La Russia sta cercando di consolidare la propria presenza sul mercato delle terre rare, attualmente dominato dalla Cina (Foto: Itar-Tass)
La Russia sta progettando
di fare maggior concorrenza alla Cina sul fronte del mercato delle terre rare.
Il governo sta attualmente preparando un programma di sviluppo per la Russia, che dovrebbe essere
pronto entro febbraio 2013. Senza, dicono gli esperti, la Federazione non sarà
in grado di proseguire lungo la strada dell'innovazione e proteggere i propri
interessi nazionali.
La Russia si è data
l’obiettivo di consolidare la propria presenza su questo mercato, attualmente
interamente dominato dalla Cina. Entro il 1° febbraio 2013, il governo dovrebbe
aver sviluppato e approvato un programma di produzione delle terre rare in
Russia, secondo quanto riportato recentemente dall’agenzia Interfax, in cui
veniva citato come fonte un esponente del settore economico-finanziario.
Le
terre rare (Rem) sono un gruppo di 17 elementi chimici, tra cui lantanio, scandio,
ittrio e lantanide. Si trovano in quantità dieci volte più numerose di metalli
come molibdeno e tungsteno. Tuttavia, la loro estrazione è abbastanza costosa:
circa 40.000 dollari a tonnellata, secondo la società di consulenza Roskill Information
Services.
Le
terre rare vengono utilizzate in una grande varietà di settori, tra cui
l'elettronica radio, la tecnologia atomica, la fabbricazione di macchine e
l’industria chimica e del vetro. Questi metalli vengono anche utilizzati nei
microfoni miniaturizzati, nei telefoni cellulari e nelle batterie per i gadget.
Inoltre, hanno trovato applicazione nelle automobili ibride (ad esempio, nei
modelli Prius prodotti dalla Toyota) e nei lettori di musica (ad esempio,
l'iPod di Apple).
Questi
elementi vengono inoltre utilizzati nel settore della difesa. Ad esempio, il
samario è necessario per i magneti utilizzati nelle armi ad alta precisione.
Senza samario, gli Stati Uniti non avrebbero potuto produrre i carri armati
Abrams o i missili Tomahawk, le bombe intelligenti o i radar Aegis Spy. Anche la
produzione militare russa non può fare a meno delle terre rare.
Il
mercato russo delle terre rare
Il
mercato globale delle terre rare ha un valore di 15 miliardi di dollari l'anno.
Attualmente la Cina
è il più grande produttore ed esportatore di terre rare e copre circa il 95 per cento
della domanda mondiale. Tuttavia, la
Cina possiede solo un terzo delle riserve mondiali di terre
rare. In Russia la situazione è esattamente l'opposto: la Federazione possiede
il 20 per cento delle riserve mondiali, ma ne estrae solo il 2, mentre la produzione di
beni contenenti terre rare è inferiore all’1 per cento.
“In
Russia, la produzione finale praticamente non c’è. Noi estraiamo le materie
prime che vengono poi lavorate all'estero, in Estonia, Kazakhstan e Kirghizia.
Queste sono le conseguenze di un sistema costruito in epoca sovietica: le
fabbriche capaci di lavorare le terre rare estratte in Russia si trovano, dopo
il crollo dell'Unione Sovietica, al di fuori del Paese”, ha spiegato Dinnur
Galikhanov, analista senior di Aton.
Al
contempo, un certo numero di società che hanno accesso in Russia a questi
elementi non li utilizzano. “Ad
esempio, la società Apatit possiede un grande numero di giacimenti nella
regione di Murmansk che sono ricchi di terre rare. Peccato che Apatit produca
fertilizzanti, per cui i metalli preziosi restano non sfruttati e inutilizzati.
Akron, un'altra azienda che produce fertilizzanti, possiede anche dei
giacimenti con grandi riserve di questi metalli. Ma non è ancora chiaro cosa Akron
intenda farne”, ha riferito un esperto del settore.
Il
potenziale
Intanto, le terre rare sono indispensabili per lo sviluppo innovativo della
Russia in quanto vengono utilizzate nei settori dell'alta tecnologia. "Se la Federazione vuole percorrere
attivamente la strada dell'innovazione, il percorso per il quale il primo
ministro Dmitri Medvedev si sta battendo, allora senza l’accesso a questo tipo
di metalli raggiungere l’obiettivo sarà molto difficile e costoso. La Russia dovrà infatti acquistarli
sul mercato mondiale a prezzi elevati”, ha sottolineato Galikhanov.
Dal
2003 la Cina ha
gradualmente ridotto i volumi di esportazione delle terre rare, generando
malcontento in tutto il mondo. Dopo una riduzione del 30 per cemtp delle esportazioni
nel 2010, i prezzi delle terre rare sono saliti del 20-30 per cento. La Cina ha motivato la riduzione
delle esportazioni dicendo che a quei livelli di produzione ci sarebbe stata
disponibilità di questi metalli solo per altri 15-20 anni. Gli Stati Uniti e
l'Unione Europea hanno accusato la
Cina di aver violato le regole dell'Organizzazione mondiale
del commercio, ma senza ottenere nulla.
"La Russia ha necessità di
promuovere una propria produzione delle terre rare in modo da salvaguardare la
propria industria militare e nucleare. Gli attuali volumi di metalli estratti
sono insufficienti e la Russia
è costretta a importarli per soddisfare le proprie esigenze”, hanno affermato gli
analisti di Aton.
Le
informazioni sulla circolazione delle terre rare sul mercato sono riservate. Ma
secondo Dmitri Baranov, un noto esperto di Finam Management, la Russia probabilmente
soddisfa il proprio bisogno di questi metalli attraverso le importazioni, il
che rappresenta una minaccia per la propria sicurezza. “Per preservare la
nostra sovranità nazionale, la
Russia deve produrre più terre rare all'interno del Paese, e
non importarle. Il governo è pronto a investire capitali per risolvere il
problema e a sostenere le imprese private in questo settore", ha
dichiarato Dmitry Barabanov, definendola una decisione opportuna.
Inoltre,
la produzione delle terre rare ha un enorme potenziale di esportazione.
"Anche se la Russia,
l’America, l’Europa e l’Africa fossero tutte coinvolte in un prossimo futuro non
saranno in grado di soddisfare la domanda globale. In aggiunta, la domanda di
terre rare potrà solo crescere perché il mondo sta diventando sempre più
high-tech. I prezzi, inoltre, resteranno elevati. Se si riuscirà ad
approcciarsi a questa domanda in modo intelligente, allora si potrà costruire
un business molto redditizio”, ha aggiunto Galikhanov.
Secondo gli analisti di Core Consultant, entro il 2015 la carenza mondiale di terre rare (tra cui neodimio, europio, terbio, disprosio e ittrio) potrebbe raggiungere le 20.000 tonnellate se la Cina continuerà a ridurre le sue esportazioni. Il consumo di questi metalli nel 2012 era di circa 140.000 tonnellate, quota che dovrebbe raggiungere le 200.000 tonnellate entro il 2015.
L'articolo originale è stato pubblicato su Vzglyad
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