L'attrice Mariangela Melato nello spettacolo "L’affare Makropulos", diretto da Luca Ronconi (Foto: ufficio stampa)
Avrebbe dovuto portare Cechov a teatro. Condividere l’intimo dolore di Liuba Andreevna, condannata a quei rimpianti sospesi intorno agli alberi di ciliegio. Avrebbe dovuto calarsi nella realtà russa, respirarne la lentezza, il cambiamento, la parabola discendente dell’aristocrazia, della quale, seppure per poche ore, avrebbe fatto parte. Davanti a quel pubblico che l’ha sempre amata. Ma la vita ha fatto scacco matto. E l’attrice italiana Mariangela Melato, morta per una grave malattia a Roma l’11 gennaio 2013 all’età di 71 anni, se ne è andata con questo rimpianto: non aver portato in scena Cechov. Il suo sogno.
Ci stava già lavorando, insieme al regista Gabriele Lavia, direttore del Teatro di Roma, con l’intenzione di portare a teatro “Il giardino dei ciliegi”, l’ultimo, strabiliante lavoro di Anton Pavlovich. Quell’opera alla quale anche Giorgio Strehler, amico e compagno di lavoro di Mariangela Melato, era molto legato, tanto da portarla sul palco a partire dagli anni Cinquanta come interpretazione massima della vita umana, oltre che della Russia più profonda.
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Mariangela Melato nello spettacolo "Fedra", |
“Mariangela non aveva mai interpretato Cechov. E pensava di farlo prima di morire”, ha dichiarato il regista Gabriele Lavia ai microfoni di Tgcom24. Una rappresentazione che avrebbe dovuto mettere in scena in collaborazione con il Teatro Stabile di Genova, di cui faceva parte dal 1992.
Definita dal direttore del Teatro Stabile di Genova, Carlo Repetti, la “più grande attrice italiana della seconda metà del Novecento”, Mariangela Melato negli anni è stata volto del cinema e della tv, senza riuscire a staccarsi mai dal suo vero grande amore: il teatro.
Ha lavorato a fianco di registi di prim'ordine come Monicelli, Bertolucci e Steno. Recitando poi ne “La Monaca di Monza” di Visconti e ne “L’Orlando Furioso” di Ronconi.
“Mariangela è stata una parte fondamentale della storia dello Stabile di Genova – ha detto Repetti -. È come aver perso una sorella. Gli ultimi due anni sono stati difficili. Ma lei ha lottato con forza e coraggio. Voleva lavorare, voleva la scena, perché sapeva che il teatro era la sua vita”.
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