Mosca è soprattutto capitale d'affari (Foto: Kommersant)
L’economia russa è considerata una delle più stabili tra i Paesi del G20. Nel rating di stabilità finanziaria dei Paesi del G20, che ha determinato il quotidiano britannico Financial Times, la Russia si è guadagnata il secondo posto. In prima posizione si trova l’Arabia Saudita, in terza la Cina. I giornalisti hanno valutato una serie di indici economici di questi Paesi, anche se in pratica, secondo gli esperti, la priorità è stata data a un fattore, la stabilità finanziaria di un Paese in caso di una seconda ondata della crisi mondiale.
Nella determinazione del rating il Financial Times ha considerato tutta una serie di indici macroeconomici dei maggiori Paesi del mondo, compresi i ritmi della crescita del Pil, l’entità del deficit del bilancio statale e il tasso di disoccupazione. Non sorprende che in questa classifica la Russia entri nella troika dei leader: il tasso di disoccupazione nel Paese è pari a poco più del 5 per cento. Per fare un paragone, in Spagna, Paese che tradizionalmente partecipa ai forum del G20, questo indice è quintuplo. Anzi, c’è una serie di altri aspetti che la Russia può vantare. Dice Andrei Nechaev, presidente della Banca Corporazione Finanziaria Russa: "In confronto ad altri Paesi, da noi si registra un basso livello di gravame debitorio. Abbiamo un tasso di disoccupazione relativamente basso, riserve auree molto consistenti che assicurano stabilmente le nostre importazioni. Ci sono anche altri indici macroeconomici, compresi i ritmi della crescita economica".
La stampa britannica ha considerato anche un altro aspetto: in quale misura sono stati efficaci i provvedimenti di uno Stato per l’uscita dalla crisi. È del tutto prevedibile che la maggioranza dei partecipanti al G20 in rappresentanza del Vecchio Mondo abbiano ignorato questo punto. Recentemente Bruxelles ha constato: l’economia dell’Ue, di 27 Paesi, è tornata in recessione, ossia si registra un rallentamento economico. Per fare un paragone, nel 2012 in Russia si registra una crescita economica pari circa al 4 per cento.
Secondo il Financial Times, non si reggono male neanche le economie di Cina e Arabia Saudita. Peraltro, ciò non significa che questi Paesi possano vantare degli eccezionali indici macroeconomici. A quanto pare, i giornalisti britannici nelle loro valutazioni hanno puntato sulla stabilità di un Paese nel contesto dell’attuale crisi europea.
Peraltro, se proprio la correlazione tra riserve e debito statale è il criterio principale di valutazione dello stato economico dei Paesi del G20, in realtà la Cina non fa parte delle troika dei leader. Il fatto è che il volume del suo debito estero è pari al 20 per cento del Pil, ma, considerando i prestiti che hanno fatto i comuni e le autorità regionali, la sua entità complessiva supera il 90 per cento del Pil.
L'articolo è stato pubblicato su "La Voce della Russia"
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