"La tv italiana? Un gran carnevale"

La giornalista russa Tanya Alehina: da dieci anni conosce il mondo della comunicazione italiana (Foto: dall'archivio personale)

La giornalista russa Tanya Alehina: da dieci anni conosce il mondo della comunicazione italiana (Foto: dall'archivio personale)

Mondi e modi della comunicazione a confronto in "Teleamore", il romanzo della giornalista russa Tanya Alehina, che mette a confronto l'informazione nei due Paesi

L’Italia da dietro le quinte. Con la pubblicazione a fine 2011 del suo romanzo “Teleamore”, la giornalista russa Tanya Alehina aveva messo a nudo vizi e virtù del Belpaese, ricorrendo alla sottile ironia narrativa del linguaggio da notiziario.

Pronta a rientrare fra i confini tricolore e in fase di stesura di un nuovo libro, oggi ci spiega perché, nonostante tutto, la Russia continui a guardarci con molto amore. Lo stesso amore che da dieci anni spinge Tanya a tornare in Italia non appena possibile, sia come ospite speciale del Tg2 che di Sky Tg24, talvolta nelle vesti di corrispondente per alcuni magazine di prestigio, fra cui Italy. Made in Italy.

È conduttrice televisiva a San Pietroburgo, scrittrice ma anche che modella, tanto da far pensare che il celebre aforisma di Dostoevskij sia stato scritto appositamente per lei: “la bellezza salverà il mondo”.

(Foto: Ufficio stampa)

“Teleamore” è un romanzo che lascia emergere una visione critica con cui gli italiani faticano spesso a fare i conti. È stato frutto di passate esperienze personali? Le ha offerto una base di riflessione per comprendere meglio l’Italia e la Russia di oggi?
Nel libro ho cercato di rivelare i retroscena del panorama televisivo, d’immergere il lettore in un mondo in cui regna sovrana la tv, un mostro dispotico che sottomette a sé la ragione e il sentimento, finendo per impossessarsi completamente dell’anima degli uomini. In particolare, la tv utilizza un linguaggio frammentario che, spingendo a passare da un programma all’altro, spezza il flusso di coscienza dello spettatore e lo svuota di consapevolezza. Non ho voluto proporre semplicemente una forma di narrativa grottesca, bensì esprimere le perplessità di una straniera sconcertata da uno schermo in cui sembra andare in onda un infinito carnevale.

Che cosa l'ha colpita maggiormente del mondo della comunicazione italiana e quali differenze nota rispetto a quello russo?
La tv russa mantiene ancora i suoi tabù e i notiziari presentano un modello di donna piuttosto puritano. Per le dive della tv italiana, al contrario, ogni notiziario è uno show. La loro è un’immagine indubbiamente affascinante, ma un aspetto così provocante fa passare ogni notizia in secondo piano. Inoltre in Russia anche un banale reportage viene considerato un’opera d’arte e si riconosce una grande attenzione alla forma estetica, come nei film di Tarkovskij. Oggi imperversano i programmi di cucina, ogni tipo di gioco, trasmissioni satiriche dal discutibile humour e programmi sulle celebrità in cui i pettegolezzi la fanno da padrone: se in Europa un palinsesto del genere è ormai la norma, in Russia programmi come questi vengono ancora considerati di seconda categoria.

Non si tratta solo di un modo diverso d’intendere la libertà d’espressione?
Può darsi sia una questione di mentalità. Nel nostro dna noi conserviamo ancora la capacità di provare imbarazzo. Mentre gli italiani non si fanno scrupoli nel linciare pubblicamente il Berlusconi amante delle donne, i russi non osano sbandierare la vita privata di Putin da uno schermo televisivo. E non perché il nostro sia un totalitarismo: credetemi, di libertà di parola in Russia ce n’è più che nell’America pronta a ricorrere a discutibili mezzi “democratici” nel carcere di Guantanamo. Semplicemente il nostro popolo è di un’altra pasta: noi amiamo i segreti. C’è sempre qualcosa che non diciamo.

Che cosa può insegnarci il modo di comunicare russo e, viceversa, quale contributo può offrire l’Italia alla presa di coscienza russa? 
Da secoli il mondo intero ci attribuisce un’importante missione spirituale. Per questo non vogliamo che la nostra TV sia preda degli istinti più bassi e dedicata al puro intrattenimento. Pretendiamo invece che ne venga mantenuto il ruolo educativo, che ispiri la popolazione, che la liberi dal suo primitivismo. La televisione, come anche la letteratura, non deve ipnotizzare. Il suo ruolo è di risvegliare le qualità più nobili, di aiutare a vivere meglio, e non quello di allontanare dalla realtà, nuovo oppio per l’intera popolazione. Valori che risplendono nella grande tradizione artistica italiana, nelle sfumature della sua lingua, nella complessa storia di cui è imbevuto ogni suo più piccolo angolo. 

Che cosa dobbiamo aspettarci dai nuovi progetti di Tanya Alehina?
Attraverso i prossimi lavori voglio cercare di rimuovere quella forma di snobismo spesso ostentanto nei confronti della Russia, frutto in realtà del servilismo patologico che i Paesi allineati all’America hanno ereditato dalla Guerra Fredda. Al momento sto lavorando al mio secondo libro. Naturalmente anche questo parlerà di tv e il nuovo protagonista sarà ancora un giornalista italiano. Cercherò di indagare le trasformazioni dell’animo umano, la metamorfosi di Saul in Paolo in soli tre giorni.

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