Un oro olimpico nell'esercito russo

 Roman Vlasov, oro olimpico a Londra 2012, nel suo primo giorno di leva (Foto: Maia Shelkovnikova / Ria Novosti)

Roman Vlasov, oro olimpico a Londra 2012, nel suo primo giorno di leva (Foto: Maia Shelkovnikova / Ria Novosti)

La recluta Roman Vlasov, 22 anni, sul gradino più alto del podio a Londra 2012 nella lotta greco romana, presta servizio militare volontario in Siberia: "Servire la patria per me è un onore, ma non rinuncio allo sport"

“È la manifestazione di patriottismo di un cittadino comune”, spiega Vladimir Belous, capo del commissariato militare della regione di Novosibirsk, dove all’inizio di novembre 2012 si è arruolato Roman Vlasov, di 22 anni.

Il ragazzo si è aggiudicato la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra 2012 nella lotta greco romana, nella categoria fino ai 74 chili. “È da vent’anni ormai che lavoro con le reclute. Mi sono capitati diversi atleti, ma mai un campione olimpico. Si è presentato il primo giorno, puntuale, come tutti gli altri”, conclude il responsabile militare.

Sono le nove del mattino e Vlasov, assieme ad altre 15 giovani reclute, si dirige per la prima volta ai suoi lavori nel villaggio di Kamen-na-Obi, nel Sud della Siberia. Lo attendono 12 mesi di servizio e innumerevoli giorni di guardia a temperature sotto zero.

L'atleta ha riempito la domanda di arruolamento in maniera volontaria, come egli stesso spiega, ispirato dal suo maestro, Aleksandr Karelin, leggenda dello sport sovietico e vicino di Novosibirsk, una regione con una grande tradizione nella lotta greco-romana.

“Mi sono chiesto: è davvero questo quello che vuoi fare, Roman? Sì, e con molto piacere. Aleksandr (Karelin) dice che tutti gli uomini dovrebbero rendere servizio alla nostra patria almeno una volta nella vita. Per me è un onore”.

Questa decisione non significa che Vlasov abbia intenzione di abbandonare la carriera di lottatore. All’interno dell’esercito vi è un regime speciale riservato agli atleti d’élite di modo che possano conciliare i loro doveri militari con allenamenti regolari e, a volte, persino partecipare a competizioni. Ciascuna federazione sportiva invia al Ministero della Difesa l'elenco dei membri della squadra nazionale, in modo da poter verificare il loro status quando si arruolano.

Sebbene l’esercito russo sia, di base, composto da professionisti, il servizio militare è ancora obbligatorio nel Paese: i maschi tra i 18 e i 27 anni di età devono completare un periodo di formazione di 12 mesi.

Tuttavia, la dimostrazione di patriottismo di Roman Vlasov è, oggi, un'eccezione, ed è per questo che fa notizia. L’evasione dal servizio di leva è all'ordine del giorno tra i giovani russi ormai dai tempi della perestrojka, alla fine degli anni ‘80, quando con la glasnost vennero alla luce tutti gli eccessi dell’esercito russo, i casi di nonnismo e le dure condizioni di vita.

Ci sono varie vie, consentite dalla legge, che permettono di evitare la coscrizione in Russia. Gli studi accademici in corso, a tempo pieno, ad esempio, permettono di rimandarla. La disabilità fisica è motivo di esenzione, o in alternativa, la paternità: sono esenti, infatti, quanti abbiano due o più figli a carico. Ma i furbi non mancano.

Il Cska: il Club Sportivo Centrale dell’Esercito
La relazione tra lo sport e l'esercito in Russia è legata storicamente al “Club Sportivo Centrale dell’esercito”, meglio conosciuto come Cska Mosca. In epoca sovietica, il servizio militare durava niente meno che tre anni e l'evasione, semplicemente, non era un'opzione.

Il Cska era l’organizzazione sportiva dell'Armata Rossa e poteva convocare qualsiasi recluta durante gli anni di servizio. Ce lo spiega la leggenda della pallamano, Talant Dusebaiev: “Siccome il Cska era il club militare che comandava in tutta l’Unione Sovietica, mi trasferirono a Mosca, dove si conciliava il servizio militare con lo sport. I giocatori più affermati avevano a malapena obblighi militari, mentre noi giovani leve, appena arrivate, trascorrevamo un mese e mezzo sotto un regime militare assoluto, così da imparare come funzionava la vita. Dopodiché ci lasciavano uscire per allenarci. Se ci facevamo notare e ci comportavamo bene, potevamo continuare con lo sport e partecipare alle gare”.

Il Cska di Mosca divenne la più grande organizzazione sportiva d’Europa, con potenti sezioni nel calcio, nella pallacanestro, nell’hockey su ghiaccio e nella pallamano, ma anche negli sport individuali come la ginnastica, il nuoto e l’atletica.

Al suo apice, negli anni ‘60, ‘70 e ‘80, il Cska vantava sezioni in 40 discipline, che sfornarono ben 463 campioni olimpici. Dopo la caduta dell'Urss, il Cska si smembrò, molte sezioni scomparvero e quelle che sopravvissero divennero entità indipendenti, senza alcun tipo di relazione tra di loro se non il nome.

Divennero ufficialmente dei club privati, sebbene mantenessero un certo legame con l'esercito, essendo il Ministero della Difesa il principale investitore del club. Senza andare troppo lontano, il ministro della Difesa in persona è il presidente onorario della squadra di basket, la più potente d'Europa.

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