dover fronteggiare simili atteggiamenti ostili, come la Cina ora in Asia orientale", sottolinea Baum.
La rapidità di cambiamento nei modi di pensare dell'opinione pubblica dimostra che l'anti-americanismo è, nella maggior parte dei casi, qualcosa che non ha un impatto profondo e a lungo termine. Le oscillazioni dei modi di pensare nazionali possono essere piuttosto forti.
Il politologo americano Joseph Nye cita l'esempio dell'Indonesia: l'opinione della sua popolazione è stata del 61 per cento favorevole agli Stati Uniti nel 2002, il favore è sceso al 15 per cento nel 2003 dopo l'invasione dell'Iraq, per poi risalire al 38 per cento nel 2005 , dopo le operazioni di soccorso per lo tsunami nel Sud-Est asiatico guidate dagli Stati Uniti.
"Le opinioni dei russi sono anche espressione dello stato attuale delle relazioni Usa-Russia e delle politiche degli Stati Uniti -, conclude Marina Lebedeva. - Quando sono sfavorevoli nei confronti della Russia, vengono utilizzate dai politici e dai media influenti nella politica interna".
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