L'Occidente non crede nella natura pacifica del programma nucleare iraniano (Foto: Reuters/Vostock Photo)
A metà dicembre 2012, a Helsinki, la comunità internazionale avrebbe dovuto avviare i primi negoziati per trovare un accordo sull’eliminazione delle armi nucleari, chimiche e biologiche in Medio Oriente. Tuttavia, gli Stati Uniti, che, insieme a Federazione Russa, Regno Unito e Onu, erano stati i promotori di questo incontro speciale, hanno reso noto all’improvviso che la conferenza non si terrà.
Elena Chernenko, inviata di Kommersant, ci riferisce quali sono state le reazioni a Mosca a questa notizia, attraverso l’intervista a Mikhail Ulyanov, responsabile del Dipartimento per la Sicurezza e il Disarmo del Ministero degli Esteri della Federazione Russa.
La Conferenza di Helsinki è stata annullata o rinviata?
Non sono in grado di dare una risposta precisa a questa domanda. Nel recente comunicato del Ministero degli Esteri della Federazione Russa non si dice che la conferenza sia stata rinviata, ma circola voce che sia stata rimandata. In realtà una simile decisione (sul rinvio o l’annullamento della conferenza) può essere presa, a mio avviso, solo con il consenso della regione. I cosiddetti co-promotori della conferenza, ossia Federazione Russa e Regno Unito, così come il Segretario Generale delle Nazioni Unite, sono le parti a cui compete di indire la conferenza nel 2012. Tuttavia, noi non abbiamo l’autorità di prendere una decisione sul suo rinvio. Inoltre, per rinviarla occorrerebbe comunicare una data preferibilmente certa o quantomeno approssimativa sullo svolgimento della conferenza. In caso contrario, questa vicenda potrebbe trasformarsi in una storia senza fine in cui a turno ciascuno potrebbe dire che i tempi per convocare la conferenza non sono ancora maturi e che bisogna aspettare. In ogni caso non esiste ancora una decisione collettiva sul suo rinvio o sul suo annullamento nel 2012.
Ciò nonostante, la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Victoria Nuland, ha
annunciato senza mezzi termini che la conferenza nel 2012 non si terrà.
Questo è il punto di vista degli Stati Uniti. A rigor di logica, dal momento che non siamo ancora alla fine del 2012, la conferenza potrebbe in linea di principio tenersi
anche a dicembre. Un’altra questione è che non appare
realistico, nell’attuale situazione, prevedere questa
eventualità.
E tra quanto tempo potrebbe svolgersi la
conferenza?
Riteniamo che dovrebbe svolgersi entro l’aprile del 2013, ossia prima della seconda sessione del comitato preparatorio per la conferenza di
revisione del Tnp (Trattato di non proliferazione delle armi
nucleari) nel 2015.
Ma
quando è diventato chiaro che la conferenza sarebbe stata rinviata? E i fatti di Gaza hanno influenzato tale decisione?
I nostri colleghi americani già nella primavera scorsa non avevano nascosto le loro
perplessità sul fatto che la conferenza si sarebbe tenuta nel 2012 e avevano
detto che era necessario più tempo per la sua preparazione. Ma i fatti di Gaza
non hanno niente a che fare con questo. E in generale, l’abitudine di fare riferimento
alla precaria situazione della regione del Medio Oriente come pretesto per non
convocare la conferenza è fuori tempo e luogo.
Ma tutti
i Paesi della regione erano propensi in linea di principio alla conferenza?
Per lungo tempo due Paesi cruciali per le problematiche della conferenza,
come Iran e Israele,hanno mantenuto il silenzio, senza dire né sì,
né no, rispetto a una loro eventuale partecipazione. Ai primi di novembre 2012 gli
iraniani avevano annunciato che avrebbero partecipato. Così, oggi l’unica
incertezza viene da un solo Paese, Israele.
E che cosa accadrebbe se la conferenza non
dovesse tenersi neppure nel 2013?
La cosa avrebbe ripercussioni molto negative sull’inizio
del prossimo ciclo di
revisione del Trattato di non proliferazione delle armi
nucleari.
Ma il Trattato non ha limiti di
tempo. C’è forse qualcosa che lo minaccia?
Alcuni Paesi hanno lasciato intendere che se non vi
saranno progressi in questa direzione (ossia se non si terrà la conferenza
sulla creazione di una zona libera dalle armi di distruzione di massa, ndr),
potranno rivedere le loro posizioni riguardo al trattato di non proliferazione
delle armi nucleari.
Quali stati potrebbero ritirarsi dal Trattato?
Nessuno
dice apertamente di avere l’intenzione di ritirarsi, ma è stata ventilata
l’idea di una possibile revisione dei criteri dell’accordo e simili dichiarazioni
vanno considerate con la massima serietà.
L’articolo è pubblicato in versione ridotta. Per leggere l’originale cliccare qui
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