Un bilancio spaziale

L'astronauta giapponese Aki Hoshide al lavoro sulla Stazione Spaziale Internazionale (Foto: Nasa)

L'astronauta giapponese Aki Hoshide al lavoro sulla Stazione Spaziale Internazionale (Foto: Nasa)

L'anniversario della Stazione Spaziale Internazionale è l'ennesima occasione per soffermarsi sui risultati ottenuti e sul futuro di questo programma pilotato, per ora unico al mondo

La Stazione Spaziale Internazionale è in orbita da cinquemila giorni. Dal 1998, quando fu spedito nel cosmo il primo modulo della stazione, ha ospitato in totale oltre 200 abitanti della terra provenienti da 15 diversi Paesi.

"Il programma delle stazioni spaziali ha già compiuto 40 anni - racconta Sergei Krikaljov, responsabile del Centro di formazione per astronauti intitolato a Yuri Gagarin -. La prima stazione, la Saljut, fu messa in orbita nel 1971. Grazie all'esperienza accumulata con la stazione Saljut è stata costruita la Mir. Il suo blocco principale ha poi fatto da prototipo alla futura Stazione Spaziale Internazionale".

"Durante il volo verso la stazione orbitante Mir abbiamo imparato moltissime cose. Non riesco a immaginare come avremmo potuto iniziare a costruire la Stazione Spaziale Internazionale senza le conoscenze acquisite allora. Quando tutto ebbe inizio, i russi e gli americani sapevano già come lavorare insieme, come avrebbero interagito le nostre attrezzature, e persino come avremmo trascorso insieme il tempo libero", spiega l'astronauta Michael Barrat.  

"Penso che le ricerche spaziali, in una prospettiva globale di studio degli altri pianeti, debbano essere internazionali - aggiunge l'astronauta della Nasa, Peggy Whitson -. Noi facciamo qualcosa per il mondo intero, come una sola grande comunità. Ma la cosa più difficile che abbiamo realizzato insieme è stata proprio la Stazione Spaziale. È una prova inconfutabile del fatto che insieme siamo più forti".

Oggi, nonostante le piccole difficoltà tecniche di carattere "quotidiano" e i gravi problemi derivati dall'incidente dell'astronave cargo russa Progress, stiamo comunque portando avanti il programma pilotato. Purtroppo, l'assenza di problemi con le attrezzature non è affatto sufficiente per dichiarare il successo del programma della Stazione Spaziale Internazionale. 

E rispondere alla domanda su chi salirà a bordo della Iss domani è veramente difficile. Sostanzialmente, da ciò dipenderà il futuro stesso del complesso orbitante internazionale, che è unico nel suo genere. Ma le probabilità di mantenere invariata l'attuale formazione della squadra di lavoro sulla Stazione Spaziale non sono molte. Obiettivamente, i padroni di casa della Iss sono innanzitutto i russi e gli americani, ed entrambi per motivi diversi non sono interessati a continuare il lavoro a bordo della casa comune orbitante.

Nel frattempo, sia la Russia che gli Usa stanno elaborando nuovi progetti di programmi pilotati. Dunque, che cosa prenderà il posto della Iss?

Stando al programma delle attività della Nasa pubblicato il 5 luglio 2011, tutto il settore relativo all'orbita bassa, in cui rientra anche l'Iss, verrà ceduto ad aziende private che effettueranno viaggi per turisti spaziali, ricerche scientifiche, e così via. La prima astronave privata, chiamata "Dragon", ha già effettuato con successo l'aggancio alla Iss. Si prevede di investire i fondi statali così risparmiati nei programmi di ricerca orientati al cosmo esterno, ovvero nei progetti lunari e marziani.     

In tutto ciò, gli Usa saranno ancora motivati a continuare la cooperazione con la Russia nel programma Iss? Il programma di ricerca congiunto è praticamente inesistente. Gli esperimenti scientifici in proprio? La loro entità già oggi è insignificante, e per giunta sta iniziando la preparazione delle spedizioni verso la Luna e verso Marte, cosa che i nostri partner, a quanto pare, considerano un loro affare strettamente personale. Non essere presenti sulla Iss, in questo caso, per loro è a dir poco di scarsa importanza.    

Per la Russia, al contrario, la Iss resta una componente importante nello sviluppo della sua astronautica pilotata. La perdita della Stazione Spaziale rappresenta, non è esagerato dirlo, un evento traumatico e critico per lo sviluppo dell'intero settore.

Al tempo stesso, nel maggio 2011 il capo dell'Istituto Centrale di Ricerca Scientifica per l'ingegneria meccanica Gennady Rajkunov ha annunciato che la Iss per la scienza russa rappresenta una tappa ormai superata, e che il futuro della scienza è nello sfruttamento della Luna: "Le potenzialità della Iss hanno ormai raggiunto il loro limite, e bisogna pensare a qualcosa di più grande, di più importante. Stiamo valutando, per ora più dal punto di vista teorico, la possibilità di utilizzare come satellite un satellite naturale, la Luna, dove si potrebbero realizzare un numero di gran lunga maggiore di esperimenti, e che offrirebbe molte più possibilità: non c'è alcun paragone", ha affermato Rajkunov.   

Insomma, il direttore della maggiore impresa spaziale russa, che partecipa al programma della Iss, ha già "rottamato" la stazione orbitante.

Quale futuro attende dunque la Iss? Per il momento sembra che la risposta a questa domanda resti aperta. Per ora, assicura Sergei Krikaljov, la Stazione Spaziale Internazionale resterà in orbita e in funzione almeno fino al 2020.

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