Ludmila Alexeyeva, a capo dell’organizzazione russa per i diritti umani Moscow Helsinki Group (a sinistra), e Mikhail Fedotov, capo del Consiglio Presidenziale per i Diritti Civili (al centro), durante una riunione (Foto: Itar-Tass)
Le organizzazioni no-profit si preparano a contrastare una nuova legge che minaccia di danneggiare la loro reputazione e paralizzare le loro attività all’interno della Russia. In base ad alcuni emendamenti apportati alla legge sulle organizzazioni non governative (Ong) e già entrati in vigore, tutte le Ong che ricevono finanziamenti dall’estero e sono impegnate in qualsiasi attività politica all’interno della Russia dovranno dichiararsi “agenti stranieri”: una definizione che in russo è sinonimo di “spia”.
La nuova legge prevede inoltre maggiori controlli sulle attività di queste organizzazioni, che d’ora in avanti saranno sottoposte con maggiore frequenza a ispezioni e accertamenti contabili, che potranno essere avviati anche su richiesta di singoli individui. La legge era stata promossa in Parlamento nell’estate 2012 dal partito di maggioranza “Russia Unita”, in concomitanza con una serie di altre iniziative volte in particolare a inasprire le multe previste per le proteste di strada, il tradimento e la diffamazione. Irina Yarovaya, rappresentante di “Russia Unita”, direttrice del comitato della Duma statale per la sicurezza e contro la corruzione, nonché una delle promotrici della nuova legge, afferma che “le persone dovrebbero essere messe in grado di capire chi è che fa politica in Russia con denaro proveniente dall’estero”.
“La legge russa proibisce di fondare dei partiti politici dall’estero”, ha commentato in una e-mail, aggiungendo che “la legge sulle Ong è in linea con la legge sui partiti politici, e rappresenta una tutela contro le ingerenze politiche illecite”.
Secondo i legislatori, la nuova legge potrebbe riguardare non più di mille delle circa 220mila Ong presenti nel Paese. Tuttavia, a dispetto delle multe onerose (che possono raggiungere i cinquecentomila rubli), delle condanne (sino a quattro anni) e della possibile interruzione forzata delle attività (sino a sei mesi) previste per chi non rispetta le nuove normative, molte delle Ong che in passato hanno avuto problemi con le autorità hanno pubblicamente affermato di non essere intenzionate a farsi recensire presso il Ministero della Giustizia come “agenti stranieri”.
In una dichiarazione diffusa agli inizi di novembre 2012, Transparency International Russia (TI-R) ha fatto notare che la nuova legge è incontrasto con almeno quattro articoli della Costituzione Russa, compreso quello che garantisce “parità di diritti e libertà dell’uomoe del cittadino, a prescindere dalla sua appartenenza a organizzazioni pubbliche”.
“Questa legge incoraggia la diseguaglianza tra le organizzazioni pubbliche e punta a farci ammettere che la nostra attività, da sempre mirata a favorire la Federazione Russa e i suoi cittadini, è di fatto portata avanti nell’interesse di altri Stati”, afferma ElenaPanfilova, che dirige TI-R.Oleg Orlov, presidente del consiglio di amministrazione di Memorial, un’organizzazione per la tutela dei diritti civili, crede che la nuova legge sia destinata a scalfire la reputazione delle organizzazioni no-profit agli occhi della gente comune e dei funzionari governativi.
“Non intendiamo appiccicarci addosso una simile etichetta - ha dichiarato -. Conoscendo la realtà russa, posso affermare che se verremo definiti ‘agenti stranieri’ le autorità e le forze dell’ordine si terranno lontane da noi”.
L’iniziativa, ha aggiunto inoltre Orlov, potrebbe complicare le visite che gli attivisti dei diritti civili compiono presso le colonie penali, le stazioni di polizia e i presidi penali militari. Delle nuove normative si è discusso anche durante l’ultimo incontro tra il Presidente Vladimir Putin e il Consiglio presidenziale sui diritti civili, che si è tenuto agli inizi di novembre 2012. Stando al Presidente, “tutto ciò che non è collegato alla politica dovrebbe essere escluso dalla legge”, e “l’influenza straniera sulla nostra politica interna non dovrebbe essere permessa”.
Mikhail Fedotov, capo del Consiglio Presidenziale per i Diritti Civili, ha fatto notare in diverse occasioni, e allo stesso Presidente Putin, i limiti della nuova legge, sino a proporre, durante una riunione del Consiglio tenutasi il 12 novembre 2012, di rivisitare la normativa.“Questa legge di fatto non sarà applicata prima di essere rivista e corretta - ha dichiarato Fedotov -. In caso contrario, i primi tentativi di applicarla susciteranno un grande scandalo politico eproblemi legali. Si scontrerà con il resto della legislazione, compresa la Costituzione e il Codice civile”.
“Se le autorità vogliono multare un’organizzazione o sospenderne le attività, possono farlo - ha aggiunto Fedotov -. Ma non lo faranno, perché non sono pazzi”. Fedotov ha infine aggiunto che il Consiglio dei Dritti Civili preparerà una legge federale per modificare la nuova legge. La Camera Civica russa, fondata da Putin nel 2005, si era espressa duramente nei confronti della nuova legge già nel settembre 2012. Anche se, stando agli autori della legge, tale giudizio non è stato preso in considerazione - così come non è stata prevista alcuna consultazione con le organizzazioni pubbliche.
“Non ho mai visto nulla di più assurdo e dannoso per lo Stato”, dichiara Elena Lukyanova, tra gli autori del rapporto nonché direttrice dell’Istituto della Camera Civile per il monitoraggio dell’efficienza nell’applicazione della legge. “Impedire le attività di organizzazioni anti-corruzione quali Transparency International e Human Rights Watch, e di organizzazioni che controllano le procedure di voto come Golos, affermando che sono igoverni stranieri a volere che in Russia si tengano delle elezioni giuste non ha senso”, aggiunge Lukyanova, facendo inoltre notare chela legge non offre una definizione chiara e inequivocabile di“attività politica”, e che per la maggior parte dei russi il termine“agente straniero” ha il connotato negativo di “spia”.
Un sondaggio condotto a settembre 2012 dall’istituto nazionale Levada dimostra infatti che il 62 per cento dei russi attribuisce all’espressione “agente straniero” una connotazione negativa, e che il 39 per cento degli interpellati la equipara “a una spia, un agente infiltrato dai servizi segreti di uno Stato straniero, un agente segreto”, mentre il 22 per cento di loro ha detto che un agente straniero è un “nemico che agisce in Russia sotto copertura, nell’interesse di altri Paesi”.
La legge prefigura ulteriori misure che rischiano di ostacolare l’operato delle Ong. Anziché presentare dei rapporti a scadenza annuale, come accadeva sino ad oggi, le organizzazioni no-profit che ricevono fondi dall’estero saranno infatti obbligate a dichiarare tutte le spese e le attività condotte sul territorio della Federazione Russa ogni tre e sei mesi, rispettivamente.
Nel caso di sanzioni, Oleg Orlov e Elena Panfilova si dicono pronti a far valere i propri diritti in tribunale. “Non posso dire con esattezza cosa faremo: dipende da come si comporteranno coloro che sela prenderanno con noi”, ha dichiarato Panfilova. Malgrado la legge abbia ricevuto un’accoglienza per lo più negativa, Irina Yarovaya di “Russia Unita” ha affermato che parlare di una “possibile revisione della legge prima di vedere come funziona nellapratica” è “prematuro”. Secondo gli analisti, la nuova stretta da parte del governo nei confronti delle organizzazioni no-profit potrebbe essere vista come una risposta alle imponenti proteste che hanno accompagnato le elezioni parlamentari e presidenziali, presumibilmente truccate, tenute in Russia.
“Le Ong contribuiscono ad arginare l’illegalità in questo Paese, ad esempio denunciando i brogli elettorali”, ha detto Dmitri Oreshki, un analista politico indipendente ed ex membro del Consiglio Presidenziale per i diritti umani, dimessosi durante la campagna elettorale. “Molte organizzazioni vengono additate come anti-governative perché lottano contro la corruzione, e in questo senso la fonte di corruzione è il governo”, ha spiegato la professoressa Olga Kryshtanovskaya, dottore in sociologia, a capo del laboratorio sociologico con sede a Mosca. “Il messaggio che vogliono far arrivare – ha concluso -, fa riferimento a un tentativo da parte dell’Occidente di influenzare la politica russa attraverso gli ‘agenti stranieri’ Ong, promuovendo in particolar modo le recenti proteste di piazza per rimpiazzare Putin con un leader più debole e facilmente manovrabile”.
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