Il premier ucraino Mykola Azarov durante l'incontro con il premier russo Dmitri Medvedev a Mosca, nel novembre 2012 (Foto: Itar-Tass)
Nulla di nuovo sotto il cielo di Kiev. Dopo le elezioni del 28 ottobre 2012 la maggioranza è ancora nelle mani del Partito delle regioni; l’opposizione dopo le prime proteste all’insediamento della Rada ha dovuto mandar giù l’elezione di Mykola Azarov a premier; Yulia Tymoshenko è ancora in carcere e contro di lei è in corso un altro processo.
Il presidente Viktor Yanukovich va nel segno della continuità scegliendo come primo ministro il solito Azarov: in carica dal marzo 2010 e succeduto a Yanukovich al vertice del Pr dopo l’elezione di quest’ultimo alla Bankova, è considerato uno dei fedelissimi del capo dello Stato.
Sessantaquattro anni, già vice primo ministro e ministro delle Finanze tra il 2002 e il 2005 e tra il 2006 e il 2007, Azarov affronta il suo secondo mandato in un clima difficile per il Paese. Da un lato è l’economia a suscitare le maggiori preoccupazioni, tra l’instabilità della grivna e il prestito del Fondo Monetario Internazionale ancora congelato (i colloqui riprenderanno a gennaio 2013).
Dall’altro l’Ucraina è impegnata in un difficile esercizio di equilibrio nel gestire i rapporti con l’Unione Europea e con la Russia. Negli ultimi due anni, da un lato le relazioni con Bruxelles sono peggiorate a causa dell’affaire Tymoshenko e l’accordo di associazione è stato bloccato, dall’altro la questione della revisione dei prezzi del gas è rimasta un punto insoluto che crea tensioni con Mosca.
Il viaggio di Yanukovich a Mosca per incontrare il Presidente russo Vladimir Putin è stato improvvisamente rimandato, segnale che tra i due Paesi la soluzione della questione appare ancora lontana e, secondo gli esperti, Kiev non è pronta a nuovi accordi con Mosca.
L’Ucraina, contesa nelle due sfere di influenza tra Occidente e Oriente, cerca di tenere il piede in due scarpe, ma questa strategia ha sino ad ora procurato problemi su entrambi i versanti. Anche l’inizio della nuova legislatura non ha offerto spiragli e si è assistito al solito teatrino con l’ottimismo di Yanukovich che ha dichiarato che il 2013 sarà l’anno delle soluzioni positive a tutti i problemi con l’Unione Europea e Azarov che ha sottolineato l’importanza della collaborazione con l’Unione doganale e l’intera Csi.
Passi avanti, in una direzione o nell’altra, però non se ne vedono e il rischio è quello che il Paese rimanga sempre più isolato.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email