Evgeny Utkin (Foto: archivio personale)
Il lungo braccio di ferro tra Aar e Bp si è concluso come molti analisti indipendenti avevano pronosticato già da tempo: la rottura della joint-venture Tnk-Bp con i due ex-soci che hanno lasciato terreno libero a Rosneft. Così il gruppo russo guidato da Igor Sechin (l’uomo più potente della Federazione dopo Vladimir Putin, secondo la rivista Forbes) diventerà leader mondiale del mercato petrolifero, con una produzione a regime in grado di raggiungere i 3,5 milioni di barili al giorno.
Rispondendo ai giornalisti del Valdai club, il Presidente russo ha detto: "Sono stati gli inglesi a chiedermi di risolvere il conflitto in questo modo". E, a ben vedere, tutti gli attori coinvolti sono stati ripagati. Bp non è uscita del tutto dalla partita, considerato che in cambio riceve 12 miliardi di dollari cashe quasi il 20 per cento delle azioni del nuovo colosso russo (diventando così anche il primo azionista privato della compagnia, controllata in maggioranza dallo Stato), con la possibilità dinominare due membri del cda, assicurandosi grazie a questa strada anche una lunga permanenza nella Federazione. Mentre gli oligarchi di Aar incassano 28 miliardi di dollari, Viktor Vekselberg con 18 miliardi di dollari in questo modo diventa l’uomo più ricco del Paese superando Alisher Usmanov.
Non se la passa male nemmeno Mikhail Fridman, anche lui beneficiario di un incasso miliardario, che gli consente di superare Roman Abramovich (patron del Chelsea, club dipunta del calcio inglese) piazzandosi così al quinto posto. Dove investiranno tutti questi soldi ricavati dalla cessione? Qualche villa sul mare o sul lago (secondo le statistiche, la metà degli immobili comprati dai russi all’estero si trova in Italia) potrà bastare o visaranno altre destinazioni?
Qualche anno fa Vekselberg promise di investire un miliardo di euro in energia rinnovabile nella Penisola. Ha già staccato alcuni assegni. Per esempio, ha comprato tramite Avelar Energy la compagnia Energetic Source e ha investito nel business dello stoccaggio. Ma la cifra stimata all’inizio resta comunque lontana. La crescita di Rosneft consegna alla Federazione il secondo grande attore nel settore dell’energia, al fianco del colosso del gas Gazprom: due teste di Aquila nello stemma russo.
Ma i due operatori non camminano su binari paralleli; qualche volta i loro business si incontrano e si registrano episodi di concorrenza tra colossi. E se in Russia avanza Rosneft (poche settimane fa ha strappato a Gazprom un contratto di fornitura per 25 anni a Inter Rao, si parla di 900 miliardi mc di gas), Gazprom però sta rafforzando la sua posizione internazionale: tra pochi giorni partirà la costruzione del gasdotto South Stream, che porterà il primo gas in Bulgaria a dicembre del 2015, per arrivare nel 2019 alla massima capacità di 63 miliardi metri cubi di metano l’anno. Una quantità in grado disoddisfare ampiamente la domanda che arriva dall’Europa Occidentale.
Il reportage è stato pubblicato sul numero cartaceo di "Russia Oggi" del 22 novembre 2012
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